I tentacoli della mafia su colletti bianchi, appalti e gestione dei beni confiscati.


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AGGIORNAMENTO

Mafia e corruzione: il 27 aprile in Cassazione il caso dell’on. Bartolo Pellegrino

Antimafia 2000 – Rino Giacalone

6 aprile 2012

Arrestato Bartolo Pellegrino leader del movimento autonomista “Nuova Sicilia”.

L’ ANSA ha diffuso nelle prime ore di questa mattina la notizia sugli arresti effettuati a Trapani nell’ambito dell’indagine svolta dalla Direzione distrettuale antimafia di Palermo, diretta dal giudice Roberto Scarpinato, su mafia, politica, colletti bianchi e appalti.
Sono sei i provvedimenti cautelari emessi dal gip Antonella Consiglio che riguardano, oltre al leader del movimento autonomista ”Nuova Sicilia”, Bartolo Pellegrino, accusato di concorso esterno in associazione mafiosa e corruzione, il direttore dell’Agenzia del demanio di Trapani, Francesco Nasca, 61 anni, anche lui accusato di concorso esterno in associazione mafiosa, gli imprenditori Vincenzo Mannina, 46 anni, Michele Martines, di 37, e Mario Sucamele, di 52. Il provvedimento cautelare e’ stato notificato in carcere a Francesco Pace, 65 anni, indicato come il reggente a Trapani di Cosa nostra.
L’indagine della squadra mobile e’ stata denominata ”Progetto mafia e appalti Trapani’ e costituisce uno sviluppo di attivita’ investigative che il 24 novembre 2005 avevano gia’ portato all’arresto di Pace e di altre 11 persone.

La Polizia di Stato ha sequestrato beni per un valore complessivo di 10 Mln euro all’imprenditore Vincenzo Mannina, il provvedimento e’ stato emesso dal giudice per le indagini preliminari Antonella Consiglio e riguarda quote sociali, impianti industriali di calcestruzzo e beni aziendali delle societa’ ”Mannina Vito Srl”, la ”Calcestruzzi e Asfalti Mannina Srl” e la ”Asfalti Sicilia Srl”, tutte con sede a Valderice (Trapani).
Tra gli arrestati l’ex vicepresidente della Regione siciliana Bartolo Pellegrino, 73 anni, leader del movimento politico ”Nuova Sicilia” accusato di concorso esterno in associazione mafiosa e corruzione, sono stati concessi gli arresti domiciliari per via dell’età.


Bartolo Pellegrino
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Pellegrino, fra il 2001 e il 2003, ha ricoperto anche la carica di assessore regionale al Territorio e Ambiente. Secondo gli inquirenti, l’ex deputato regionale avrebbe avuto rapporti con boss mafiosi di Trapani e sarebbe stato a loro disposizione.
L’ex vicepresidente della Regione e’ accusato di avere ricoperto il ruolo di cerniera fra i mafiosi e la politica.
Il leader di ”Nuova Sicilia”, secondo l’accusa, avrebbe avuto un rapporto stabile con il capomafia trapanese Francesco Pace, anche lui raggiunto stamani da un provvedimento cautelare emesso dal gip.
Per i pm della Dia di Palermo, Pellegrino sarebbe stato “a disposizione” per interventi di tipo amministrativo o politico in favore degli interessi della mafia. Il politico, sostengono gli investigatori, avrebbe inoltre concordato con i boss l’individuazione di possibili candidati a elezioni politiche, ma anche l’aggiudicazione di gare d’appalto, come quella per i lavori della funivia Trapani-Erice.
E’ stato raggiunto dall’ordine di arresto anche il Dirigente dell’ Agenzia del Demanio Francesco Nasca, 61 anni, ex direttore tributario dell’Agenzia del Demanio di Trapani – ex responsabile del servizio preposto alla gestione ed alla destinazione dei beni confiscati alle organizzazioni mafiose – accusato di concorso esterno in associazione mafiosa (sull’argomento leggi nella sezione “politica” del blog www.la-tua-voce.it “Dubbi sulla gestione dei beni confiscati alla mafia” del 26 aprile 2006).
Nasca, che ha lasciato l’agenzia del demanio nel giugno del 2006, avrebbe messo a disposizione delle cosche trapanesi il proprio ruolo per”pilotare” i beni confiscati alla mafia, tentando di restituirli ai boss.


Veduta di Trapani e del porto
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La polizia ha accertato che Francesco Nasca ha contribuito “alla realizzazione del programma di Cosa nostra, tendente ad impedire o rallentare le procedure amministrative previste dalla legge nel settore della gestione e della destinazione dei beni confiscati alle organizzazione mafiose”.
L’ex dirigente del Demanio, per gli inquirenti, al fine di favorire il capo del mandamento mafioso di Trapani, Francesco Pace, anche lui raggiunto da provvedimento cautelare, ed i suoi imprenditori di fiducia, si sarebbe adoperato per predisporre, senza averne i poteri, una relazione con la quale aveva falsamente valutato, sottostimando il valore della ”Calcestruzzi Ericina”, azienda confiscata al boss Vincenzo Virga, in modo da consentirne l’acquisto ad un prezzo notevolmente inferiore al suo valore reale, ad un imprenditore contiguo alla famiglia mafiosa locale, Vincenzo Mannina, arrestato con l’accusa di “associazione mafiosa”.
La vicenda era stata segnalata alla polizia dall’ex prefetto di Trapani, Fulvio Sodano, che e’ stato poi trasferito (leggi sull’archivio del blog www.la-tua-voce.it “Mafia, non smettere di indagare” del 6.10.2006)
Grazie alle intercettazioni ambientali la Polizia ha riscontrato le prove sui rapporti fra il leader del movimento politico autonomista ”Nuova Sicilia”, Bartolo Pellegrino e gli esponenti di Cosa nostra trapanese, tra cui Filippo Coppola, Francesco Bica e Francesco Orlando, gia’ segretario particolare del politico.
Per l’accusa, i continui e reiterati rapporti di Pellegrino con esponenti di vertice della cosca mafiosa trapanese hanno permesso loro di assicurarsi il controllo di rilevanti attivita’ imprenditoriali nel settore edilizio ed urbanistico, programmando la realizzazione di speculazione mediante il mutamento della destinazione d’uso da verde agricolo a zona edificabile di ampie aree nel quartiere Villa Rosina di Trapani, modificandone gli indici di edificabilita’ nel contesto del piano regolatore di Trapani.
L’affare riguardava un ampio programma edilizio che si doveva realizzare nel quartiere Villa Rosina a Trapani e che prevedeva la costruzione di 600 appartamenti di edilizia residenziale. Per l’accusa Pellegrino si sarebbe impegnato ad adoperarsi, nella qualita’ di assessore regionale, affinche’ il programma edilizio andasse a buon fine.
L’ex vicepresidente della Regione, come sottolineano gli inquirenti, avrebbe fatto ”mercimonio delle proprie funzioni di assessore”, per avvantaggiare gli interessi dei mafiosi. L’ex deputato regionale avrebbe accettato, come si legge dal provvedimento cautelare, una somma di denaro da parte del boss Francesco Pace, Antonino Birrittella (l’imprenditore arrestato per mafia due anni fa e adesso pentito) e dall’imprenditore Vito Agugliaro, la promessa sarebbe stata di 500 euro per ciascuno degli appartamenti progettati dalla societa’ Mediterranea Costruzioni (cui Augugliaro era interessato).

va.pe.

by Fonte:ANSA 4.04.07
I tentacoli della mafia su colletti bianchi, appalti e gestione dei beni confiscati.ultima modifica: 2007-04-04T20:36:00+02:00da aldo251246
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