Baldassare Bonura: ll discorso di Salvatore Borsellino a Piazza Farnese: questi sono gli eroi – riceviamo e pubblichiamo

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Via D’Amelio
19 luglio 1992 
Immagine tratta da files.meetup.com

tratto da “it.politica.pds” 31.01.2009

ll discorso di Salvatore Borsellino a Piazza Farnese: questi sono gli eroi

Perché leggendolo qualcuno mediti. E perché rimanga, sempre rileggibile, negli archivi di Google.

Grazie a tutti.

Grazie a tutti. Ringrazio soprattutto quei tanti ragazzi, quelle tante persone che ho incontrato oggi qui e che vengono da tutte le parti d’Italia. Sono quei ragazzi che incontro quando vado in giro per l’Italia a gridare la mia rabbia e a cercare di suscitare nella gente quella indignazione che io ritengo che tutti dovrebbero avere nel vedere il baratro nel quale stanno facendo precipitare il nostro Paese.

 

ll discorso di Salvatore Borsellino a Piazza Farnese: questi sono gli eroi

Vedete, ieri Sonia Alfano mi ha telefonato e mi ha detto: “Guarda, abbiamo pensato di proiettare un video nel quale si vedranno delle immagini crude, delle immagini della strage di Paolo”. Mi ha chiesto se poteva farlo, se sarei stato in qualche maniera colpito, in qualche maniera sconvolto.

Vedete, quelle immagini non mi sconvolgono affatto: vorrei che venissero proiettate ogni giorno alla televisione in Italia, perché la gente si rendesse conto di quello che è stato fatto, si rendesse conto di qual è il sangue sul quale si fonda questa disgraziata Seconda Repubblica, capisse che è fondata sul sangue di quei morti.

Vedere quelle immagini non mi sconvolge. Una cosa mi sconvolge: vedere le immagini di quelle stragi dopo aver visto quelle due persone che prima parlavano di Dell’Utri, parlavano delle bombe che metteva Mangano, e ridevano. Ridevano, ghignavano rispetto a quelle cose: ecco, quello questo mi sconvolge.

Io vorrei che quelle due persone venissero messe in una cella come mettevano quegli assassini di Arancia Meccanica: aprirgli gli occhi e costringerli a vedere, vedere, vedere, vedere in continuazione quelle stragi. Ecco quello che vorrei.

Io ho visto oggi quelle stragi e mi sono ricordato di una cosa che mi ha detto Gioacchino Genchi, che è arrivato sul luogo della strage due ore dopo che la strage era successa. Io ci misi cinque ore a sapere che mio fratello era morto perché la televisione dava notizie contraddittorie: dicevano “Forse è stato ferito un giudice, forse sono stati feriti uomini della scorta”. Fu mia mamma che, cinque ore dopo, mi telefonò dall’ospedale e mi disse: “Tuo fratello è morto”.

C’era qualcuno, però, che si chiamava Contrada, che lo seppe ottanta secondi dopo che mio fratello era stato ucciso, e io vorrei, io chiedo, io grido: “Voglio che queste cose vadano a finire nelle aule di giustizia! Che ci siano processi per queste complicità che ci sono state all’interno dello Stato!”.

L’avete sentito di cosa parlavano Berlusconi e Dell’Utri: ecco perché vogliono proibire le intercettazioni, perché quelle cose non possiamo, non dobbiamo sentirle. Non dobbiamo sentirle, se no ci rendiamo conto di quella che è oggi la classe politica che ci governa, ci rendiamo conto di chi oggi ha occupato le istituzioni.

Il più grande vilipendio alle istituzioni è che queste persone indegne di occupare quei posti occupino quelle istituzioni. Questo è il vilipendio alle Istituzioni, questo è il vero vilipendio allo Stato. È il fatto che una persona che è stata chiamata “Alfa”, in un processo che non è potuto andare avanti perché è stato bloccato, come tutti gli altri processi che riguardano i mandanti occulti, che rigurdano i mandanti esterni. Il vero vilipendio alle istituzioni è che Alfa oggi possa occupare un posto così alto all’interno delle nostre Istituzioni.

Genchi arrivò in quella piazza due ore dopo la strage, mi ha raccontato che aveva conosciuto Emanuela Loi un mese prima, perché faceva da piantone alla Barbera. Era una ragazza che non era stata addestrata per fare il piantone, per fare la scorta a un giudice ad alto rischio di vita come Paolo Borsellino. Eppure quel giorno era lì a difendere con il suo corpo, e nient’altro che con quello, Paolo Borsellino.

Questi sono gli eroi. Questi, non quelli di cui parla Berlusconi, parla Dell’Utri, dicendo che Vittorio Mangano deve’essere considerato un eroe. Gli eroi sono questi ragazzi che il giorno dopo la morte di Falcone: ce n’erano cento tra poliziotti e Carabinieri che si erano in fila dietro la porta di Paolo per chiedergli di far parte della sua scorta. Si erano messi in fila per andare a morire, perché Paolo sapeva che sarebbe morto e quei ragazzi, mettendosi in fila dietro la porta di Paolo, sapevano che sarebbero morti anche loro.

Gioacchino Genchi mi raccontò che due ore dopo la strage, arrivando in via D’Amelio, vide i pezzi di Emanuela Loi che ancora si staccavano dall’intonaco del numero 19 di via D’Amelio. La riconobbe perché c’erano dei capelli biondi insieme a quei pezzi.

E quei pezzi di di quella ragazza vennero messi in una bara, vennero riconosciuti solo perché era l’unica donna che faceva parte della scorta, vennero messi in una bara e mandati a Cagliari E sapete cosa venne fatto poi? Quello che chiamiamo Stato ha mandato ai genitori di Emanuela Loi la fattura del trasporto di una bara quasi vuota da Palermo a Cagliari. Questo è il nostro Stato. Questo è lo Stato che ha contribuito ad ammazzare Paolo Borsellino, auccidere Paolo Borsellino, e io vi racconto queste cose non per farvi commuovere, non per farvi piangere: non è il tempo di piangere.

È il tempo di reagire, di lottare: è il tempo di resistenza! È i tempo di opporsi a questo governo che sta togliendo il futuro ai nostri figli, ai nostri ragazzi, che ci sta consegnando un paese senza futuro. E la colpa è nostra, che abbiamo permesso che tutto questo succedesse.

Quando Cossiga dice – dopo la manifestazione dei ragazzi universitari che hanno capito che in Italia si sta cercando di distruggere l’istruzione, perché è l’istruzione, il conoscere che può portare alla resistenza. Anche durante il fascismo le scuole erano centri di resistenza. Allora vogliono distruggere anche quella e i nostri ragazzi l’hanno capito e hanno reagito in tutta Italia – e Cossiga cosa ha detto? Ha detto che bisogna infiltarre in mezzo a quei ragazzi degli infiltrati in maniera che rompano vetrine, che vengano distrutte macchine, in maniera che poi il suono dell’ambulanza sovrasti quello della sirena. Si augura addirittura che venga uccisa qualche donna, qualche bambino per poi potere manganellare quei ragazzi.

Ecco, dobbiamo essere noi a metterci davanti a loro, siamo noi che ci meritiamo quelle manganellate per avere permesso che il nostro Paese diventasse quello che è diventato. Un Paese che non è degno di stare nel mondo civile: siamo peggio della Colombia, siamo peggio di ogni altro paese dell’Africa.

Genchi è arrivato in via D’Amelio due ore dopo la strage, ripeto, si è guardato intorno e ha visto in alto un castello. Ha capito che non poteva essere che da quel posto che aveva potuto essere azionato il telecomando che ha provocato la strage. Allora Genchi è andato in quel castello, ha cercato di identificare le persone che c’erano dentro, e poi le ha identificate mediante le sue tecniche. Ha capito che da quel castello partirono delle telefonate che raggiungevano cellulari di mafiosi, che segnavano la strada che Paolo doveva fare da Villagrazia di Carini per arrivare al posto dove avvenne la strage. Perché Genchi ha quelle capacità, ha quelle possibilità: le sue conoscenze tecniche sono enormi. Ed egli è in grado, dagli incroci dei tabulati telefonici,  non dalle intercettazioni, di riuscire a inchiodare i responsabili di quella strage, i responsabili di tante altre cose.

Ecco perché si sta cercando di uccidere Genchi, ecco perché oggi, così come hanno ucciso i magistrati, si cerca di uccidere anche Genchi. Questo è il vero motivo: per togliere ancore un’altra arma a quella che è la parte sana di Stato che è rimasta. Cercano di uccidere Genchi, hanno ucciso dei magistrati. Io ieri ho sentito un magistrato, uno di questi uccisi senza bisogno di tritolo, uno di questi magistrati mi ha detto: “Avrei preferito essere ucciso col tritolo piuttosto di essere ucciso così, giorno per giorno, come mi stanno uccidendo”. Perché vedete, i magistrati oggi, chi ancora cerca di combattere la criminalità organizzata, non viene più ucciso con il tritolo, viene ucciso in maniera tale che la gente non se ne accorga neanche, che la gente non reagisca, perché le stragi del 1992 portarono a quella reazione dell’opinione pubblica, portarono a quelle cose mi ero illuso di riconoscere come quel fresco profumo di libertà di cui parlava Paolo. Quel profumo di libertà che si oppone al puzzo del compromesso morale, dell’indifferenza, della contiguità e fino della complicità, che è quel puzzo che oggi ci sta sommergendo, quel puzzo dal quale oggi non possiamo stare lontani perché sta permeando tutto il nostro Stato, tutta la nostra vita politica, tutte le nostre istituzioni.

Io, dopo la morte di Paolo, arrivai a dire che se Dio aveva voluto che Paolo morisse perché il nostro Paese potesse cambiare, allora avrei ringraziato Dio di averlo fatto morire. Perché questo era il sogno di Paolo e Paolo sarebbe stato felice di sapere che era morto per quello. Oggi, guardate il baratro nel quale siamo precipitati: io ringrazio Dio che Paolo sia morto, che oggi Paolo non venga ucciso come stanno uccidendo De Magistris, come stanno uccidendo Apicella, come hanno ucciso Clementina Forleo. Io ringrazio Iddio che Paolo non venga ucciso in questa maniera.

E che messaggi ci arrivano dalla magistratura? Il presidente dell’Anm dice: “Abbiamo dimostrato che la magistratura possiede gli anticorpi per reagire”. È una vergogna che un magistrato possa dire queste parole! La magistratura ha dimostrato, semmai, di avere al suo interno quelle cellule cancerogene che la stanno distruggendo, e così come hanno vissuto e hanno pervaso tutte le nostre istituzioni, tutta la classe politica. La magistratura, almeno nei suoi organi, almeno superiori, ha dimostrato di essere corrotta al suo interno, che ormai il cancro sta attaccando e sta entrando in metastasi anche negli organi di governo della magistratura. E non è difficile pensarlo se pensiamo che a vice presidente del CSM, quello che dovrebbe essere l’organo di autogoverno della magistratura, c’è una persona indegna, indegna, indegna come Mancino. Una persona che mente. Mente spudoratamente dicendo di non avere ricevuto, di non avere incontrato Paolo Borsellino il primo luglio del 1992, quando sicuramente a Paolo Borsellino venne prospettata quella ignobile, quella scellerata trattativa tra lo Stato e la criminalità organizzata per cui Paolo Borsellino è stato ucciso. Perché Paolo non può aver fatto che mettersi di traverso rispetto a questa trattativa, questo venire a patti con la criminalità che lui combatteva, questo venire a patti con chi poco più di un mese prima aveva ucciso quello che era veramente suo fratello, Giovanni Falcone.

Paolo non può che essere rimasto così sdegnato da opporsi a questa trattativa e a questo punto Apolo doveva essere eliminato, e doveva essere eliminato in fretta. Tant’è vero che il telecomando della strage di via D’Amelio fu premuto, anche se queste cose non sono potute ancora arrivare al dibattimento perché tutti i processi sono stati bloccati… Genchi ha dimostrato che quel telecomando arrivava da dal castello Utveggio, e al castello Utveggio c’era un centro del Sisde, un centro dei servizi segreti italiani. Ed è da quel punto che è arrivato il comando che ha suscitato la strage.

Ecco perché Genchi deve essere ucciso anche lui. Hanno ucciso Paolo Borsellino, hanno ucciso Giovanni Falcone e adesso uccidono anche Genchi, uccidono De Magistris, uccidono tutti i giudici che in qualche maniera cercano di arrivare alla verità. […] Così qualunque giudice che arriva a toccare i fili scoperti muore, non si può arrivare a quel punto perché purtroppo oggi gli equilibri che reggono questa seconda repubblica sono basati sui ricatti incrociati che si fondando sull’agenda rossa. Un’agenda rossa che è stata sottratta dalla macchina ancora in fiamme di Paolo Borsellino, un’agenda rossa in cui queste trattative, queste rivelazioni che in quei giorni gli stavano facendo pentiti come Gaspare Mutolo, come Leonardo Messina, erano sicuramente annotate.

Quell’agenda doveva sparire, è questo uno dei motivi per cui è stata effettuata quella strage. Quell’agenda doveva sparire, su quell’agenda io credo che si basano buona parte dei ricatti incrociati su cui si basano gli equilibri di questa seconda repubblica. E allora Mancino non può venirmi a dire che non ricorda di aver incontrato Paolo Borsellino. Non può soprattutto adoperare quel linguaggio indegno che adopera. Dice: “Io non posso ricordare se fra gli altri giudici c’era anche Paolo Borsellino, che non conoscevo fisicamente”. Ma Mancino non hai visto chi era quel giudice vestito con la sua toga che trasportava la bara di Falcone? Non l’hai visto? Non ti interessavano quelle immagini? Eri ministro dell’interno e non ti interessava che cosa stava succedendo in Italia in quei giorni? Non ti interessava, tanto che a fronte di quell’agenda che io ho mostrato e nella quale c’è scritto “ore 19.30 Mancino”, scritto di pugno autografo da Paolo. Lui ha mostrato alla televisione un calendarietto come quello che adoperano le segretarie, in cui non c’era scritto assolutamente niente, l’ha mostrato semplicemente un attimo: c’erano scritte tre frasi in quella settimana.

È questo quello che fanno i nostri ministri, oltre che cercare di accordarsi con la criminalità organizzata. È per questo che è stato ucciso mio fratello: è perché mio fratello si è messo di traverso rispetto a questa trattativa, è per questo che doveva essere ucciso. Io chiedo, e non smetterò di chiederlo finché avrò vita, che sia fatta giustizia, che vengano cacciati dalle istituzioni tutte quelle persone che sono complici di quello che è successo. Non che venga data l’impunità a chi dovrebbe essere sottoposto a processi e invece non può essere neanche indagato, non può essere intercettato, non si può fare nulla. Dobbiamo subire, stanno adottando la tecnica della frana, per cui ci hanno infilato in un’acqua che a poco a poco si riscalda e la gente non si accorge il punto a cui arriviamo.

Attenzione! Attenti! Stiamo precipitando nel baratro e da questo baratro dobbiamo uscire perché lo dobbiamo a questi morti. Lo dobbiamo a Giovanni Falcone, a Paolo Borsellino, a Emanuela Loi, lo dobbiamo a questi che veramente sono eroi, dobbiamo riappropriarci del nostro paese, questo paese è nostro, lo Stato siamo noi, non queste persone che indegnamente occupano le istituzioni.

Vi lascio con tre parole che un altro dei giudici che hanno tentato di uccidere ha detto, ed è quello che dobbiamo fare, l’unica cosa che ci resta da fare prima di cadere in un regime dal quale non ci potremo più districare: Resistenza! Resistenza! Resistenza!

29.gennaio.2009

 

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