il tenente Canale«Questa sentenza è un omaggio alla memoria del giudice Borsellino»

«Non ha favorito le cosche mafiose». Assolto anche in appello il tenente Canale«Questa sentenza è un omaggio alla memoria del giudice Borsellino»


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FATTI & NOTIZIE
Tratto dal “Giornale di Sicilia
Venerdì 18 Luglio 2008
di Monica Ceravolo

Per l’ex braccio destro del magistrato trucidato dai boss, termina una vicenda giudiziaria iniziata più di otto anni fa

PALERMO. (moce) Assolto, anche in appello, il tenente Carmelo Canale. L’ex collaboratore di Paolo Borsellino si scrolla, così, di dosso una accusa pesante: concorso in associazione mafiosa e cor¬ruzione, per la quale rischiava fino a 10 anni di carcere.
Questa la condanna che la Procura aveva chiesto. Invece i giudici della quarta sezione della corte d’appello di Palermo hanno confermato l’assoluzione già emessa nel primo grado di giudizio il 15 novembre del 2004.

di Monica Ceravolo

Per Carmelo Canale, ex braccio destro di Paolo Borsellino, termina una vicenda giudiziaria iniziata nel 2000 e, quasi con macabra ironia, l’appello si conclude a due giorni dall’anniversario della strage di via d’Amelio. Una situazione che non è sfuggita al diretto interessato tanto da fargli dichiarare – qualche attimo dopo avere saputo di essere stato assolto -: «Tra due giorni é l’anniversario della morte di Paolo Borsellino, e questa sentenza di oggi è un omaggio alla sua memoria».
I rapporti tra l’ufficiale e il magistrato ucciso erano più che semplici contatti di lavoro, il tenente sarebbe stato accolto a casa del giudice e di questi rapporti si tenne conto anche nel giudizio nei confronti di Canale: se fosse stato una “spia”, un uomo di esperienza come Borsellino se ne sarebbe accorto. Questo si può leggere nelle motivazioni della prima sentenza.
Ce n’è un altro di aspetto ironico in questa vicenda: a sostenere l’accusa contro Canale nel primo processo, è stato tra gli altri il pm Massimo Russo (attuale assessore regionale alla Sanità) che con il tenente aveva lavorato fianco a fianco alla Procura di Marsala guidata da Borsellino. Si sono ritrovati di fronte in aula, uno sul banco dell’accusa, l’altro su quello degli imputati.
Canale venne indagato nel 1996, mentre era in servizio al Ros. Contro di lui anche le dichiarazioni di alcuni pentiti che lo avevano descritto come una persona «corrotta» e «disponibile nei confronti dei boss».
Durante la requisitoria, in primo grado, l’accusa aveva dipinto Canale come «Giano bifronte», una talpa infiltrata nei ranghi dello Stato al servizio della mafia. L’assoluzione arrivò con formula piena «perché il fatto non sussiste».
La procura si era appellata a quella sentenza adducendo «gravi errori di fatto» commessi dal tribunale. Ma l’assoluzione è stata ribadita.
«Ancora una volta – ha commentato l’avvocato Gianfranco Viola, legale di Canale – la magistratura giudicante palermitana si erge a monumento della giustizia».

Monica Ceravolo

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