“Guardami… dunque sono!”

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La drammatica successione di fatti di cronaca che hanno visto coinvolti bambini e adolescenti in gravi reati di violenza fisica e psicologica, o in disinibite riprese di sesso consenziente, devono far riflettere blogger, educatori ed esperti della comunicazione per fare un punto sull’impatto globale delle video-tecnologie sullo sviluppo della personalità e dell’identità degli uomini e delle donne di domani. Stando alle allarmanti statistiche sono 699 le vittime di violenza sessuale del 2005, il 30% su 249 casi, sono minori al di sotto dei 10 anni; nel 77% dei casi le violenze sono state inferte da conoscenti delle vittime (La Repubblica 26/01/2007). Da Ancona a Napoli, da Sassari a Palermo, in ordine di tempo tra il novembre 2006 e il gennaio 2007, le ignobili violenze sono state per giunta filmate con l’ausilio dei cellulari dagli aguzzini, che, ricattando le vittime per estorcerne il silenzio, o peggio per farsene vanto, hanno diffuso le scene del reato tramite messaggi telefonici inviati agli amici, o direttamente su Internet per poi essere scaricate al costo di un euro.

Astrid Peralta

Tratto dal blog: http://www.la-tua-voce.it

Il lupo, la strega e l’orco sono simboli del male e della paura lontani millenni, oggi le nuove paure di bimbi e ragazzi sono i rischi e le insidie che si corrono navigando in rete, se si considera che il 70% di giovani utilizza il computer, e che il 76% possiede un cellulare.

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Per gli adolescenti il pericolo è quindi costituito dal rischio di adescamento del pedofilo percepito dall’85% degli adolescenti del campione intervistato, alla pubblicità ingannevole per il 74%, sino al bullismo dei coetanei molesti per il 69%. C’è ancora un’alta percentuale dell’87% per il rischio dei virus informatici, sino al timore per le conseguenze dell’abuso di giochi violenti per il 44%. Il sondaggio Doxa eseguito con interviste telefoniche tra il 25/28 gennaio 2007, su un campione di 424 figli tra i 10 e i 17 anni, è stato eseguito anche su 861 genitori, che, in media, hanno un atteggiamento positivo verso Internet per il 75%, e che ritiene che possano comunque esserci dei rischi e problemi per il 65% (La Repubblica 5/02/2007). L’alfabetizzazione informatica, da una parte, e rischi dei cosiddetti “cyber-bulli”, insieme alla problematica della dispersione dell’identità nella società digitale, sono all’attenzione di educatori, cronache e studiosi. Il sociologo canadese Marshall McLuhan, tra i più grandi studiosi dei mezzi di comunicazione di massa, nel suo “Villaggio Globale”, vent’anni fa, analizzando la trasformazione della vita e delle tecnologie in una dimensione interconnessa, aveva ben posto l’attenzione, oltre che sugli aspetti positivi dell’uso di manufatti intelligenti, gli “artefatti”, anche sull’effettivo pericolo “dello sviluppo delle tecnologie sino al disumano e all’eccesso” mettendo in crisi l’uso consapevole e la scelta cosciente dell’individuo.


Immagine tratta da http://www.tvtribe.info

Calzante era l’esempio suggerito dal sociologo sull’uso dell’automobile che, pur accorciando le distanze tra centro città e periferia, aveva, poi, “spinto all’estremo” causando il caos urbano, la congestione e l’inquinamento. Allo stesso modo, attraverso l’intuizione dello strumento conoscitivo della tetrade, ossia della realtà concepita come spazio acustico e visivo simultaneo in cui l’oggetto della percezione domina prima lo sfondo per poi confondersi con questo progredendo in un tutt’uno, McLuahn aiuta a concepire la mentalità dell’utente non solo come attore, con i suoi input, ma, anche come prodotto dell’interazione proprio con quello sfondo, gli autput. Il sociologo comprese, in prossimità della sua morte, la valenza della consapevolezza di percepire il proprio sé fuori, nello sfondo dell’interrelazione con l’altro da sé in quello spazio comunicativo e, quasi salvifico, in senso laico, del linguaggio inteso come scambio consapevole e crescita. Però in quel “trovarsi dentro e fuori da sé allo stesso tempo” c’erano degli effetti collaterali: l’eccesso di informazione, l’imposizione volente o nolente di nuovi contesti culturali dettati dalle tecnologie e il determinismo dei media, di fronte a cui si poteva correre il rischio di ritrovarsi come“addormentati”, come utenti inevitabilmente passivi.


Immagine tratta da http://www.repubblica.it

A questo pericolo sono sovresposti soprattutto i bambini e gli adolescenti, intesi come soggetti più deboli dell’attuale società in virtù dell’identità ancora tutta da costruire. Una possibile soluzione, suggerita dal sociologo, è nello stimolo ad “una scelta cosciente”, ossia a decidere di essere non in virtù di un futile apparire, di un esistere per essere guardati, vissuto come omologante identità esteriore d’appartenenza al gruppo, o al peggio al branco, ma, piuttosto, come un’acquisita capacità di utilizzare i messaggi delle agenzie mass-mediali con discernimento e selettività in modo consapevole e perciò originale. Analizzando i gravi fatti avvenuti e le istanze irrisolte dei giovani, è quanto mai necessario ritrovare nel “cogito ergo sum” cartesiano dei “Principia philosophiae” la certezza indubitabile che l’uomo ha di sé stesso in quanto “soggetto pensante” in tutta la sua complessità, e in virtù della sua irrisolta dialettica tra Io e Molti.

E’ perciò quanto mai necessario tornare ad educare i ragazzi al confronto critico, e ad apprezzarsi proprio in virtù delle proprie diversità, dei propri limiti, e del trovare nell’altro da sè, piuttosto che un possibile avversario o una potenziale vittima, il proprio arricchimento e, anzi, il motore primo della propria crescita personale. E tutto ciò dovrà raccordarsi con le nuove agenzie educative che, oltre alle famiglie e alle scuole, offrono nuove fonti di apprendimento e di aggregazione. Di media ed educazione si era già occupato, alla fine dello scorso millennio, Karl Popper nel suo “Cattiva maestra televisione”, giudicando quanto mai pericolosa la iper diffusione dei media, la tv generalista via etere finanziata dalla pubblicità definendola “straordinario mostro, croce e delizia” dei tempi. Ne veniva fuori una “pericolosa bambinaia” compagna di viaggio di bimbi e adolescenti “strutturalmente stupida”, fondata sulle commerciali leggi dell’audience, e come “denominatore comune” di telespettatori volti al “ribasso” alla condizione di “passivi fruitori”, come sostiene Georg Gilder nel suo “La vita dopo la televisione”.

Nel 1996, anche la Chiesa era molto più vicina di oggi alle urgenze di una società in febbrile cambiamento, quando nel discorso del Santo Padre Karol Wojtyla, in occasione del primo incontro internazionale del grande Giubileo del 2000, si evidenziarono gli aspetti di una svolta epocale con il terzo millennio ormai alle porte, in cui si richiamava la comunità cristiana a “prendere coscienza delle nuove sfide e ad affrontarle con coraggio, animando con spirito questo nuovo areopago”. Ancora Popper fa un’affermazione molto semplice e molto netta circa la psicologia nella relazione tra i bambini e la tv, sottolinenando che quando si parla di pensiero dobbiamo riferirci all’orientamento nel mondo, una capacità che di fatto è fondamentale perché possa esserci il pensare come capacità di trovare la nostra strada nel mondo. E’ qui il punto nodale tra bambino e paideia: il compito dell’educazione è oggi, più di prima, quel supporto necessario all’adattamento all’ambiente, quell’equipaggiamento indispensabile ad affrontare le crisi e gli accomodamenti dello sviluppo dell’età evolutiva sino all’età adulta anch’essa soggetta a continua evoluzione. L’educazione dovrà essa stessa adattarsi ai cambiamenti indotti dai media, alla loro pervasività, esaltandone i benefici e arginandone i rischi, formando individui che ne facciano un uso consapevole nel rispetto delle regole etiche e morali per diventare adulti responsabili e utenti-attori attivi del sapere digitale. E perché tutto ciò non rimanga teoria, è bene che l’attuale ministro della Pubblica Istruzione Giuseppe Fioroni si sia già attivato per istituire, con un fondo di 2 milioni di euro, gli osservatori permanenti in ogni regione, con propri numeri verdi e con un proprio sito Internet (*di seguito allegati) in modo da cominciare ad assicurare la piena collaborazione tra scuole, educatori, genitori e agenzie formative, per prevenire e individuare i rischi del bullismo, dell’uso distorto di Internet e telefonini e della violenza negli stadi, grazie a campagne informative, postazioni di ascolto e sanzioni disciplinari “eque, tempestive e proporzionate alla gravità delle azioni compiute” accanto a percorsi educativi di recupero del sé e del proprio rapporto con gli altri contro ogni forma di vano esibizionismo e di violenza giovanile.

Astrid Peralta

*Il Numero Verde 800669696 per le segnalazioni è in funzione dal lunedì al venerdì dalle ore 10-13 e 14-19.
*Il sito Internet http://www.smontailbullo.it raccoglierà segnalazioni e diffonderà informazioni.

*(fonte: La Repubblica del 6/02/2007)

Commento:
Numero antibullismo, oltre 4 mila chiamate
Roma – La scuola italiana e’ schierata contro il bullismo, ma si aspetta anche di non finire in una ”gogna mediatica” per i comportamenti, ”assolutamente da condannare”, ma di pochissimi. Una scuola ricca di ”buone pratiche” e che non vuole essere demonizzata proprio da quei mezzi di comunicazione che, invece, come la tv contribuiscono con i loro contenuti di violenza, a ”creare” il bullo. E’ il messaggio che Giuseppe Fioroni, ministro della Pubblica Istruzione, ha dato oggi, in occasione della presentazione dei primi dati del numero verde antibullismo, che ha preso il via il 5 febbraio e che in 6 settimana ha avuto 4.437 telefonate, oltre ai 1.100 contatti al giorni del sito www.smontailbullo.it. Non c’e’, secondo Fioroni, un’emergenza bullismo, piuttosto la necessita’ di affrontare senza reticenze il fenomeno (”la scuola non fa piu’ lo struzzo”) soprattutto insieme alle famiglie: ”Quello che serve e’ un patto reciproco di sostegno tra scuola e genitori per affrontare e risolvere il problema”. – LA TV FACCIA LA SUA PARTE: La ”tirata d’orecchie” ai media da parte di Fioroni ha anche un aspetto propositivo: ”bene la Rai senza reality, ma anche Mediaset dovrebbe fare lo stesso. E’ ora di finirla con la politica dei ‘bollini’ ed andare verso un auditel di qualita’ per i nostri ragazzi perche’ loro stanno poche tempo a scuola e molte ore davanti al video” – I DATI DEL NUMERO VERDE: alle 10 postazioni sono arrivate nelle prime 6 settimane 4.437 telefonate, circa 120 al giorno. Al numero collaborano esperti in psicologia giuridica. – CHI CHIAMA: In gran parte le famiglie (37,5%), seguite dagli insegnanti (31,4%) e dagli studenti vittime (23,2%). Si e’ registrato un aumento di consulenze chieste dagli insegnanti. – MOTIVI: Il 69% delle chiamate denuncia episodi di bullismo: 42,1% segnala prepotenze, il 14,8% casi isolati, il 12,3 vere e proprio violenze. Numerose le richieste di informazione (31%). Il numero maggiore viene dalle scuole medie (35%), poi dalle primarie (25%), dai licei (19%), dagli istituti tecnici e professionali (15%), ma anche dalla scuola dell’infanzia (5%). – 8 MILIONI DI STUDENTI: ”Un fenomeno rilevante da un punto di vista qualitativo – ha spiegato Fioroni – ma irrilevante se pensiamo a otto milioni di studenti”. – CHI SONO LE VITTIME: Sono ragazzi, in gran parte fino ai 15 anni ma anche molto giovani, percepiti come vulnerabili per caratteristiche di tipo psicologico (timidezza, pochi amici, un buon rendimento scolastico), psicofisico (handicap fisico, ritardo mentale), psicopatologico (problemi di autismo o altro), etnico (sono stranieri) e sociali. – OSSERVATORI REGIONALI: sono il ”braccio operativo” del numero verde, mettendo in sinergia le diverse del territorio per dare una risposta immediata alle numerose richieste di aiuto. – LE AZIONI CONTRO IL BULLISMO: azioni di sistema, connesse agli interventi per prevenire il disagio giovanile: elevamento obbligo a 16 anni; riforma esame di Stato; potenziamento di musica, scienze e educazione motoria; premi all’eccellenza; scuole aperte di pomeriggio; conoscenza della Costituzione; piu’ spazio alla partecipazione studentesca; educazione alla salute; accoglienza degli alunni stranieri. – VOCE ALLA SCUOLA CHE C’E’: Due le ”voci” di studenti proposte all’incontro: Giuseppe Rosario Esposito, il ragazzo di Napoli che ha scritto una lettera aperta ai giornali dove chiedeva di dare voce alla scuola che esiste ma della quale ultimamente non si parla; i ragazzi del Liceo Nicola Spedalieri di Catania che, a seguito degli scontri avvenuti durante la partita tra Catania e Palermo, hanno scritto ai loro docenti chiedendo una scuola capace di ”trasmettere valori che riscaldino il cuore”.
by ANSA 29.03.07 il 30/03/2007 @ 19:20

“Guardami… dunque sono!”ultima modifica: 2007-02-12T22:02:00+01:00da aldo251246
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