Pdl all’attacco: il patto con Cosa Nostra l’ha fatto il governo Ciampi
È il cuore del documento, rimasto per 17 anni negli archivi del ministero della Giustizia, pubblicato nei giomi scorsi in esclusiva da Repubblica
Gasparri «Conso si è attribuito l’esclusiva della decisione, ma credo che a questo punto bisogna andare in fondo per capire la verità. C’è omertà. Si sbattono in prima pagina vicende ridicole e di nessun rilievo, si nasconde una drammatica verità della resa dello Stato alla mafia».
“Libero”
14 novembre 2010
di Andrea Valle
Roma. Durante il governo Ciampi la mafia fu agevolata.
Sette mesi dopo la strage Borsellino, alcuni vertici delle istituzioni avevano fretta di revocare il carcere duro ai mafiosi. La questione fu affrontata addirittura durante un comitato nazionale per l’ordine e la sicurezza. Fino ad oggi, mai nessuno l’ha ammesso. Anzi, tutti i politici interrogati dai magistrati e della commissione antimafia continuano a ribadire che in quei mesi ci fu solo la linea della fermezza contro i boss. desso, un documento li smentisce. È un “appunto” del Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria: “numero 115077 del 6 marzo 1993”, indirizzato al capo di gabinetto del ministro della Giustizia Giovanni Conso, galantuomo e stimato bipartisan. La firma è dell’allora direttore Nicolò Amato. A leggere l’oggetto, in quei 75 fogli c’è solo routine: “Organizzazione e rapporti di lavoro”. E invece, a pagina 59, Amato apre un capitolo cruciale: “Revisione dei decreti ministeriali emanati a partire dal luglio ’92, sulla base dell’articolo 41 bis”.
È il cuore del documento, rimasto per 17 anni negli archivi del ministero della Giustizia, pubblicato nei giomi scorsi in esclusiva da Repubblica. ‘Oggi su quel documento intervengono l’Idv e Maurizio Gasparri, a chiedere lumi.
«É sconcertante il silenzio mediatico intorno alla sconvolgente notizia che ha dato nei giorni scorsi all’Antimafia l’ex presidente della Giustizia Conso, l’autorevole membro del governo Ciampi, addetto alla commissione Antimafia, che nel 1993 per evitare altre stragi mafiose non prorogò il carcere duro per i boss, 1141 bis, per decine e decine di mafiosi» dice il senatore Gasparri «Conso si è attribuito l’esclusiva della decisione, ma credo che a questo punto bisogna andare in fondo per capire la verità. Intanto, rilevo con indignazione che il sistema dell’informazione sta censurando questa notizia, oggi scomparsa dal novanta per cento dei giornali e nei giorni scorsi pubblicata con scarsa evidenza. C’è omertà. Si sbattono in prima pagina vicende ridicole e di nessun rilievo, si nasconde una drammatica verità della resa dello Stato alla mafia».
Gasparri, presidente dei Senatori Pdl attacca anche Ciampi, ex presidente della Repubblica dell’epoca. «Delle due l’una: o era informato ed ha autorizzato una vergognosa resa dello Stato alla criminalità organizzata, o non era informato e la vicenda diventa ancora più inquietante» continua Gasparri. «Su Repubblica si legge poi che il capo della Polizia dell’epoca, il prefetto Parisi, avrebbe sollecitato nel Comitato nazionale per l’ordine e la sicurezza nel 1993 la decisione poi effettivamente presa poi da Conso. Parisi era notoriamente legato all’ex ministro dell’Interno e poi presidente della Repubblica Oscar Luigi Scalfaro. Dobbiamo quindi chiedere a Ciampi e Scalfaro la verità sulla fuga dello Stato davanti alla mafia». Non è immaginabile cosa sarebbe accaduto, oggi, se tali rivelazioni le avesse fatte un esponente di un governo di centrodestra. Gasparri annuncia che proseguirà nella sua attività antimafia, alla ricerca della verità: «É un’indecenza vedere gli eroi della lotta alla mafia come il generale Mori nelle aule di tribunale mentre dovrebbero essere solo ringraziati dallo Stato e non certo processati e alcuni venire a rivelare a scoppio ritardato alcune imbarazzanti verità ed altri tacere…». Andrea Valle
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Palermo Repubblica
16.11.2010