Scacco matto alla verità: stragi, affari e servizi segreti prêt a porter


Immagine tratta da http://www.la-tua-voce.it

Calare il segreto di Stato con tutti i suoi omissis, puntini di sospensione e spennellate di correttore, come un sipario su verità e responsabilità, è il denominatore comune tra prima e seconda Repubblica. Alla luce delle spericolate contiguità e delle lucrose connivenze emerse negli ultimi mesi dall’ingorgo tra politica, affari internazionali e uomini d’intelligence prezzolati, c’è da chiedersi seriamente se l’Italia di mani pulite abbia mai lasciato il posto ad un Paese nuovo e risanato in tutti i suoi livelli istituzionali. Il segreto di Stato, in questi giorni, è l’ultima spiaggia su cui si arena di nuovo il giallo di Ustica, dopo che l’ultima sentenza della Cassazione ha stabilito che non ci furono depistaggi nel corso delle indagini svolte sull’incidente del DC9 che, il 27 giugno del 1980, cadde dal cielo inabissandosi nel profondo mare blu che lambisce l’isola di Ustica.

Dunque se per il giudice non ci sono colpevoli, né quindi sussistono i diritti al risarcimento del danno per i familiari delle ottantuno vittime finite in mare, per lo Stato la vicenda viene sigillata dal segreto, nonostante i fatti attestino che l’aereo civile venne abbattuto durante un’azione militare di intercettamento che violò insieme ai cieli italiani i diritti di cittadini indifesi. L’unico punto che può, solo in parte, riscattare tanto dolore inferto ingiustamente è il lungo tempo trascorso tra verità e insabbiamenti, in cui ciò che più si vuol nascondere diventa il segreto di Pulcinella, o per dirla in modo più aulico “la verità storica smentisce le sentenze”, come Umberto Santino ha ben documentato nell’articolo “Verità ufficiale e realtà dei grandi misteri siciliani” (clicca su “articoli”-pubblicato su Repubblica-Palermo il 20/01/2007). Nell’articolo si fa la dettagliata disamina degli eventi che hanno scritto le pagine nere della storia italiana: dalla strage di civili a Portella della Ginestra il primo maggio del ’47, alla morte su commissione che Santino documenta nel suo libro “Peppino Impastato: anatomia di un depistaggio” evidenziando le discordanti archiviazioni dei giudici, e le confuse investigazioni svolte dagli inquirenti sulla scena dell’omicidio del 9 maggio 1978, per arrivare infine all’ennesima strage dei passeggeri del volo Itavia del 1980. Ciò che accomuna, pur in epoche diverse, i fatti di cronaca è sempre l’irrisolta contraddizione tra verità dei fatti, documentata da testimonianze e prove concrete, e la verità siglata dalle sentenze, supportate troppo spesso da una silenziosa omertà e da una volontà politica acquiescente. A invocare il vincolo del segreto nella sua tesi difensiva è stato pure Niccolò Pollari, ex direttore del Sismi, oggi indagato dalla Procura di Milano per il caso del rapimento dell’imam egiziano Abu Omar eseguito nel febbraio del 2003, di cui si è letto nelle accurate cronache di Repubblica a firma di Giuseppe D’Avanzo e Carlo Bonini. Nell’indagine sono coinvolti 26 agenti della Cia che avrebbero agito con gli 007 italiani, ma sul groviglio di stringate verità e mezze ammissioni, in nome della sicurezza nazionale, si vorrebbe il segreto istituzionale che, nei fatti, andrebbe a coprire un complesso intreccio tra Sismi, capi di stato maggiore della Guardia di Finanza, uomini scelti per manipolare il controllo illegale e giornalisti-alias, tutti assoldati per creare dossier, del tutto discutibili, su politici, magistrati, direttori di testate giornalistiche, cronisti e imprenditori, ossia su tutti quei soggetti considerati come possibili avversari, e non a caso tra gli “spiati” ci sono l’on. Giorgio Napolitano, oggi Presidente della Repubblica, e l’on. Romano Prodi, attuale premier del Governo. Rende bene l’idea dell’affaire spionistico Giuseppe D’avanzo nell’articolo “La grande rete dell’occulto” (Repubblica del 27/10/2006) ponendosi le domande sul perché siano state abusivamente permesse indagini tributarie e personali, sul contro chi, ma soprattutto sul chi abbia commissionato all’origine i dossier illegali; e di “Lavoro sporco delle Fiamme Gialle”, scrive anche Carlo Bonini (Repubblica del 27/2006) a proposito dell’indagine della procura milanese sulle intercettazioni illecite espletate dai 117 impiegati delle amministrazioni civili dello Stato e dai dieci militari della Guardia di Finanza e “…benché l’indagine sia ancora fresca nessuno dei 127 che hanno interrogato le banche dati avevano un titolo legittimo per farlo”. Sembra che spioni digitali abbiano operato occultamente per cinque anni durante il governo Berlusconi, politicizzando i servizi segreti a proprio uso e consumo. A porvi un rimedio tempestivo è stato l’on. Massimo Brutti dei Ds che già, nell’ottobre scorso, aveva invocato la riforma dei servizi segreti, che, smentendo chi la prevedeva in tempi lunghi, è stata attuata in tempi da record ancor prima dell’approvazione della Finanziaria. Oggi Sismi, Sisde e Copaco sono stati rigenerati nei vertici che vantano ammiragli e generali con curricula di comprovata esperienza, e integrità morale e professionale, a garanzia della sicurezza di tutti gli italiani. Intanto, mentre il sistema si rinnova, stando alle ultime notizie, affari immobiliari, borsa, hacher informatici e informative pagate a peso d’oro, sarebbero stati punto d’incontro tra i rami secchi del Sismi e la security del gruppo Telecom-Pirelli attraverso l’agenzia investigativa “Polis d’Istinto”, quella che D’Avanzo definisce come ben più di una “banda bassotti” legata da vincoli familiari e dal desiderio di soldi facili (“Il braccio privato dei servizi segreti” -Republica del 13/12/2006). Stando alle ultime indagini della magistratura di Milano, si tratterebbe di 007 prêt a porter, che non si limitavano a raccogliere dati su imprenditori e società italiane, ma che si assicuravano “… accertamenti su soggetti e società di stanza o con interessi all’estero” e di “notizie relativamente al pagamento di tangenti all’estero”. Ciò che dovrà chiarire la magistratura è se i report illegali fossero commissionati proprio dai vertici della Telecom-Pirelli e il perché, partendo dal dato oggettivo che ex funzionari del Sismi, uomini della sicurezza aziendale, investigatori privati, poliziotti, carabinieri e finanzieri, insieme a giornalisti e hacher informatici, venivano regolarmente pagati con cifre astronomiche con i fondi personali riconducibili a Tronchetti Provera, proprio mentre sotto la sua dirigenza, a quanto letto sulle cronache, Telecom cercava partners e investitori dal grande fondo americano Blakstone al colosso indiano Hinduja, passando per Tim Brasil e paventando, infine, una “divisione” per Tim. E occorrerà capire pure perché il Corriere della Sera con i suoi cronisti, appena salvato dall’assalto estivo dei furbetti del quartierino, sia stato poi oggetto di attacchi informatici. Da questa breve analisi emerge che il sistema di sicurezza privato si stesse intersecando pericolosamente con alcuni livelli dell’intelligence nazionale, ibridandosi con uomini facilmente assoldabili e disponibili volti al business bancario e di borsa, valicando anche i confini nazionali. L’unico punto chiaro di questo scenario dalle ombre lunghe è che a farne le spese è la verità su fatti e responsabili, il diritto alla privacy dei cittadini, il rispetto della legalità e, insieme, della trasparenza da parte degli operatori economici, punti nodali del sistema macrosociale del tutto opacizzati dall’ operato ambiguo di holding nate proprio dalla privatizzazione concessa per lo sviluppo economico nazionale, e largamente abusata in nome del mero interesse privato. Sintesi del rischioso connubio tra affari, politica, spie e menzogne è il caso Scaramella, ex consulente della commissione parlamentare Mitrokhin, arrestato il 24 dicembre scorso per calunnia aggravata e continuata, traffico d’armi e di rifiuti, i cui file, scritti tra un incontro con gli ex del Kgb e una seduta al Tribunale di Ischia, come giudice onorario, volevano colpire Prodi, Verdi ed ex comunisti, recitando il ritornello della sicurezza nazionale messa in pericolo da chissà quali intrighi internazionali. Di “bufale al quadrato” a proposito dei dossier di Scaramella scrive Andrea Cinquegrani in “Fatti & personaggi inediti della spy story” che fa tremare l’Italia (http://www.lavocedellacampania.it/detteditoriale.asp?tipo=inchiesta1&id=56), in cui la controversa figura del manager apprendista 007 si spende “come agente della Cia, del Kgb prima e poi del Fsb, oppure dell’M15 al servizio di sua maestà britannica….. Oggi Londra è un vero e proprio centro d’accoglienza per ex spie del Kgb…Non dimentichiamo che la massoneria, quella vera, ha sede ancora oggi in Inghilterra”. Tra le tante conoscenze di Scaramella Cinquegrani annovera uno dei nuovi boss dei servizi segreti, il potente deputato Komolgarov, e tutte le personalità presenti a Capua all’inaugurazione della Eccp: “i rappresentanti delle due superpotenze, Vladimir Degtyar, direttore del “Makeev Design Bureau” della Federazione Russa, e Michael J. Penders, consigliere della Casa Bianca e del Dipartimento di Stato americano per la sicurezza ambientale e l’innovazione tecnologica. Molte le toghe presenti: Lorenzo Matassa, sostituto procuratore al tribunale di Palermo e membro della Mitrokin (colui che presentò Scaramella a Guzzanti), Arcibaldo Miller, numero uno degli ispettori ministeriali, per anni pm a Napoli e braccio destro di Agostino Cordova (fu Miller ad organizzare il pool di magistrati per il maxi flop del processo sui business del dopo terremoto). Il superispettore di via Arenula Miller è per giunta imparentato con Mario Scaramella. Sua figlia Cristina Miller l’estate scorsa è infatti convolata a giuste nozze con il trentenne Pietro Scaramella, fratello dello “007” Mario e di Maria Adele Scaramella, magistrato”. E, seppure gli ingredienti di una spy story ci siano tutti: un’agenzia di copertura la “Eccp” con sede a Napoli, un mandato parlamentare ad indagare, una morte in giallo quella di Alexander Litvinenko ex spia russa ucciso a Londra con una tazza da thè al polonio, la morte improvvisa di Golubev manager pioniere dell’ex colosso petrolifero russo trovato morto nella sua casa di Londra, risulta davvero difficile pensare a Mario Scaramella come a un consumato 007. E quasi non fa notizia che il consulente, dato in fin di vita per essersi “contaminato per caso” con il polonio, si sia cucito addosso un attentato ordito da faccendieri dell’est di cui conosceva nome, numero di cellulare e targa del furgone dinamitardo; d’altra parte, come si è letto sulle interviste di Repubblica, l’ex spia Gordievskij definisce Scaramella come “un caso psichiatrico con l’ossessione di rovinare Prodi”, mentre per il senatore Andreotti la Mitrokhin “doveva incastrare la sinistra”. Altre dichiarazioni rilasciate dal consulente sembrano deliranti, e provocano strane reazioni, ad esempio l’on. Berlusconi ha negato di avergli promesso un posto all’Onu ribadendo di non averlo neppure incontrato; mentre c’è discordanza quando Pollari ha ammesso di aver riferito al governo delle attività di Scaramella, per smentirsi poche ore dopo. Ciò che più appare veritiero, nell’articolo di Bonini e D’Avanzo (Scaramella e le impronte del Sismi-Repubblica del 12/01/2007) è che tra le fonti dell’ex consulente della Mitrokhin potrebbero esserci proprio ex militanti del Sismi a loro volta indagati nell’affaire Telecom-Pirelli, quindi il cerchio si chiude sempre attorno a politica, affari, manager ed ex spie in cerca di lucrose missioni. In attesa di nuove rivelazioni sul fronte delle indagini milanesi, che faranno luce sulla commistione tra servizi, affari e politica, merita di essere citata una riflessione tratta da un passo del dialogo con Anna Politkovskaja, pubblicato da MicroMega (fonte Repubblica del 12/01/2007), che l’aveva incontrata un anno prima che rimanesse uccisa il 7 ottobre scorso ritornando a casa dopo aver fatto la spesa, rea di aver reso noti sul suo giornale inchieste sulla Russia e la Cecenia dal 2002 al 2006. La giornalista aveva ben chiaro lo scenario di una Russia in cui “si è fatto strada un capitalismo oligarchico e burocratico, in cui i ricchi siedono, per così dire, sul fiume delle risorse di bilancio, e dove i più ricchi sono i funzionari statali e i vice del capo dell’amministrazione presidenziale che si prendono cura dei soldi del petrolio, del complesso militare-industriale, delle materie prime e dell’industria metallurgica…Nel capitalismo in versione Putin, il ruolo di primo violino spetta agli ex appartenenti ai servizi segreti, cioè al Kgb che oggi si chiama Fsb. Tutti i nostri grandi burocrati in passato hanno lavorato nello stesso sistema di Putin…Non so su cosa si basi la grande amicizia tra Putin e Berlusconi, so solo che i mass media ufficiali russi ripetono continuamente che Berlusconi è il maggior avvocato europeo di Putin nella sfera di quelli che hanno potere…”. Anna Politkovskaia cercava la verità e lottava per la democrazia, che, ad oggi, nell’est europeo rimane ancora una definizione terminologica tutta da verificare nella vita di tutti i giorni, eppure c’è un messaggio anche per noi occidentali liberi e democratici per Costituzione, quello di difendere la Verità ad ogni costo, perché in ballo c’è la Democrazia ogni qual volta venga violato il sistema delle regole e del controllo su cui ruota il rispetto dei basilari principi del diritto della persona e dei fondamenti delle legalità.
29/01/2007

by Astrid Peralta

COMMENTI:

 
18-04-2007 @ 806
ABU OMAR: CONSULTA, SI’ A CONFLITTO GOVERNO-MAGISTRATI
 

ROMA – La Corte Costituzionale ha dichiarato ammissibili, secondo quanto si e’ appreso, i due ricorsi presentati dal governo Prodi contro i pm e il gup di Milano sul caso del rapimento dell’ex imam Abu Omar per il quale sono stati rinviati a giudizio l’ex direttore del Sismi, Nicolo’ Polla, e altre 34 persone (tra cui 26 agenti Cia). Solo in un secondo momento, presumibilmente dopo la pausa estiva, i giudici della Consulta decideranno nel merito se i magistrati di Milano abbiano o meno violato il segreto di Stato.
Nel due ricorsi presentati dall’ Avvocatura dello Stato, il governo Prodi contesta la violazione del segreto di Stato in almeno tre circostanze: con l’acquisizione agli atti della versione integrale di un documento riservato sequestrato nell’ufficio del Sismi di via Nazionale, a Roma, gestito da Pio Pompa; con intercettazioni telefoniche a tappeto di 180 utenze telefoniche (sia direttamente che indirettamente) che hanno svelato l’identita’ di ben 85 agenti del Sismi e di altri ‘007’ stranieri; con la ”non commendevole pressione esercitata dal pm sugli indagati perche’ rivelassero il segreto di Stato da loro opposto”.
Il governo chiede alla Corte Costituzionale di annullare una serie di atti ‘viziati’ della procura e l’ordinanza di rinvio a giudizio di Pollari e degli altri 34 indagati.
L’effetto di un’eventuale decisione della Consulta sfavorevole ai magistrati di Milano sarebbe l’azzeramento del processo sul rapimento dell’ex imam Abu Omar. Ma il superamento del vaglio preventivo di ammissibilita’ dei ricorsi si ripercuotera’ nell’immediato con la prevedibile richiesta, da parte degli avvocati del gen. Pollari o di altri imputati, di far slittare l’inizio del processo (fissato l’8 giugno prossimo) a dopo il verdetto finale della Corte Costituzionale.

by fonte: ANSA | 20:20

 

 

19-03-2007 @ 850

TERRORISMO: ABU OMAR, 20 MLN DOLLARI DA ITALIA E USA
 

Berlino, 16:54
L’imam Abu Omar, rapito a Milano da agenti della Cia e trasportato in Egitto, dove e’ stato imprigionato e torturato, chiede un risarcimento di 20 milioni di dollari da Italia e Stati Uniti. In un’intervista che il settimanale “Der Spiegel” pubblichera’ domani il fondamentalista islamico accusa di corresponsabilita’ anche la Germania, che ha permesso l’atterraggio nella base di Ramstein dell’aereo con il quale venne rapito. “Cio’ che mi e’ successo – spiega – non deve piu’ ripetersi ed io chiedero’ ai miei avvocati di intentare un’azione penale nei confronti dell’Italia e degli Stati Uniti. Pretendo delle scuse ed un risarcimento per danni morali di 20 milioni di dollari”. Abu Omar aggiunge che “in ogni caso anche la Germania ha una parte di responsabilita’ per quanto mi e’ accaduto, poiche’ il governo (tedesco, ndr) ha permesso al jet della Cia di atterrare e di ripartire da Ramstein”. L’imam ribadisce la sua intenzione di voler tornare in Italia, poiche’ “anche l’inferno in Italia sarebbe per me meglio di qualunque altro posto qui in Egitto. Per quanto ne so, il mio status di rifugiato politico e’ ancora valido (in Italia, ndr). L’Italia ha aiutato a farmi rapire, ma li’ c’e’ una giustizia indipendente che adesso sta facendo luce sulla vicenda”. Abu Omar esprime di nuovo il desiderio di essere presente al processo di Milano, ma ripete di non credere che il governo egiziano lo lascera’ partire. In ogni caso il suo contributo all’identificazione dei rapitori sarebbe inessenziale, poiche’ “quelli della Cia erano dei professionisti ed in mia presenza non hanno mai pronunciato nemmeno una parola. Non sarei in grado di identificare nessuno di loro. Sapevano bene quello che facevano”.

by fonte: Palermo-Repubblica.it | 20:25
 
06-03-2007 @ 870
SCARAMELLA: TRAFFICO ARMI, NUOVA MISURA CAUTELARE CARCERE
 

Roma, 6-marzo-2007
Nuova ordinanza di custodia cautelare in carcere per Mario Scaramella.
L’accusa contestata nel provvedimento firmato dal gip Guglielmo Muntoni, che ha accolto le richieste del pm Pietro Saviotti, e’ quella di aver acquistato e trasportato armi, in concorso con terzi ancora da identificare. Detenuto a Regina Coeli dal 24 dicembre scorso per calunnia aggravata e continuata ai danni di ex agente del Kgb (Alexsander Talik), l’ex consulente della commissione Mitrokhin e’ sospettato di aver importato due granate. In base agli elementi raccolti dalla procura, Scaramella e’ considerato l’ideatore del traffico di armi il cui arrivo in Italia, nell’ottobre del 2005, fu denunciato dallo stesso ex giudice di pace di Ischia attraverso una segnalazione a un commissariato di polizia di Napoli. Secondo Scaramella, quelle armi sarebbero dovute servire per un attentato ai danni dell’allora presidente dell’organismo parlamentare Paolo Guzzanti. Per questa vicenda, sono da tempo sotto processo a Teramo quattro ucraini, arrestati il 16 ottobre 2005 a un posto di blocco dalle parti di Mosciano Sant’Angelo, grazie ad una soffiata di Scaramella mentre viaggiavano a bordo di un furgone che trasportava due granate Rgb prive di detonatore. La difesa di Scaramella, che ha appreso la notizia della nuova misura cautelare da alcuni giornalisti, si e’ detta “sconcertata”. L’interrogatorio di garanzia del gip Muntoni dovrebbe svolgersi tra giovedi’ e venerdi’.

by fonte repubblica.it | 20:53
 
08-02-2007 @ 790
Cade il segreto di Stato per lo 007 imputato
 

Il primo febbraio scorso è saltata la cosiddetta norma salva-Pollari, ovvero l’art. 39 contenuto nel testo della riforma sui Servizi segreti e il Segreto di Stato. La Commissione affari costituzionali, in corsa per la definizione e l’approvazione della riforma, ha prontamente approvato il nuovo art. 40 che, invece, sancisce la “violabilità” del vincolo al segreto in caso di rinvio a giudizio di un agente come imputato. Il quotidiano La Repubblica aveva denunciato l’esistenza di una norma che nei fatti avrebbe creato “interferenze” nel corso del processo a carico dell’ex Generale Pollari per il sequestro di Abu Omar, nel caso in cui, in sede di difesa, l’imputato avesse fatto appello al vincolo del silenzio istituzionale. Secondo il nuovo articolo, invece, l’agente potrà difendersi non secretando, ma piuttosto rivelando notizie riservate, previa approvazione della Corte costituzionale, delineandosi, così, la titolarità d’indagine degli organi giudiziari. Inoltre, secondo il nuovo testo di legge, agli uomini dei sevizi sarà vietato proteggere “interessi economici”, e potranno, solo se autorizzati, commettere alcune attività illegali, ma, in nessun caso, ledere la vita, l’integrità fisica e la personalità di terzi. (fonte: La Repubblica 2/02/2007 Carlo Bonini).

by Li.Pe | 18:57
Scacco matto alla verità: stragi, affari e servizi segreti prêt a porterultima modifica: 2007-01-29T20:24:00+01:00da aldo251246
Reposta per primo quest’articolo
Questa voce è stata pubblicata in ARTICOLI, cultura, GIUSTIZIA, opinioni, POLITICA e contrassegnata con , , . Contrassegna il permalink.