Berlusconi, Prodi, Putin, Ciancimino e l’affare del gas


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Indegni, indignatevi! Berlusconi deve essere proprio uscito fuori di testa, o per l’assegno di 1 miliardo, guadagnato dal dividendo Fininvest che verrà distribuito ai soci (all’ex premier, appunto, e ai suoi cinque figli) o per il gol appena segnato dal neo presidente Romano Prodi. Secondo le ultime notizie a Mosca il presidente Vladimir Putin ed il nostro premier del Governo, ospite del Cremlino, si sono accordati in via di principio affinché le compagnie russe possano entrare nel mercato energetico italiano, in cambio della possibilità delle compagnie italiane di estrarre gas e petrolio russi; l’accordo sarà siglato tra Gazprom ed ENI. E’ interessante la nota in cui si riferisce che Putin ha indicato che “la Russia è pronta a prendere un impegno simile non con tutti, ma solo con quanti ci vengono incontro e sono pronti a cooperare alla pari”. Il che lascia intendere che qualcuno dei tanti interlocutori è rimasto tagliato fuori. Ma Putin non era “amico” di Berlusconi? Che alla bandana, forse, il premier russo abbia preferito tornare al più familiare colbacco? Fatto sta che Prodi, più diplomatico che amico, ha repentinamente chiuso l’accordo sul gas, scongiurando, forse, che ci mettessero prima le mani certe holding siciliane in odor di mafia e di riciclaggio, stando alle cronache delle ultime investigazioni dei magistrati di Palermo. Nel giugno scorso, dopo un anno d’indagini, veniva arrestato il figlio di don” Vito, Massimo Ciancimino, che appena un mese dopo il sequestro dei primi 40 milioni di euro, cercò di limitare l’emorragia di perdite a carico della società “Fingas” in trattativa per il mega affare russo del gas. Ma in quanti erano interessati al metano dell’est?  a.p. 

L’inverno è stato lungo e molto freddo, anche grazie agli errori di una politica da ribalta che, come da copione, abbiamo pagato tutti noi Italiani, degni e indegni, ma non fessi. Ecco un motivo per indignarsi, tra i tanti che in queste ore si leggono sui giornali a proposito di Berlusconi e della sua Casa dei libertini: ma da che pulpito viene la predica sull’essere o non essere italiani, che credibilità può ancora avere un ex premier i cui ministri “ non si sono accorti” di quanto avveniva negli uffici della Farnesina o di Palazzo Chigi? E già, perché mentre i sottosegretari selezionavano le aspiranti starlette, o meteore della tv usa e getta, intanto si perdeva di vista, o, forse, si chiudeva un occhio sugli inquietanti giri d’affari fra gli amici degli amici al di là dei confini nazionali. Secondo quanto pubblicato dall’articolo sul sito www.cobrand.ilsole24ore.com a firma di Jacopo Giliberto e Serena Uccello del 24/05/06, in merito alle indagini della procura di Palermo su Gas-Ciancimino e i suoi consulenti l’avvocato professore tributarista Lapis e l’avvocato internazionalista Ghiron. Le indagini, che sono partite da un pizzino indirizzato al boss Provenzano, portano ad un documento che certifica la vendita del gruppo Gas agli spagnoli: la società Sirco, riconducibile a Ciancimino, disponeva – per ammissione di Lapis- indagato per falsa attestazione di beni- socio di riferimento al 17,5% – «al 13.1.2004 di euro 13.349.429,39 incrementati al 9.12.2004 di euro 2.028.258,52». Con queste risorse la Sirco acquisiva una quota del capitale sociale per 250mila euro di Pure Energy, una società con interessi in Kazakhstan che intendeva importare in Europa metano dall’Asia Centrale. Quasi contemporaneamente investiva pure in Romania, e rilevava dalla romena Kris la partecipazione del 51% in Agenda 21, società leader per la realizzazione e la gestione di discariche, riconducibile sempre a Ciancimino. Dov’erano i controlli? Nessuno sapeva di questi contatti internazionali intrattenuti da holding registrate in Lussemburgo? Secondo i giornali di Bucarest, a quanto si legge, il superconsulente della società siciliana nelle operazioni in Romania è Romano Tronci, imprenditore romano, sedicente di sinistra, direttore generale della De Bartolomeis, azienda che negli anni ’80 era leader nell’ingegneria degli inceneritori e dei forni industriali, e che era pure vicina alla mafia bagherese di Provenzano, Antonio Fontana e Pino Lipari, e che poi fu travolta da Tangentopoli. Tronci, che fu pure sfiorato da un’inchiesta su un traffico di rifiuti tossici in una discarica della Spezia, era consulente della Termomeccanica, la società di ingegneria energetica spezina che fu rilevata dall’ex manager Fiat Enzo Papi. La Termomeccanica c’è ancora, è controllata al 33,29% da Banca Intesa e il suo presidente Enzo Papi è socio nella società del gas Spigas della Spezia, che, a sua volta, è partecipata dalla Termomeccanica al 15% (Papi ne è consigliere), e al 15% anche dalla E-Noi, l’azienda energetica di Gianni Pilo, meglio noto come “il sondaggista di Berlusconi”. Sicuramente la magistratura palermitana, nei prossimi mesi, farà ancora chiarezza sulla vicenda degli affari delle holding del gas, in cui, seppur da lontano, entrerebbero in gioco anche uomini vicini alla casa azzurra, che in questi giorni viene travolta pure dall’inchiesta della procura di Potenza del PM Woodcock, sul filone d’indagine di corruzione e concussione ai Monopoli di Stato. Dal gas al …profumo di donna, manca l’aria e viene il mal di testa assistendo al teatrino surreale tra Sottile, il portavoce di AN indagato per presunta corruzione e concussione sessuale, e la Gregoracci, valletta tuttofare a tutte le ore, fidanzata (ancora?) di Briatore, le cui intercettazioni telefoniche, al momento sono il top del gossip. Non parliamo, poi, di Proietti, o “Checchino” solo per i suoi, segretario ancora di Fini, indagato per concussione, ma che dice di “fare solo il segretario, cioè “ di rispondere al telefono”, e che afferma di “farsi processare solo a Roma” come se dipendesse da lui. Il tutto viene coronato, è il caso di dire, dai capi d’imputazione a carico di Vittorio Emanuele di Savoia, che è stato arrestato insieme agli esponenti di AN. Sono affari facili quelli intrallazzati dal Gran Maestro dell’Ordine di San Maurizio, e soprattutto milionari, stipulati grazie alla riverente compiacenza di politici di destra e funzionari, raggiunti, alla bisogna, dal fido segretario Narducci. Il tutto per sbarcare, ancora una volta in Sicilia, dove l’imprenditore messinese Migliardi faceva decollare, secondo l’accusa, il progetto delle slot mangiasoldi. A terra, invece, sono rimasti gli elicotteri della compagnia regia; a quanto pare gli elicotteri non portano bene, perché anche Massimo Ciancimino mentre allestiva flotte per l’aereoturismo era già indagato. A chi scrive non rimane che indignarsi, e chiedersi se sia mai possibile che i pasticci all’italiana cotti in casa dagli amici degli amici, debbano, poi, essere serviti freddi sulle tavole degli italiani? E, a proposito di “pasticcio”, faccio mio l’invito di Berlusconi: Italiani, siate pure INDEGNI!! NO, NO, e ancora NO! Mettiamo una croce sul No delle schede del Referendum, e su un passato italiano triste e pericoloso, il cui ricordo sarà lontano solo se, come voci autorevoli hanno esortato, tra cui il presidente Fausto Bertinotti e la rappresentante dell’Unione Rita Borsellino, ritroviamo la moralità sia nei rapporti politici che nella vita quotidiana. Da più di un decennio sul costume italiano purtroppo ha avuto effetti nefasti la goliardica tv commerciale del Biscione, più scostumata che di servizio, e la rincorsa allo yuppismo che, infine, ci lascia a tasche vuote e col telefonino da ricaricare, mentre i “soliti pochi”, loro Si Uomini Degni, han fatto man bassa di soldi e potere. a.p. – 22 Giugno, 2006

Berlusconi, Prodi, Putin, Ciancimino e l’affare del gasultima modifica: 2006-06-22T07:52:00+02:00da aldo251246
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