Fini/Tulliani, “Scene da un matrimonio”, di Francesco Specchia

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La malattia senile di Gianfranco? II tullianismo liberal e radicale

Tratto da Libero

7 agosto 2010

di FRANCESCO SPECCHIA

LA SVOLTA DELL’EX LEADER DI AN RACCONTATO IN UN LIBRO DI PALMESANO: È L’INCONTRO CON L’ATTUALE COMPAGNA AD AVER STRAVOLTO I SUOI RIFERIMENTI CULTURALI E IDEOLOGICI

Dietro ogni grande uomo c’è una grande donna, e dietro di loro, talora, il fratello di lei. Così, gli uni dentro l’altra, nell’immagi­ne di una straordinaria matrjiotska paren­tale si risolve il triangolo Gianfranco Fini/ Elisabetta Tulliani/Giancarlo Tulliani. Un essere mitologico, una idra a tre teste che oggi scivola tra appartamenti a Mon­tecarlo occupati dallo spettro d’una con­tessa fascista e raccomandazioni Rai; e che rischia di apportare lutti alle falange finiana. Ma è sulla testa bionda dell’idra, la Tulliani, che, si concentrano gli antro­pologi. Elisabetta Tulliani detta Ely o E.T. (acronimo spielberghiano ad indicane la calata dall’alta nella politica italiana) 38 anni, moglie e madre silente non vanta una vita da romanzo. Anzi. Se non sapesse d’eresia, Ely è talmente sotto le righe da ri­cordare la Donna Rachele del Ventennio.

MUTAZIONE GENETICA

Nota alle cronache solo per i trascorsi sentimentali con gli imprenditori Gaucci padre e figlio, la signora s’è trascinata da blande attività d’avvocato a quelle di ex valletta da Domenica Sportiva.

Eppure forse è da ricercare nel “tullia­nismo”, inteso come liberismo sgraziato e moralismo inopportuno, il “precedente necessario e involontario del finismo”. Nel libro di un fondatore di An, Enzo Palmesano, “Gianfranco Fini-Sfida a Berlusconi” (Aliberti editore) ben s’articola la tesi che sostiene la mutazione genetica dell’ex neofascista in laicista convinto, da fustigatore di gay e immigrati in paladino delle minoranze. La Tulliani, ex elettrice radicale simpatizzante per Emma Boni­no, interrompe la narrazione finiana -se mai ce ne fosse stata una- e, al contempo, la plasma.

Scrive Palmesano: «Quando, a metà novembre 2007, Ely confermò in un’in­tervista al settimanale “Chi” di aspettare una figlia da Fini e parlò per la prima volta del loro rapporto, nel mondo missino fu­rono in tanti a dire che questo spiegava tutto, che Gianfranco aveva “sbroccato”, aveva perso la testa, dava i numeri in politica perché li dava pure nella vita privata. …In genere circolarono batture pesanti, da parte di ex camerati. Come diceva Ve­neziani, «guardando Fini mi convinco che la destra è una sinistra in ritardo». Insom­ma, ombra invisibile e martellante, Ely starebbe a Gianfranco come Simone de Beauvoir stava a Sartre, Hilary al Bill Clin­ton presidente, Margie Simpson al marito Homer scollato della playstation. Benin­teso: non che codesta trasfigurazione fi­niana sia stata un male.

SCHIERAMENTO NATURALE

In teoria, ogni liberale, laico e convinto che gli eletti debbano sempre essere mo­ralmente superiori ai propri elettori -co­me chi scrive- l’avrebbe sottoscritta. «Con la Tulliani ha fatto irruzione nella destra qualcosa di completamente diverso…. si capisce come Elisabetta Tulliani fosse l’emblema non solo di una nuova vita pri­vata, ma anche di una nuova politica di Gianfranco Fini, non più catalogabile nel suo schieramento naturale» continua Palmesano, confortato da un gioioso arti­colo di Filippo Ceccarelli su Repubblica. Il quale definisce la Tulliani «una ragazza in grado di ribaltare amicizie, riferimenti e universo del nuovo Fini proteso verso magnifiche e progressive sorti». Sicchè ecco il fiottare di temi laici, legati a euta­nasia, divorzio, cittadinanza agli immi­grati, e l’apertura agli omoaffettivi con in­vito alla Camera di Cecchi Paone (proprio mentre su An aleggiava ancora l’epifone­ma storaciano ‘A froci!). Diritti civili innal­zati al posto dei fasci littori. E poi ecco Fini riconoscere alle donne un ruolo di pro­fonda innovazione, da ’68 e dintorni. le­gittimandolo nel suo libro “Il futuro della libertà – Consigli non richiesti ai nati nel 1989” inno contro la mignottocrazia e per la trasparenza etica.

E per il Fatto Quoti­diano la coppia Fíni/Tulliani supera gli amori e le politiche Almirante, Togliatti, Andreotti, Pertini. In brutale sintesi, la vi­cinanza di Ely rende Gianfranco quasi un Obama bianco in salsa giscardiana. Nulla a che vedere con Dio, la patria, il fascismo, la famiglia, nè coi nostri democratici nè col concetto di liberal Usa elaborato da Paul Brennan: qualcosa di simile, sem­mai. a un fascista ravveduto sulla via di Tocqueville. Se non storicamente con­gruo, tutta la suddetta rivoluzione finiana sarebbe moralmente encomiabile. Se la signora Tulliani con la sua famiglia allar­gata non fosse, oggi, l’oggetto stesso di in­dagini giudiziarie e inchieste giornalisti­che che disvelano comportamenti ambi­gui, se va bene sputtananti, se va male pe­nalmente perseguibili. Cherchez la femme, dicono gli amici di Fini quando 1’uo­mo si appresta a rotolare nel disonore.

CHERCHEZ LA FEMME

In effetti l’influenza delle donne sul leader non gli ha mai portato bene. Dal rap­porto con l’ex moglie Daniela Di Sotto sortirono problemi legati a commesse sa­nitarie con la Regione Lazio, poi archivia­ti. E quando Fini stesso, ai referendum bioetici, dichiarò «voterò tre sì e un no» ci fu «una svolta che i maligni vollero per for­za attribuire all’ extrapolitico, a un pre­sunto flirt tra Fini e il ministro Stefania Prestigiacomo, che si disse “confortata” dal pronunciamento di Gianfranco» chiosa Palmesano. «Molto sconfortati, in­vece, si dimostrarono i suoi camerati che videro nel voto al referendum un tradimento contro la difesa della vita, la dignità della persona umana, la famiglia, l’inse­gnamento della Chiesa cattolica, tanto più che i referendari subirono una scon­fitta». Da il famoso scandalo “della caffet­tiera”, che spinse l’allora leader di An ad azzerare i suoi vertici. Dietro ogni grande uomo c’è una grande donna. Se 1a donna è molto più grande, lì c’è un problema…

FRANCESCO SPECCHIA

Fini/Tulliani, “Scene da un matrimonio”, di Francesco Specchiaultima modifica: 2010-08-23T19:08:00+02:00da aldo251246
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