Concussione, arrestato un giudice tributario

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MILANO. 40 mila euro alla Ge­betz di Frosinone, per ottenere una sentenza favorevole

Fonte: Giornale di Sicilia

9 aprile 2010

Fatti&Notizie

La Gdf di Milano ha arre­stato con l’accusa di concussio­ne, questa mattina nel milane­se, il giudice tributario della Se­zione distaccata di Latina Save­rio Masi e il consulente tecnico della stessa commissione, Euge­nio Mariani.

Secondo le indagini i due avrebbero proposto a una socie­tà che aveva fatto ricorso con­tro un accertamento fiscale di emettere una sentenza favore­vole in cambio di una tangente da versare parte in contanti e parte su conti esteri. Le Fiam­me gialle hanno effettuato an­che una serie di perquisizioni presso le abitazioni e gli uffici degli indagati per reperire docu­mentazione utile alle indagini che peraltro riguardano anche ulteriori episodi di corruzione e appalti truccati.

Al centro delle indagini c’è la presunta richiesta da parte del­la coppia Masi-Mariani di una tangente di 40 mila euro alla Ge­betz di Frosinone, per ottenere una sentenza favorevole in rela­zione a un accertamento che ri­sale al 2004, riguardante la de­traibilità di interessi passivi su un finanziamento infragruppo di oltre 23 milioni di euro. La società non ha pagato la mazzetta, e lo scorso autunno ha sporto denuncia.

Mafia, in aula la figlia di una vittima: «Così rapirono papà sotto i miei occhi»

OMICIDIO TOCCO. Parla pure la moglie dell’imprenditore di Cinisi, sparito nell’ottobre del 2000: «Gli assassini sono animali»

La ragazzina, che oggi ha 16 anni, fece un disegno per de­scrivere i rapitori del padre, vestiti da poliziotti e a bordo di un’auto col lampeggiante. Con la mamma è parte civile.

Fonte: Giornale di Sicilia

26 marzo 2010

Cronaca di Palermo

di Riccardo Arena

Era una bambina, dieci anni fa, è una ragazzina adesso. Il rapi­mento del padre, avvenuto in sua presenza, lo racconta come un au­toma, senza tradire emozioni, co­me se fosse accaduto a un’altra bimba di sei anni e mezzo. Lei è la figlia di Giampiero Tocco, im­prenditore di Cinisi, vittima della lupara bianca, e ieri ha deposto davanti alla Corte d’assise, subito dopo la madre, Antonina Cucinel­la. Che ha definito gli assassini «gli animali che si sono portati mio marito».

Madre e figlia sono parte civile, con l’assistenza del­l’avvocato Carlo Ventimiglia. La sera dei 26 ottobre 2000, quando sparì Tocco, il cui cadavere non è mai stato trovato, la signora Cuci­nella chiese alla figlia un disegno per fissare i suoi ricordi nel modo più congeniale a una bambina. Lei lo fece. Ieri lo schizzo è stato acquisito agli atti. La figlia in aula ha risposto ai pm Annamaria Pi­cozzi e Francesco Del Bene e al presidente Fabio Marino. «Erano tre persone, ma ora non saprei riconoscerle. Si sono avvicinate e avevano le divise del­la polizia. Non ricordo se della po­lizia o dei carabinieri, ma se subi­to dopo i fatti ho detto polizia, al­lora doveva essere polizia. Aveva­no pure ì berretti, ed erano vestiti tutti allo stesso modo.

La macchi­na era una Uno, di colore blu chia­ro, e aveva un lampeggiante sul tetto. Ci hanno fermati e hanno detto a papà che doveva seguirli. Mio padre gli disse di lasciarmi stare, che lui andava con loro, ma non mi dovevano toccare. lo gli ho chiesto dove lo portavano, quando tornava e papà mi ha det­to che tornava presto. L’ho chie­sto pure a loro e non mi hanno ri­sposto. Mio padre come mi è sem­brato? Calmo, era calmo. Però non so dire se lo fosse sul serio o se si mantenesse così per non far­mi preoccupare. Poi ho chiamato mamma, col telefonino di papà». Antonina Cucinella, al contra­rio della figlia, ha ceduto alla commozione. Le hanno chiesto se il marito conoscesse Giuseppe Di Maggio, il figlio del boss di Cinisi, Procopio, a sua volta rapito e ucci­so un mese prima, nel settembre 2000, e lei ha risposto di sì: «Ma non avevano affari in comune, niente». Tocco, secondo l’accusa, avrebbe pagato con la vita un’in­dicazione ai killer proprio di «Pep­pone» Di Maggio, ritrovato in ma­re a Cefalù, pochi giorni prima della scomparsa di Tocco. Con uno degli imputati, Damiano Mazzola, la vittima aveva rappor­ti di lavoro: «E io- ha aggiunto la vedova – ho continuato a com­prare le piante da lui, anche dopo il fatto». Gli altri imputati sono Sal­vatore e Sandro Lo Piccolo.

Riccardo Arena

Concussione, arrestato un giudice tributarioultima modifica: 2010-04-10T10:11:00+02:00da aldo251246
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