“Libero”, I giudici se ne fregano della legge. Sentenze ignorate

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Tratto da Libero

20 luglio 2010

Ogni anno i magistrati vincono decine di ricorsi contro nomine promozioni e trasferimenti decisi dal Csm, che però cestina i verdetti sfavorevoli senza applicarli

di FRANCO BECHIS

A un comune cittadino non viene nemmeno data la scelta. Davanti a una sentenza passata in giudicato che lo condanna, non ha scampo. Il dispositivo si applica da sé. Se è penale finisce in galera.  Se è civile, gli portano via il dovuto senza tanti complimenti. In Italia è così per quasi tutti, perfino per i potenti che provano a scansarsi. Ma non è così per i giudici, e ancora meno per i capi dei giudici: loro le sentenze non le rispettano e nessuno gliele fa applicare a forza. Perché i capi dei magistrati italiani sono fuorilegge, al di sopra e forse anche al di sotto della legge. Un esempio chiaro? Il consiglio superiore della magistratura di cui è vicepresidente operativo ancora Nicola Mancino. Le decisioni che prende sono contestatissime dai diretti interessati. Trasferimenti,nomine, progressioni di carriera, incarichi vari decisi dal Csm sono ogni anno impugnati a decine.

I NUMERI

Nel 2008 ci sono stati 244 ricorsi. Nel 2009 altri 317. Nei primi cinque mesi del 2010 ancora 114 ricorsi. Chi si ritiene vittima delle decisioni del Csm le impugna davanti al Tar, poi chi perde fa ricorso e si arriva al Consiglio di Stato che prende l’ultima decisione. Sono durante questa legislatura una quarantina le decisioni definitive che hanno bocciato perché illegittime le nomine e le scelte del Consiglio superiore della Magistratura. E di fronte a una sentenza passata in giudicato, il Csm che fa, per dare il buon esempio ai cittadini? Le cestina. Se il Consiglio di Stato certifica che ha commesso un’ingiustizia e promosso o premiato quell’alto papavero della magistratura magari solo perché era appoggiato dalla corrente politica più à la page, i capi dei giudici fanno sempre spallucce. Si riuniscono in quattro e quattr’otto, prendono atto della bocciatura definitiva e ripremiano nello stesso modo il bocciato. Come se per loro la giustizia fosse un optional: l’importante è fare capire a tutti gli altri organi dello Stato e a tutti i tribunali della giustizia amministrativa che tanto i capi dei giudici fanno come vogliono, e a provare a disfare i loro piani si perde solo tempo. Non soldi, perché a dire il vero ogni volta che il Csm perde in giudizio deve pagare le spese, e qualche volta sono pure salate. Ma lì il portafoglio mica lo aprono i magistrati: sono soldi dei cittadini italiani, quelli che la giustizia debbono sempre rispettare, finanziando pure le guerre fra le correnti dei giudici.

Qualche esempio di tanta testa dura? Il 6 luglio scorso il Consiglio di Stato ha annullato la nomina a procuratore aggiunto della Cassazione di Giovanni Palombarini, approvata dal plenum del Csm l’11 febbraio scorso. C’era un ricorso di colleghi che ritenevano di avere più titoli, Carmelo Renato Calderone e Antonio Siniscalchi. Ma senza avere bisogno di valutare i loro meriti, la nomina di Palombarini era irregolare perché mancava il concerto con il ministero della Giustizia. Incidente di percorso? Macché. Era la terza volta in tre anni che il Consiglio di Stato annullava proprio quella nomina di Palombarini per irregolarità. Le altre due volte il Csm ha fatto spallucce e riunitosi in fretta ha rinominato quel giudice che stava tanto a cuore alla maggioranza dei capi dei giudici, fregandosene delle sentenze. Ma ogni volta ha commesso un nuovo errore, che ha mandato i piani a gambe all’aria. Questa volta il Consiglio di Stato ha perso la pazienza, ha appioppato al Csm una multa da 5 mila euro e nominato un commissario ad acta per eleggere il nuovo procuratore aggiunto della Cassazione. Il commissario ad acta però è proprio Mancino e c’è da scommettere che anche questa volta dal cilindro uscirà Palombarini. Per altro quella per il candidato di Magistratura democratica (manco a dirlo) deve essere una passione assoluta dei capi dei giudici. Perché prima di questa disavventura ne era già occorsa un’altra: la bocciatura della nomina (avvenuta ben due volte) di Palombarini ad avvocato generale presso la procura generale della Cassazione, scavalcando Vincenzo Nardi che ne aveva diritto. Anche lì il Consiglio di Stato ha perso la pazienza e il 10 febbraio scorso ha condannato il Csm per illecito amministrativo al pagamento di 25 mila euro di danni.

DOCCIA FREDDA

Nel maggio scorso altra doccia fredda per il Csm: giudicata definitivamente irregolare la nomina di sei procuratori aggiunti a Palermo, il più noto dei quali è Antonio Ingroia. C’erano altri che concorrevano e avevano più titoli anche se meno santi in Paradiso dei prescelti. Nomine irregolari. Un terremoto? Macchè, sono tutti lì al loro posto in attesa che il Csm faccia spallucce e riconfermi la stessa decisione ritenuta irregolare. Tanto i capi dei capi dei giudici delle sentenze se ne infischiano allegramente. Come è accaduto con la nomina del presidente aggiunto della Cassazione. Il Csm scelse il 30 aprile 2008 Torquato Gemelli. L’escluso, Giuseppe Ianniruberto, fece subito ricorso. E lo vinse sia al Tar che al Consiglio dei Stati. E il Csm? Se ne infischiò. Ianniruberto non si arrese e mandò una diffida. Poi ricorse ancora al consiglio di Stato per chiedere che la decisione già presa divenisse esecutiva. Il Consiglio di Stato gli ha dato ragione questa primavera e ha minacciato il Csm: se non fate come dovete, nomino io un commissario ad acta. Uffa, allora bisogna lavorare!. Il 13 maggio la quinta commissione del Csm si è riunita, si è guardata negli occhi: chi facciamo allora presidente aggiunto della Cassazione? Ma ovvio: Torquato Gemelli, e del consiglio di Stato ce ne infischiamo. Inutile dire che è subito ricorso Ianniruberto accusando il Csm di “inottemperanza del giudicato”…

FRANCO BECHIS

“Libero”, I giudici se ne fregano della legge. Sentenze ignorateultima modifica: 2010-07-22T00:54:00+02:00da aldo251246
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