Il grido di Marta

Un grido di liberazione per far sentire il proprio “grazie” alle braccia forti e ai nervi saldi di chi è riusciuto a tirarti fuori dalle macerie di un palazzo di otto piani venuto giù come un castello di sabbia.
Avremmo voluto sentirlo altre duecento è più volte quel grido di Marta, una dei tanti, dei troppi giovani che in Abruzzo la notte del 6 aprile scorso sono finiti sotto cumuli di cemento con i loro libretti universitari ed i loro progetti. E invece è calato un silenzio pesante, ancora più dei soffitti precipitati di piano in piano; un silenzio che ha avuto il sopravvento sulle voci di mamme, papà, figli, nonni, nipoti finiti sotterrati nelle proprie case, colti nel sonno da un destino tanto beffardo da avere pure mostrato i sintomi propri di uno stato d’allarme.

Sarno, ex sindaco condannato a 5 anni Non ordino’ evacuazione nel ’98. Era stato assolto per due volteANSA 21 dicembre 2011

Uno sciame di scosse si protraeva nella città di Aquila e nella sua provincia dal dicembre 2008, insistente, sempre più forte di mese in mese, eppure “si poteva stare tranquilli” in quelle case in “cemento armato” costruite secondo le vigenti norme anitisismiche.
Non è stato ritenuto opportuno allertare la popolazione, né organizzare punti di raccolta in caso si verificasse quel terremoto che però in tanti temevano, piuttosto si è creduto doveroso denunciare chi si era già attivato per studiare un fenomeno in evoluzione e le anomalie che erano di tutta evidenza sul territorio inetressato dal ripetersi dei fenomeni sismici.
Nei fatti alle continue scosse è seguito il terremoto con la sua energia più forte, che alla fine ha squarciato il terreno poco fuori dai centri abitati, e quel cemento ha finito con l’uccidere centinaia di persone che sotto il proprio tetto si sentivano protette, tanto da non seguire il proprio istinto di sopravvivenza e fuggire via, fuori, il più lontano possibile da un’ineluttabilità tragica.
Ora bisogna dare un senso ai morti del terremoto d’Abruzzo, e al dolore dei sopravvissuti, per credere ancora che in Italia si possa condividere quel senso civico che deve essere proprio di un Paese che tutela i propri cittadini, ai quali ha il dovere di assicurare davvero il diritto alla vita, al proprio accrescimento, alla salute ed alla giustizia.
Bisognerà indagare sino a quando non saranno individuate le responsabilità di chi ha costruito dove non si doveva, di chi ha sopraelevato dove non si poteva, di chi ha spacciato cemento misto a ghiaia e sabbia per cemento armato, di chi ha firmato i collaudi, e di chi ha rilasciato permessi e certificati di agibilità.
Per le vittime d’Abruzzo, e per tutte quelle cui in questi anni è stata negata la vita per essersi trovati in un edificio pericoloso costruito solo secondo i criteri del profitto e del proprio tornaconto, si dovrà gridare sino a quando non sarà fatta giustizia e sia ristabilita la legalità in ogni angolo di questo splendido Paese trasformato in una trappola mortale.

10 aprile 2009
Astrid Peralta
Redazioneblog

 

L’Aquila, mancato allarme indagata grandi rischi

L’accusa della Procura per il sisma è omicidio colposo

Fonte ANSA

3 Giugno 2010

http://ansa.it/web/notizie/rubriche/cronaca/2010/06/03/visualizza_new.html_1818819477.html

L’AQUILA – Omicidio colposo: è l’accusa rivolta dalla procura dell’Aquila ai membri della Commissione Grandi rischi che il 31 marzo scorso, 6 giorni prima del terremoto che sconvolse L’Aquila, parteciparono alla riunione che si tenne nel capoluogo abruzzese. Tra gli indagati ci sarebbero alcuni funzionari ai vertici del Dipartimento della Protezione Civile e dell’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia. Sono sette gli indagati della Commissione grandi rischi per il filone di inchiesta sul mancato allarme per il terremoto del 6 aprile del 2009. Lo si apprende da fonti della difesa degli indagati.La procura della repubblica dell’Aquila sta notificando in queste ore, anche con l’ausilio della questura di Roma, il 415 bis agli indagati, l’avviso di chiusura indagini.

La procura della Repubblica dell’Aquila ha inviato agli indagati l’avviso di conclusione delle indagini. Gli accertamenti sono scattati subito dopo l’esposto di diversi cittadini che hanno chiesto alla Procura di verificare il lavoro della commissione che, nella riunione del 31 marzo, analizzò la sequenza di scosse sismiche che da mesi colpiva L’Aquila. Lo stesso procuratore della Procuratore della Repubblica, Alfredo Rossini ha confermato la chiusura delle indagini, senza però rendere noto il numero degli indagati. Ma secondo quanto si è appreso il numero sarebbe di nove persone, tra cui funzionari della Protezione Civile e dell’Ingv.

PM, MANCATO AVVISO EVACUAZIONE CITTA’ – “I responsabili sono persone molto qualificate che avrebbero dovuto dare risposte diverse ai cittadini. Non si tratta di un mancato allarme, l’allarme era già venuto dalle scosse di terremoto. Si tratta del mancato avviso che bisognava andarsene dalle case”. Lo ha detto al Tg3 Abruzzo il Procuratore della repubblica dell’Aquila, Alfredo Rossini, commentando la notifica della conclusione delle indagini sulle risultanze della riunione del 31 marzo 2009.

Quanto ai prossimi sviluppi, Rossini ha chiarito che “abbiamo fatto tutte le indagini e depositato gli atti. La fase successiva – ha concluso – sarà portare gli atti davanti ai giudici. Quanti e chi sono gli indagati si saprà dagli atti, le ipotesi di reato sono omicidio colposo e altri collegati”. ANSA

Il grido di Martaultima modifica: 2009-04-10T22:05:00+02:00da aldo251246
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