Mafia. Per Pulizzi, dopo l’archiviazione, la condanna

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Sentenza. Detenzione illegale di armi: per lo stesso motivo processati Alamia e Adamo

L’arsenale nel covo dei Lo Piccolo. Per Pulizzi due anni di carcere

In un primo tempo la Procu­ra aveva chiesto l’archiviazio­ne al gip.

Ma la richiesta è sta­ta respinta ed è scattata l’im­putazione coatta del collabo­ratore di giustizia

Cronaca di Palermo

Giornale di Sicilia

17 Febbraio 2010

di Sandra Figliuolo

Rispetto all’arsenale sepol­to e poi scoperto a maggio dell’ anno scorso a Villa Malfitano, quello detenuto da Gaspare Pu­lizzi era poca roba. Entrava tut­to in un pratico borsone: quat­tro Beretta calibro 9, tre 357 ma­gnum ed un revolver Smith& Wesson. Rigorosamente con matricola abrasa. Le armi furo­no ritrovate nel covo di Giardi­nello dove, il 5 novembre del 2007, vennero catturati i boss Salvatore e Sandro Lo Piccolo, Andrea Adamo e lo stesso Puliz­zi. Quest’ultimo, reggente di Carini e poi collaboratore di giustizia, è stato ora condanna­to a due anni di reclusione con il rito abbreviato proprio per aver detenuto illegalmente quelle armi, nonché per ricetta­zione. La sentenza è del giudice per l’udienza preliminare Mario Conte, che gli ha anche inflitto un multa di 400 euro. Una pena molto più severa di quella ri­chiesta dal pm.

Pulizzi, infatti, aveva riconosciuto come sua soltanto una delle 357 ma­gnum e l’accusa aveva dunque chiesto sei mesi di carcere e l’as­soluzione per gli altri reati. Per lo stesso motivo anche Adamo (che da capomafia di San Lorenzo ha poi deciso di pentirsi) ed il mafioso Piero Ala­mia sono già stati processati e condannati. Nel caso di Pulizzi, però, originariamente, la Pro­cura aveva addirittura chiesto l’archiviazione al gip.

II penti­to, infatti, che si è addossato la responsabilità diversi omicidi, ha sempre negato di essere a co­noscenza dell’arsenale. Ha am­messo solo di avere un’arma personale, una 357 magnum. Ma il giudice aveva respinto la richiesta e ordinato invece l’im­putazione coatta del boss. Che ieri è stato condannato.

Un fedelissimo dei Lo Picco­lo, Pulizzi. Pochi minuti prima che scattasse il blitz nel covo, gli uomini della sezione cattu­randi della Squadra mobile ave­vano visto proprio lui alla gui­da di una Toyota, con a bordo i boss di San Lorenzo.

Con loro fu arrestato anche Adamo. Nel giro di poco tempo, però, i due fiancheggiatori decisero di pas­sare dall’altro lato della barrica­ta. E iniziarono a parlare. Puliz­zi, in particolare, ha svelato i retroscena di diversi omicidi. Soprattutto quello del boss Ni­cola Ingarao, eliminato a pochi passi dal commissariato lisa, il 13 giugno del 2006. Non ebbe esitazioni a fare i nomi dei suoi ex capi. Così come incolpò i Lo Piccolo di altri due delitti, la scomparsa col metodo della lu­para bianca, del boss di Sferra­cavallo, Bartolomeo Spatola, e dell’omicidio connesso e com­piuto per errore di un fruttiven­dolo della borgata. (*SAFI*)

RETTIFICA

Oltre al pentito Gaspare Pulizzi, anche il boss Andrea Adamo, arrestato assieme a Salvatore e Sandro Lo Piccolo nel novembre 2007, è stato condannato per detenzione illegale di armi.
L’arsenale fu ritrovato nel covo di Giardinello dove i capimafia si nascondevano.
Mentre Pulizzi ha deciso dopo un anno di pentirsi, Andrea Adamo non si è mai dissociato da Cosa nostra, né ha mai manifestato il desiderio di collaborare con la giustizia. (*SAFI*)

Giornale di Sicilia
18 Febbraio 2010

Mafia. Per Pulizzi, dopo l’archiviazione, la condannaultima modifica: 2010-02-18T19:05:00+01:00da aldo251246
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