Tratto dal Giornale di Sicilia
11 giugno 2009
di Riccardo Arena
INCHIESTA HIRAM. Rodolfo Grancini, massone e faccendiere, collabora con la Dda di Palermo
Il presidente dei circoli del Buon Governo di Orvieto fa ampie ammissioni sul reticolo che in Cassazione consentiva di ritardare o di far saltare le decisioni definitive.
C’era un cancelliere che in Cassazione prendeva soldi per aggiustare i processi: ritardare, rinviare, far sparire i fascicoli dei giudizi, anche di quelli riguardanti imputati dì mafia. Esattamente Guido Peparaio, il commesso finito in carcere un anno fa, nell’ambito dell’inchiesta Hiram. Dopo un anno di carcere Rodolfo Grancini, il faccendiere che era al centro del grande intreccio dell’indagine su mafia, massoneria e Cassazione, decide di parlare con i magistrati: adesso è un dichiarante e ha già riempito i primi verbali. L’inagine dunque si estende e potrebbe avere sviluppi notevoli.
Ai pm di Palermo Paolo Guido te Fernando Asaro, Grancini, di origini umbre ma con amicizie in tutta Italia, ha cominciato a parlare del suo «reticolo» in piazza Cavour nel palazzo della Cassazione cui spesso i processi venivano ridimensionati o ritardati, a seconda delle esigenze degli imputati, anche mafiosi o prossimi congiunti di mafiosi. II cancelliere di cui parla Grancini avrebbe preteso del denaro per i propri servigi. II faccendiere si è riservato di farne il nome in uno dei prossimi interrogatori, in cui chiarirà anche i meccanismi di intervento della massoneria nel complesso gioco degli aggiustamenti.
L’indagine Hiram riguarda, in Sicilia, tre province: gli imputati sono il ginecologo palermitano Renato Gíoacchino De Gregorio, gli imprenditori Michele Accomando e Nicolò Sorrentino, originari di Mazara del Vallo e di Marsala, Calogero Russello, di Agrigento, e Calogero Ucata, ex assessore comunale a Canicattì, oltre all’impiegato della Cassazione Guido Peparaio.
La posizione di Grancini era stata stralciata per un motivo tecnico-formale dal processo principale e la terza sezione del tribunale, presieduta da Raimondo Loforti, a latere Nicola Aiello e Riccardo Corleo, aveva dichiarato nullo il decreto che dispone il giudizio, rimandando l’imprenditore di fronte al Gup Agostino Gristina.
Grancini è anche presidente del circolo del Buon Governo di Orvieto e – secondo quanto è emerso dalle indagini – è in stretti rapporti con il senatore del Pdl Marcello Dell’ Utri, che dei circoli è il fondatore.
Secondo i carabinieri dei Comandi provinciali di Trapani e di Palermo, ad essere favoriti dai ritardi pilotati sarebbero stati anche Giovanbattìsta ed Epifanio Agate, rispettivamente fratello e figlio del boss di Mazara del Vallo Mariano Agate. Il fascicolo riguardante un processo per violenza sessuale contro il ginecologo Renato Di Gregorio sarebbe letteralmente sparito dalla Cassazione e grazie a questa anomalia íl medico riuscì a evitare per tre anni che la sentenza contro di lui divenisse definitiva.
Nel novembre scorso i pm Guido e Asaro avevano provato a interrogare il Venerabile Maestro della Loggia P2, Licio Gelli, che si era però avvalso della facoltà di non rispondere. Durante il processo l’ex assessore canicattinese Licata ha depositato un memoriale in cui ha fatto parziali ammissioni, sostenendo di essere intervenuto in Cassazione, anche lui attraverso i propri reticoli e legami massonici. «La mia attività massonica- aveva scritto l’imputato – è stata la causa non solo dei miei mali, ma anche dei mali della mia famiglia, che ormai da troppo tempo soffre per colpa mia tutta questa situazione».
Mafia: processo ‘Hiram’ Palermo, tutti assolti i 5 imputati
(Adnkronos) – I 5 imputati sono stati assolti con l’art. 530, secondo comma, la formula dubitativa dell’assoluzione. L’accusa era rappresentata dai pm della Dda di Palermo Paolo Guido e Fernando Asaro.