Il tribunale di Palermo conferma i sigilli alle quote ritenute tesoretto dei Lo Piccolo.

Rassegna stampa

«Il tesoretto del boss mafioso è stato sequestrato a Vicenza»

IL CASO. La finanza di Palermo ha sigillato quote di società beriche cedute da un presunto prestanome dei Lo Piccolo. Dalla procura siciliana un avviso di garanzia per trasferimento fraudolento di valori a Danilo Preto, ex componente cda di Sisa e amministratore delegato del Vicenza calcio

Il valore nominale delle quote è molto relativo (sui 10 mila euro), ma secondo la finanza le ditte «hanno un bel volume d’affari» e utili ingenti.

Soldi della mafia, quote sequestrate
Preto: «Non so nulla delle cosche»

Fonte http://www.ilgiornaledivicenza.it

16/10/2009 Diego Neri

Vicenza. Parte del tesoretto della cosca mafiosa dei Lo Piccolo è stata sequestrata a Vicenza. La guardia di finanza ne è convinta, tanto che ha sigillato le quote azionarie di quattro società venete, tre delle quali con sede in città, che costituirebbero una quota dei beni che un prestanome del boss Salvatore Lo Piccolo ha simulato di cedere in Veneto per non vederselo aggredire dalla magistratura. E quelle quote erano gestite da Danilo Preto, 59 anni, già componente del cda della catena di supermercati Sisa e amministratore delegato del Vicenza calcio dall’ottobre 2007.

La notizia, clamorosa, risale all’estate scorsa ma è stata resa pubblica ieri con un articolato servizio della redazione di Palermo di “Repubblica”. Le verifiche compiute con i detective del Gico delle fiamme gialle siciliane hanno confermato i sigilli e i sospetti. Preto è indagato dalla procura palermitana per trasferimento fraudolento di valori, anche se la sua posizione è ancora tutta da chiarire. E le sue presunte responsabilità da valutare.
Per comprendere la vicenda è necessario fare un passo indietro. I Lo Piccolo sono considerati una delle famiglie mafiose più potenti e sanguinarie del Palermitano. Fra i vari prestanome ai quali il boss Salvatore aveva chiesto di intestarsi e gestire i suoi beni c’era, secondo il sostituto procuratore Gaetano Paci, anche Paolo Sgroi, patron dei supermercati Sisa in Sicilia, deceduto nel settembre dello scorso anno. Il pm è convinto che attraverso Sgroi Cosa Nostra abbia fatto transitare beni dal valore ingentissimo, tanto che la sezione misure di prevenzione del tribunale di Palermo ha fatto sequestrare beni per 250 milioni di euro; in queste settimane si discute della loro confisca.
Nell’ambito di questa indagine, il magistrato e gli investigatori delle fiamme gialle comandate dal tenente colonnello Francesco Lanotte hanno scoperto che Sgroi aveva cercato di evitare prima della morte altri sequestri, e per questo aveva ordinato alla fiduciaria che gestiva alcune sue quote societarie di venderle a Preto. Si sarebbe trattato, secondo gli inquirenti, solo di una cessione simulata, e questo sarebbe comprovato da una lettera sequestrata dal Gico nella sede della fiduciaria durante una perquisizione. Di fatto, quei beni sarebbero potuti rientrare in qualsiasi momenti nelle mani dei siciliani, e la vendita serviva a raggirare la normativa antimafia.
Ma cosa c’entra Preto, stimato amministratore del gruppo Sisa (del quale è responsabile di comunicazione e marketing) oltre che del Vicenza calcio (entrambe estranee alla vicenda), in questa inchiesta?
In base a quanto ricostruito, Preto era legato a Sgroi non solo per una conoscenza all’interno del gruppo Sisa, ma da un franco rapporto di amicizia. Nell’ambito di questa confidenza, Sgroi avrebbe chiesto al vicentino di gestire quote di 4 società. Si tratta dell’8,3 per cento di “River srl”, “Agenda srl” e Open srl”, e del 6,8 per cento di “2M servizi srl”.
I finanzieri siciliani hanno incaricato i colleghi del Gico del Veneto e del comando provinciale di Vicenza di sequestrare quelle quote. Le tre società vicentine hanno tutte sede in via Pizzolati 104, in città, e si occupano di fornitura di servizi, consulenza e marketing. Il valore nominale delle quote è molto relativo (sui 10 mila euro), ma secondo la finanza le ditte «hanno un bel volume d’affari» e utili ingenti.
A Preto il provvedimento è stato notificato in estate, in Sardegna. Non è escluso che nulla potesse immaginare del reticolo di relazioni e di legami con la mafia che gli inquirenti sono convinti di aver ricostruito, e di essere stato in questo tratto in inganno dall’amico Sgroi. Diego Neri

Soldi della mafia, quote sequestrate
Preto: «Non so nulla delle cosche»

IL CASO. Il tribunale di Palermo conferma i sigilli alle quote ritenute tesoretto dei Lo Piccolo. L’ad del Vicenza si difende: «Solo un’operazione di patronage. Non sapevo che Sgroi fosse accusato di essere prestanome delle cosche»

http://www.ilgiornaledivicenza.it

17/10/2009

Diego Neri

Soldi della mafia, quote sequestrate
Preto: «Non so nulla delle cosche»

IL CASO. Il tribunale di Palermo conferma i sigilli alle quote ritenute tesoretto dei Lo Piccolo. L’ad del Vicenza si difende: «Solo un’operazione di patronage. Non sapevo che Sgroi fosse accusato di essere prestanome delle cosche»

17/10/2009

Vicenza. Il tribunale di Palermo ha convalidato il sequestro delle quote azionarie sigillate a Danilo Preto. Il provvedimento, datato mercoledì scorso, conferma al momento l’impianto accusatorio del pm Paci della procura siciliana, che da anni sta indagando sulle proprietà di Paolo Sgroi, deceduto nel settembre 2008, ritenuto un prestanome della famiglia mafiosa del boss Salvatore Lo Piccolo. Restano quindi sigillate le quote (dal 6,8 all’8,3 per cento) delle società River srl, Open srl e Agenda srl, tutte con sede in città in via Pizzolati 104, e di 2M Servizi srl, nel Veneziano.

Il loro valore nominale è di circa 10 mila euro, ma in base agli accertamenti della guardia di finanza tutte hanno un buon volume d’affari e quindi utili elevati.

L’ACCUSA. I finanzieri del Gico di Palermo sono arrivati a Vicenza e a Preto, 59 anni, volto noto in città come manager del gruppo di supermercati Sisa e amministratore delegato del Vicenza calcio, seguendo le mosse di Paolo Sgroi, patron dei supermercati Sisa in Sicilia, deceduto a 61 anni. Secondo i detective del tenente colonnello Lanotte, Sgroi era un prestanome della cosca Lo Piccolo che gli aveva dato in gestione beni dal valore ingentissimo. I militari ne hanno finora sequestrati per 250 milioni. Sgroi avrebbe ceduto quote delle 4 società a Preto, ritenuto un amico. Ma si sarebbe trattato di una cessione simulata, per aggirare le norme antimafia e non consentire di aggredire il patrimonio del clan da parte dello Stato.

LEGGI TUTTO http://www.ilgiornaledivicenza.it/stories/Home/95943_soldi_della_mafia_quote_sequestrate_preto_non_so_nulla_delle_cosche/

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