“TOGHE SCATENATE” 2. Sciatteria. Errori plateali. Corruzione o collusione con la criminalità organizzata

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Caos giustizia – L’inchiesta/2.

il Giornale

Domenica 6 marzo 2011

IL FATTO

di Stefano Zurlo

Sciatteria. Errori plateali. E, in qualche raro caso, anche comportamenti da valutare col metro del codice penale.

Alla sezione Disciplinare del Csm si devono occupare di tutto. Ma proprio di tutto. Ritardi spaventosi nelle cause, casi di corruzione o di collusione con la criminalità organizzata, episodi di protervia.

Per scoprire vizi e difetti della magistratura italiana – di una minoranza, sia chiaro – bisogna leggere le carte delle sentenze sfornate dalla sezione disciplinare del Csm, il tribunale dei giudici italiani. Le storie che ho raccolto, una settantina,compongono il libro La legge siamo noi, la casta della giustizia italiana, Piemme. Ecco il giudice che organizza una sorta di raid punitivo contro l’agenzia di viaggi che gli aveva venduto un viaggio inesistente da 1300 euro per l’Egitto; ecco il magistrato che scarcera l’ergastolano con la più sorprendente delle motivazioni: è depresso.

E poi ci sono le toghe che dimenticano i detenuti, in cella o ai domiciliari, per mesi, e quelle che, in vena di goliardate, spalmano barattoli interi di Nutella nei bagni del tribunale. Ma su tutto spiccano le sentenze: quasi sempre soft. I giudici hanno la mano leggera quando sul banco degli accusati ci sono i loro colleghi.

SCHERZO AL CIOCCOLATO

I bagni cosparsi di Nutella per fare dispetto al collega

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Alla sezione Disciplinare del Csm si devono occupare di tutto. Ma proprio di tutto. Ritardi spaventosi nelle cause, casi di corruzione o di collusione con la criminalità organizzata, episodi di protervia. Ma poi c’è un altro versante che appartiene alle stravaganze dell’animo umano, alle difficoltà temperamentali o all’esuberanza del carattere.

C’è il giudice che verbalizza gli spostamenti al bagno e un altro che deve avere dentro di sè il diavoletto dell’artista. Dadaista. E che ti combina il creativo?

Sistema una sua installazione in ufficio? No, più modestamente deve aver consultato qualche manuale di goliardia. Eccola, la trovata: riempie di Nutella i bagni frequentati dai colleghi. Per la precisione, si dà da fare nel bagno riservato ai giudici del civile. L’autore della bravata è Giovanni B., giudice del Tribunale di sorveglianza di una città della Sardegna che, secondo l’accusa, «ha cosparso gli elementi del bagno con abbondanti strisciate di Nutella», giustificando poi tale singolare comportamento con una frase passepartout: «È una sana manifestazione di esuberanza goliardica». «Il fatto è pacifico» sentenzia il Csm. Lo stesso giudice B., onestamente, ammette il misfatto nell’interrogatorio; voleva fare uno scherzo a un collega. Il 28 luglio 2005 ecco il verdetto; la punizione è la più soft fra quelle previste dal tribunale dei giudici: ammonimento. Come dire, un buffetto sulla guancia.

DISATTENZIONE FATALE

La toga non guarda il Codice. Salta la scarcerazione

Sei mesi in più in manette. Sei mesi agli arresti domiciliari. Sei mesi senza libertà. Marcello F., arrestato per ricettazione il 3 ottobre 2001, viene scarcerato solo il 3 ottobre 2002. Dopo 365 giorni. Un’enormità. Perché la custodia cautelare per quel reato non può superare i 6 mesi. E invece lui ne ha scontati preventivamente 12: 6 mesi più. Una cappellata che ha dell’incredibile quella presa da tutti i protagonisti della storia, ambientata in una città della Sicilia: il Gip, i due pubblici ministeri che gestivano il fascicolo,e ovviamente l’avvocato difensore che non si è accorto di nulla e anzi ha aumentato la confusione. Risultato: un errore grave e banale insieme; sarebbe bastato dare un’occhiata al calendario.

Ma quel che più colpisce in questa storia è l’atteggiamento del Csm chiamato a giudicare lo svarione dei due Pm: «Il collegio ritiene» si legge nella sentenza «che l’omessa richiesta della scarcerazione sia stata conseguenza non di mancanza di diligenza e vigilanza, ma del carico di lavoro cui il magistrato incolpato fu sottoposto ed alla mancanza di una valida assistenza organizzativa». Dunque, nessun colpevole per questo scandalo. Sarebbe bastato dare un’occhiata al codice e al calendario; invece siamo al sistema colpevole e quindi al nessun colpevole. Marcello F. se ne faccia una ragione. È stato sfortunato. Pazienza. Il 23 marzo 2006 i due Pm vengono assolti dal Csm.

SCUSA Per giustificare

la leggerezza

il magistrato ha invocato

il super lavoro estivo

GIUDICE DI SORVEGLIANZA DISTRATTO

Fa uscire l’ergastolano che si dichiara depresso

Ci aveva già provato, ma gli avevano respinto la domanda. Poco male. Perché non riprovarci? Andrea E., ergastolano e autore di diversi omicidi, aveva studiato il sistema penitenziario e aveva individuato una possibile crepa nel muro della legge che sbarrava, invalicabile, il suo desiderio di tornare nel mondo. Riproporre la stessa istanza, la stessa domanda di scarcerazione, nel periodo estivo – quello che i tecnici chiamano feriale – quando i giudici di sorveglianza vanno in vacanza, come tutti gli altri mortali, e un solo magistrato, che per di più non conosce bene le diverse situazioni, deve dividersi fra numerosi istituti di  pena. Dai e dai, perché non insistere?

Andrea soffriva da tempo di una grave forma di depressione. Si sa come vanno questi disturbi: salgono e scendono come le onde del mare. Nell’estate del 2007 il malessere si ripresenta in tutta la sua ferocia. In realtà il detenuto, in cella in una città dell’Emilia Romagna, non fa una specifica domanda; no, la segnalazione arriva direttamente dal carcere.Depressione. E che fa il giudice che ha le chiavi delle celle? Come si comporta? Scarcera l’ergastolano, senza approfondire il caso. E gli concede, sia pure in forma provvisoria, quello che si chiama «differimento della pena». Vale a dire che, in teoria, quella persona tornerà in galera se e quando starà meglio. Figurarsi!

Facile immaginare le polemiche sui giornali: un ergastolano a spasso perché gli è stata diagnosticata la depressione. Secondo la Disciplinare, il provvedimento poggia su «un presupposto erroneo: credere che sia sufficiente una patologia di carattere psichiatrico (presupposto non contemplato dalla norma applicata che invece prevede la sussistenza di una grave infermità fisica)» per spostare una persona all’aria libera. Quella malattia non c’è. C’è invece la spia accesa dall’ufficio sanitario del carcere del centro emiliano che sottolinea il riaffiorare di un profondo stato depressivo e suggerisce quindi un regime di «grande sorveglianza». Il giudice del penitenziario dovrebbe sapere, in teoria, cosa fare:analizzare in profondità quei sintomi, così da raccogliere indizi e prove sulla gravità del male che attanaglia il detenuto. Non lo fa. E lo libera. Si ritrova così nei guai.

E si difende chiamando in causa la stagione: d’estate pochi fanno molto. Forse troppo. Lui aveva in gestione tutti i penitenziari dipendenti dalla giurisdizione di zona. Ma d’altra parte lo sconcerto è grande: come è possibile sospendere l’esecuzione di una pena così alta solo sulla base di una semplice comunicazione? Con un provvedimento striminzito. Anzi, per dirla con il Csm,«laconico». Il tutto sulla base di un non meglio precisato «stato depressivo». «Non si trascuri» insiste il Csm «che Andrea E. era considerato persona pericolosa e aveva subito una condanna all’ergastolo e quindi era auspicabile che il giudice trattasse la vicenda con maggior prudenza. Un minimo di professionalità gli avrebbe consentito di esaminare meglio la questione ». Il 4 aprile 2008 il giudice viene punito con l’ammonimento.

LEGGE FAI DA TE Va dalla

tour operator che gli deve

1330 euro scortato da un

brigadiere: «Fuori i soldi»

RECUPERO CREDITI SUI GENERIS

Il raid punitivo del Pm dopo il viaggio saltato

Si sa come vanno queste cose. Si va in un’agenzia di viaggi, si giocherella con i propri sogni, poi si punta su una casella. Ignazio M., Sostituto procuratore in una città del Veneto, aveva comprato un pacchetto per Luxor, in Egitto. Poi, qualcosa va storto: il tour salta, lui chiede la restituzione dei soldi:1.300euro. Niente. Al danno si aggiunge la beffa: non solo Ignazio M. ha perso l’occasione di visitare uno dei siti più suggestivi al mondo, ma l’agenzia nicchia. Anzi, la situazione degenera: l’impresa fallisce, la titolare, Piera F., viene indagata per bancarotta, il Sostituto procuratore viene premurosamente informato dai colleghi che seguono il dossier e fa la sua querela. Fin qui, maledizione dell’Egitto a parte, niente di male.Ci mancherebbe. Quel che segue però è davvero sconfortante.

La denuncia finisce infatti nelle mani del brigadiere Gabriele C. Attenzione: una regola elementare della giustizia è che dei reati – commessi o subiti non fa differenza – dai magistrati di una certa città si occupino quelli di un altro centro. Elementare: per una causa nel Veneto si va inT rentino. Ed e`ovvio,a tutela della collettività, che sia così. Ma la strana coppia Gabriele C.& Ignazio M.straccia le regole. Tutte.

E di fatto organizza una spedizione punitiva ai danni della titolare dell’agenzia: il 31luglio2003,14 giorni dopo la presentazione della denuncia, Ignazio e Gabriele entrano nell’agenzia, invitano Piera F. a seguirli, la fanno salire su un’auto di servizio, la portano nell’ufficio del brigadiere. Qui la signora viene identificata, poi si passa agli avvertimenti. Espliciti. Pesantissimi. Inammissibili. Idue – secondo il capo d’incolpazione – le dicono che non ha scampo: finirà in carcer almeno per 8 mesi,senza la possibilità di difendersi; aggiungono che sanno tutto di lei, anche dei suoi due figli. Considerati evidentemente un punto debole su cui fare leva per intimidire la donna. Ancora, le fanno capire che stracceranno tutto se lei ridarà i soldi entro 3 giorni.

Infine, aggiungono una nota di perfidia e arroganza insieme: purtroppo per lei – è il loro discorso–Piera F. è incappata in un magistrato. Le è andata male. Ora deve rimediare o, par di capire, andrà incontro a gravi conseguenze. E deve fare in fretta, perché il sostituto procuratore rivuole i soldi nell’arco di 72 ore. Il tutto, come nota il Csm, dentro la cornice dell’illegalità piùassoluta: «Tali attività venivano compiute al di fuori di qualsiasi delega e di incarico formale, ed erano palesemente viziate per la incompetenza dell’ufficio che (almeno apparentemente) procedeva, per la inesistenza di un procedimento regolarmente registrato». Doveva essere in Trentino, non certo in Veneto, l’indagine. Ma poi, che inchiesta è questa?

Insomma, qua siamo dalle parti della giustizia fai date: la divisa e la toga si coalizzano per piegare la furbetta di turno che si è mangiata 1.300 euro. La sentenza arriva il 17 febbraio 2006. La sanzione adeguata per una vicenda così grave e sconfortante è la perdita di anzianità di mesi 2.

ALLA TOTÒ Prima tira in

ballo «amici potenti» nella

politica, poi promette: «Vi

faccio finire a Lampedusa»

IL MAGISTRATO PIZZICATO AL VOLANTE

Sfugge all’etilometro e minaccia i carabinieri

Ci sono persone che credono di essere ancora in un’Italia che si divide fra gli amici e i nemici.

Un’Italia in cui quel che conta alla fine è la raccomandazione, l’occhiolino d’intesa alla persona giusta, la tessera o il tesserino che sfolgorano e garantiscono, se non autorevolezza, almeno considerazione. Insomma, c’è un’Italia popolata da personaggi che, in pubblico, salgono sul piedistallo della loro condizione e da lì tuonano. Anche se sono in torto marcio. E ` l’Italia della battuta di Totò: «Lei non sa chi sono io». Riccardo T. è un giovane magistrato. La sera del 6 aprile 2003 si mette alla guida della sua auto, ha un brutto incidente nei pressi di una località pugliese, sfonda con la testa il parabrezza,chiama i carabinieri. E qui pure lui cade in tentazione: invece di collaborare lealmente con l’Arma, scatena il finimondo.

Il motivo? I militari vogliono sottoporlo all’etilometro perché sono convinti che sia in stato di ebbrezza. Lui si rifiuta e dà il via a un imbarazzante show: si qualifica, spiegando di essere un Sostituto procuratore di una città non molto lontana; poi passa agli avvertimenti: comunica alla pattuglia di avere conoscenze fra gli ufficiali dell’Arma e, come se non bastasse, fra politici locali e nazionali. Infine la minaccia si fa ancora più sguaiata. Dice ai militari così inflessibili, che in realtà stanno solo facendo il loro dovere, che li farà trasferire a Lampedusa.

Fuochi d’artificio con i bengala della vanagloria e dell’arroganza. L’Italia che ama le regole – esiste, anche se qualcuno ne dubita – si mette in moto:l’episodio viene immortalato in un rapporto dell’Arma, con tutti gli strascichi. Passi per la guida in stato di ebbrezza: Riccardo T. paga e con l’oblazione cancella, tecnicamente estingue, il reato. Resta però il versante disciplinare: una storia banale e antipatica, come lo sono queste esplosioni incontrollate dell’Io. I carabinieri confermano; lui sfuma, glissa, ridimensiona. Il suo difensore fa balenare l’ipotesi che abbia parlato e trasceso ancora sconvolto per l’incidente. Non e`così. Non può essere così.

I militari – secondo i giudici del Csm – hanno detto la verità. Tutto torna, tutto gira, tutto è coerente nella loro narrazione. Salta fuori, fra l’altro,che il giudice si rifiutò di sottoporsi all’etilometro anche quando fu portato all’ospedale della zona per accertamenti. Il suo comportamento è da tirata d’orecchie: «Perché tendente a ottenere un trattamento diverso da quello spettante a qualunque cittadino, in quanto stabilito dalla legge, e per di più attraverso la spendita della sua qualità professionale». È questo il dettaglio che irrita di più. Quel «lei non sa chi sono io e adesso glielo faccio vedere». L’esercizio,o almeno il tentativo di esercitare il potere di cui si dispone. Il 9 novembre 2007 il caso si chiude con la condanna all’ammonimento. Una punizione leggera: ma in fondo – si sottolinea nella sentenza – è stato lui a telefonare ai carabinieri. E a dare alla legge la possibilità di pizzicarlo. Stefano Zurlo

il Giornale Domenica 6 marzo 2011

LEGGI ANCHE “TOGHE SCATENATE”, pagine di in-giustizia quotidiana

http://latuavocelibera.myblog.it/archive/2011/03/05/toghe-scatenate-pagine-di-in-giustizia-quotidiana.html#more

“TOGHE SCATENATE” 2. Sciatteria. Errori plateali. Corruzione o collusione con la criminalità organizzataultima modifica: 2011-03-07T00:40:00+01:00da aldo251246
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