Boss Lo Piccolo, nuovi ordini di custodia per omicidio

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Fonte immagine ANSA
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Omicidio a Palermo, ordini di custodia a boss Lo Piccolo
Tratto da ANSA
19 giugno 2009

PALERMO – La polizia ha fatto luce su un omicidio di mafia commesso a Palermo nove anni fa. La vittima era Giampiero Tocco che venne sequestrato dai sicari davanti alla figlia minorenne. Per questo delitto la procura di Palermo ha chiesto ed ottenuto dal gip tre ordini di custodia cautelare. Si tratta dei boss mafiosi Sandro e Salvatore Lo Piccolo e Damiano Mazzola, già detenuto per altro.

Il provvedimento deriva da una complessa attività investigativa condotta dalla Squadra mobile anche a riscontro delle dichiarazioni rese dai più recenti collaboratori di giustizia, che ha permesso di ricostruire la vicenda. Dalle indagini è emerso che Tocco venne prelevato mentre si trovava nella sua automobile insieme alla figlia. A sequestrarlo furono falsi appartenenti alle forze dell’ordine che simularono un controllo. L’uomo venne condotto in una abitazione di Torretta, un paese del Palermitano, dove venne interrogato sull’omicidio di Giuseppe Di Maggio, avvenuto poco tempo prima. Si trattava del figlio del boss di Cinisi Procopio Di Maggio. Dopo essere stato “interrogato” dai mafiosi, Tocco è stato strangolato e il suo corpo sciolto nell’acido.

Le armi della mafia, scoperto il custode . Carcere duro per altri tre indagati

Tratto dal Giornale di Sicilia

9 giugno 2009

di Riccardo Arena

L’ARSENALE NASCOSTO A VILLA MALFITANO. Si chiamava Antonino La Mattina e faceva il portiere allo Zen: è morto un anno fa per cause naturali

La Dda ha chiesto e ottenuto dal ministerodellaGiustizial’appli­cazione del 41 bis per il giardi­niere di Villa Malfitano Agosti­no Pizzuto, il cognato Carmelo Militano e Vincenzo Troia

L’uomo che per alcuni me­si aveva tenuto le armi dei Lo Pic­colo era un portiere dello Zen, condannato a sette anni e due mesi in primo grado, nel proces­so «San Lorenzo V»: si chiamava Antonino La Mattina ed è morto per cause naturali l’anno scor­so. Ad individuarlo, sebbene il pentito Michele Visita non ne co­noscesse il nome, sono stati i ca­rabinieri del Comando provin­ciale, che stanno cercando di ri­costruire il percorso dell’arsena­le dei capomafia di Tommaso Na­tale, quelle armi da guerra con cui Salvatore e Sandro Lo Picco­lo erano pronti a dare battaglia alle cosche rivali e, se necessa­rio, anche allo Stato.

E mentre le indagini sono in pieno svolgimento, la Dda ha chiesto e ottenuto dal ministero della Giustizia l’applicazione del 41 bis, il regime di carcere du­ro, per l’ultimo custode delle ar­mi, il giardiniere di Villa Malfita­no Agostino Pizzuto, il cognato Carmelo Militano e Vincenzo Troia. Si tratta di tre degli indaga­ti dell’operazione Eos, che il me­se scorso portò a 19 fermi di pre­sunti esponenti delle cosche di San Lorenzo, Pallavicino, del­l’Arenella e di Palermo Centro: nei loro confronti, secondo i pm Gaetano Paci e Lia Sava, ci sono ragioni di cautela particolari, perché Pizzuto era il custode del­le armi, Militano voleva uccide­re l’ex capo mandamento di San Lorenzo, Pino Lo Verde, e nel corso di un colloquio proprio con il cognato cercava «acido, acido, acido quello forte, te la fi­di a trovarlo?». Pizzuto aveva ri­sposto di sì e i due, che in prece­denza avevano parlato dell’arse­nale, indicando le singole armi che ne facevano parte, sono rite­nuti estremamente pericolosi.

Non è ritenuto da meno Troia, pure lui trovato in possesso di una pistola, al momento del fermo e anche lui, come Piz­zuto, sottoposto al processo per direttissima, davanti alla quinta sezione del Tribunale, presiedu­ta da Gioacchino Scaduto. Ieri mattina l’udienza è saltata pro­prio per la nuova situazione, che impone ai due imputati la parte­cipazione a distanza al processo. Pizzuto, assistito dagli avvo­cati Giovanni Di Benedetto e Re­nato Canonico, e Troia, difeso dagli avvocati Sergio Monaco e Michele De Stefani, rischiano condanne severissime.

A parlare dei trasferimenti delle armi, della consegna al portiere dello Zen e poi dello sposta­mento prima nel garage dei Troia di via Castelforte, poi a ca­sa di Pizzuto e infine a Villa Malfi­tano, e a indicare il punto preci­so in cui era nascosto l’arsenale, è stato il pentito Michele Visita, uno dei 19 fermati – subito scarcerati- dell’operazione Eos.

Lo stesso Visita ha aggravato la posizione dell’ex assessore regionale ai Beni culturali Antonel­lo Antinoro (Udc), già indagato con l’ipotesi di voto di scambio con i mafiosi, alle regionali del 2008. Visita ha detto di avere assi­stito alla consegna di una «busta gialla contenente denaro» da parte di Antinoro. A riceverla, due dei tre neodetenuti al 41 bis: Troia e Pizzuto.

L’arsenale della mafia trovato a Villa Malfitano

LA CURIOSITA’

E Pizzuto si rade Via i basettoni alla «scozzese»

Un capomafia con quei baset­toni che lo rendevano facilmente identificabile e difficilmente di­menticabile era un capomafia ati­pico. Sarà stato forse per questa presa di coscienza tardiva, che a quel suo «segno particolare» Ago­stino Pizzuto ha rinunciato, ta­gliandosi i basettoni «alla scozze­se» che gli prendevano entrambe le guance. La scelta di radersi è stata giudicata strana, al punto che la direzione del penitenziario ha immediatamente segnalato il fatto «anomalo» alla Oda. II boss, poi, era atipico anche per un altro aspetto: come giardiniere di Villa Malfitano aveva combattuto il punteruolo rosso e si era più volte concesso a giornali e tv. Un boss cosi, che si faceva vedere così tan­to, non si era mai visto. R.AR.

Boss Lo Piccolo, nuovi ordini di custodia per omicidioultima modifica: 2009-06-19T13:47:00+02:00da aldo251246
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