“Libero”
4 dicembre 2010
RAPPORTI PERICOLOSI
LA SCHEDA
Sotto Ciampi venne eliminato il 41 bis. Per Palamara è “storia“
CONSO
L’ex ministro della Giustizia Giovanni Conso, è stato sentito negli uffici della Dia di Roma dai pm di Palermo che indagano sulla trattativa tra mafia e Stato. AI centro dell’interrogatorio, che è stato secretato, il provvedimento con cui, a marzo dei ’93, Conso revocò il carcere duro a 140 boss. Una decisione, ha ribadito l’ex ministro ai magistrati, presa in autonomia e non ricollegabile inalcun modo alla trattativa
PALAMARA
“Non parliamo più di cose di 17 anni fa su cui il giudizio spetta alla storia. Serve invece una politica attenta alle questioni attuali”. Così ha reagito Luca Palamara, presidente dell’Anm, alle novità sulla trattativa tra Stato e mafia nel 1993, e in particolare sull’operato dell’allora ministro Giovanni Conso. Conso ha sostenuto di aver cercato, con la revoca del 41 bis, di far cessare la strategia di sangue di Cosa nostra culminata con le stragi dei 93
Oscar e Carlo Azeglio saranno convocati dall’Antimafa
Le indagini sull’ipotetica trattativa Stato-mafia vanno avanti. Anche sul fronte politico. In una conferenza stampa al Senato, ieri, Maurizio Gasparri e Fabrizio Cicchitto hanno annunciato che è stata chiesta l’audizione in commissione Antimafia di tutti i protagonisti del periodo finito sotto esame in seguito alle stragi del 1992 e del’93: Oscar Luigi Scalfaro, Carlo Azeglio Ciampi, Nicola Mancino e Luciano Volante, all’epoca rispettivamente capo dello Stato, premier, ministro dell’Interno e presidente dell’Antimafia. «Erano loro», come ha spiegato Cicchitto, «che erano in grado di giocare quella partita, in quanto inseriti nell’organigramma della Repubblica» e ha aggiunto che «la mafia non poteva parlare con chi non era ancora in politica», riferendosi alle accuse mosse a Forza Italia da Gaspare Spatuzza e Massimo Ciancimino.
Per iniziare, il PDL ha intenzione di chiedere un’audizione del ministro della Giustizia Angelino Alfano. L’argomento sarà la revoca del regime del carcere duro del 41 bis ai mafiosi nel 1993, allo scopo di fermare l’offensiva stragista: come veniva chiesto nel Papello consegnato due anni fa da Ciancimino ai pm di Palermo e come raccontato dal Guardasigilli dell’epoca, Giovanni Conso, che peraltro «ha fornito dati parziali», prosegue il capogruppo alla Camera, «in quanto nel 1993 non ci furono solo mancati rinnovi del carcere duro», più di trecento, «ma anche numerose revoche». Nella lotta alla mafia, ha ribadito Cicchitto, «noi siamo docenti, non discenti, mentre nel centrosinistra ci sono state inspiegabili, lentezze sul fronte del carcere duro ai mafiosi. È tempo di fare chiarezza, altro che affidare il tutto alla storia, come propone il presidente Anm Luca Palamara». II magistrato non perde tempo e replica, riferendosi ai commenti che aveva fatto Gasparri giovedì: «L’Anm non pone alcun veto di indagini su alcun episodio della storia italiana, né indica su chi indagare. Sono stato vittima di una strumentalizzazione attuata dal senatore Gasparri», il quale aveva definito «sconcertante» la dichiarazione in cui Palamara spiegava che su quanto è avvenuto dopo le stragi di mafia del ’93 (dunque anche la presunta trattativa Stato-mafia e le decisioni prese dall’ex ministro Conso) sarà la storia ad emettere il giudizio, mentre alla politica compete l’onere di risolvere i problemi. Il PdL torna sull’argomento anche per l’annunciata partecipazione, il 10 dicembre, alla manifestazione dell’Idv intitolata ” Il dittatore del Bunga Bunga” di Antonio Ingroia, procuratore aggiunto di Palermo e titolare delle indagini sulle vicende dei primi anni’90. R.C.