Baldassare Bonura. INTERVISTA DENUNCIA

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CASO BONURA-HOTEL SAN BARTOLOMEO:

INTERVISTA RILASCIATA DAL SIG. BALDASSARE BONURA AL BLOG “LATUAVOCELIBERA.IT”

Signor Bonura la sua vicenda, riportata da diversi quotidiani nazionali, diffusa nel mondo grazie ad Internet, come la definirebbe?

Un vergognoso caso giudiziario che mette in luce la corruzione e il malaffare che da venticinque anni sino a oggi sono rimasti impuniti a causa delle archiviazioni sistematicamente richieste dalla Procura della Repubblica di Palermo e da quella di Caltanissetta. La mia è un’abominevole vicenda giudiziaria da cui emerge una mappatura della collusione di gangli giudiziari che hanno permesso a faccendieri travestiti da imprenditori di fare lucrosi affari al di sopra della legge. La documentazione in possesso del sottoscritto consente di potere dire che è giunto il momento di fare nomi e cognomi.

Potrebbe riassumerci i fatti per gli internauti del Web e del nostro blog?

Sono stato costretto al fallimento, unitamente ai miei fratelli, nel 1985 per un atto estorsivo, e da venticinque anni lotto contro il sistema affaristico mafioso, che ha coperto, e continua a coprire, con la sua coltre di compiacenze, la Sicilia della prima e della seconda Repubblica, deviando il corso di un’imprenditoria asservita al compromesso e al malaffare all’ombra delle coperture di buona parte delle Procure di Palermo e Caltanissetta.

Grazie alle pedisseque richieste di archiviazioni della Procura della Repubblica di Palermo in persona dei Pm Giuseppe Pignatone, Antonio Bianco, Guido Lo Forte, Paolo Giudici, Ennio Petrigni e Alessandro Picchi, Ilaria Mancusi Barone, e della Procura della Repubblica di Caltanissetta in persona del PM Vincenzo Liotta e del GIP Giovan Battista Tona, è stato chiuso e posto fuori dal circuito alberghiero l’Hotel San Bartolomeo, categoria quattro stelle, costruito nel Centro Storico dell’isola di Ustica di capacità ricettiva di 120 posti letto, l’unico con due ascensori e due ristoranti, il primo costruito vent’anni fa con pannelli solari, di proprietà dei Bonura, costruito su terreno lasciato in eredità al sottoscritto e ai miei fratelli.

L’immobile “era in regola”, come dimostrato dall’allora G.I. dott. Paolo Borsellino che fece periziare la costruzione, e che permise di riprendere i lavori di ultimazione delle opere edilizie a seguito di ricorso al TAR che sospese l’Ordinanza sindacale dell’Ailara che aveva bloccata i lavori. La costruzione dell’hotel veniva dichiarata “abusivadall’allora sindaco Vito Ailara, sia pure in presenza di tutte le autorizzazioni previste dalle normative vigenti di cui invece non godeva la madre del sindaco proprietaria della dirimpettaia e piccola Pensione Clelia.

FOTO PENSIONE CLELIA 1978: “Stato dei luoghi prima della edificazione dell’Albergo San Bartolomeo; a sinistra l’originaria giacitura del Lotto A destra quella del Lotto B.” Prospiciente ai luoghi è la “Pensione Clelia” (Piano terra, Primo piano, Terrazza semicoperta). La foto “X” è estratta dalla perizia tecnica eseguita dall’arch. Donatella Lino a seguito di delibera municipale del Comune di Ustica n. 12 del 9.01.1985, resa esecutiva dalla C.P.C. il 10.04/1895 n.ri 12300/7236, avente ad oggetto “legittimità o meno del rilascio del certificato di abitabilità dell’Albergo San Bartolomeo” di proprietà dei Sig.ri Bonura Baldassare, Francesco, Vittoria, Anna Maria, richiesto in data 20.07.1983. Scrive e certifica l’arch. Lino: “si può affermare che la costruzione Hotel San Bartolomeo, autorizzata con concessione edilizia n. 331 del 31/08/1978 è CONFORME alla normativa urbanistica” ex artt. 17 e 18 della L. 64/1974 zona sismica.

FOTO PENSIONE CLELIA 1978: “Stato dei luoghi prima della edificazione dell’Albergo San Bartolomeo; a sinistra l’originaria giacitura del Lotto A destra quella del Lotto B.”
Prospiciente ai luoghi è la “Pensione Clelia” (Piano terra, Primo piano, Terrazza semicoperta). La foto “X” è estratta dalla perizia tecnica eseguita dall’arch. Donatella Lino a seguito di delibera municipale del Comune di Ustica n. 12 del 9.01.1985, resa esecutiva dalla C.P.C. il 10.04/1895 n.ri 12300/7236, avente ad oggetto “legittimità o meno del rilascio del certificato di abitabilità dell’Albergo San Bartolomeo” di proprietà dei Sig.ri Bonura Baldassare, Francesco, Vittoria, Anna Maria, richiesto in data 20.07.1983.
Scrive e certifica l’arch. Lino: “si può affermare che la costruzione Hotel San Bartolomeo, autorizzata con concessione edilizia n. 331 del 31/08/1978 è CONFORME alla normativa urbanistica” ex artt. 17 e 18 della L. 64/1974 zona sismica.

 

FOTO PENSIONE CLELIA del 1978 A destra della foto la “casa tipica” di Giuseppa Ailara con un piano terra, un primo piano e una terrazza già abusivamente coperta ma non ancora chiusa.

EX Pensione Clelia, oggi, 2003, hotel 3 stelle con nuova elevazione di quattro piani. Nella foto è evidente l’altezza cui è giunto l’edificio ex “Pensione Clelia” della famiglia dell’ex Sindaco Vito Ailara a seguito di sopraelevazioni realizzate su preesistente struttura mista in muratura, in violazione della L. 64/1974 zona sismica, col consenso dell’Ufficio tecnico del Comune di Ustica (Sindaco Licciardi), dell’Ufficio del Genio Civile di Palermo e di alcuni esponenti della magistratura palermitana che hanno omesso le indagini pur in presenza di documentazione pubblica prodotta agli uffici inquirenti.

EX Pensione Clelia, oggi, 2003, hotel 3 stelle con nuova elevazione di quattro piani.
Nella foto è evidente l’altezza cui è giunto l’edificio ex “Pensione Clelia” della famiglia dell’ex Sindaco Vito Ailara a seguito di sopraelevazioni realizzate su preesistente struttura mista in muratura, in violazione della L. 64/1974 zona sismica, col consenso dell’Ufficio tecnico del Comune di Ustica (Sindaco Licciardi), dell’Ufficio del Genio Civile di Palermo e di alcuni esponenti della magistratura palermitana che hanno omesso le indagini pur in presenza di documentazione pubblica prodotta agli uffici inquirenti.

EX Pensione Clelia, 2003, oggi hotel 3 stelle di quattro piani.

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Nella foto del 2003, attestante i lavori edilizi in corso, è evidente l’altezza cui è giunto l’edificio “Pensione Clelia” della famiglia dell’ex Sindaco Vito Ailara a seguito di sopraelevazioni realizzate col consenso dell’Ufficio tecnico del Comune di Ustica, dell’Ufficio del Genio civile di Palermo e di alcuni esponenti della magistratura palermitana che hanno omesso le indagini.

Oggi, mentre il San Bartolomeo è stato vandalizzato, quella ex pensione Clelia, casa tipica di Ustica con poche stanze è diventata l’Hotel Clelia tre stelle nonostante sia un immobile abusivoperché non conforme alle norme antisismiche vigenti. Eppure l’immobile di Ailara, che non è stato mai abbattuto e ricostruito, ha ottenuto agibilità e finanziamenti su una vecchia struttura mistapreesistente grazie a tecnici comunalicompiacenti che pure hanno svolto i lavori di ristrutturazione come direttori dei lavori e richiesto oggi i finanziamenti per la ristrutturazione del San Bartolomeo in nome della pubblica Amministrazione, socia del Centro Studi del Sig. Ailara per un importo di tre milioni di euro!!!!!

E’ stata così perpetrata la beffa a quanto aveva intuito il dott. Borsellino, denigrandone e contraddicendone l’operato.

Comunicazione al Presidente della Repubblica On. Giorgio Napolitano

26 settembre 2006

LEGGI COMUNICAZIONE URGENTE

 

Il San Bartolomeo quattro stelle è stato aperto?

Si per due anni, ma fu chiuso nel 1985, dopo due stagioni e gran successo di ospiti, malgrado fossero stati conclusi contratti con le più importanti agenzie di viaggio, grazie ad un vero e proprio complotto giudiziario.

La dichiarazione del fallimento emesso contro la regolarità documentale dell’opera, e perpetrato attraverso colpevoli archiviazioni e “sentenze di mafia”. Tutto ciò nel frattempo favorì la modesta attività ricettiva della famiglia del sindaco Vito Ailara di Ustica, la cui pensione di pochi posti letto temeva la concorrenza del mio albergo dirimpettaio. Così il San Bartolomeo fu chiuso con ordinanza dell’allora giudice delegato dott. Giuseppe Barcellona per esecuzione dell’istanza di fallimento derivante da un verbale fantasma dell’UTC di Ustica, mai scritto. In pratica io e i miei fratelli comproprietari dell’hotel, stretti dalla chiusura improvvisa dei conti correnti, negammo di scendere al compromesso estorsivo che consisteva, pena il fallimento, nella cessione dell’immobile all’ing. Giuseppe Montalbano.

Legale di quest’ultimo era il prof. Girolamo Bongiorno, padre dell’on. Giulia Bongiorno, e cognato dello stesso Giudice Barcellona, quello che appose i sigilli all’Hotel San Bartolomeo decretandone la chiusura definitiva.

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L’ingresso dell’”Hotel San Bartolomeo” chiuso da vent’anni e prima del saccheggio

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Tutta la documentazione fotografica è stata fornita agli ogani inquirenti

LEGGI l’articolo tratto da “LIBERO” di Francesco Specchia

Ma l’hotel non era in piena attività?

Appunto per questo fu imposta per via giudiziaria una celere chiusura definitiva dell’hotel senza appello, nonostante le reiterate denunce puntualmente presentate da me e dai miei fratelli e poi puntualmente archiviate dal procuratore aggiunto Giuseppe Pignatone, che non reputò opportuno investigare sul fascicolo aperto dal GICO di Palermo per usura del sig. La Porta e del sig. Trionfante cui si aggiunse la denuncia del sottoscritto per associazione a delinquere, nel quale venne prodotto un nastro magnetico su cui era registrata una conversazione telefonica, dall’indubbio contenuto estorsivo, dell’ingegnere Giuseppe Montalbano, poi condannato in Appello nel 2009 per concorso esterno in associazione mafiosa, indicato dal boss di Agrigento Di Gati “come uno dei potenti capimafia”.

Da 25 anni il sottoscritto ha denunciato magistrati e altri soggetti, tra cui consulenti della ex Sicilcassa, ex sindaci e funzionari comunali, curatela fallimentare, un avvocato, un professore universitario ed un gruppo imprenditoriale contiguo alla mafia, tutti individuati quali soggetti che in concorso hanno permesso alla mafia di locupletare un bene immobile che non era stato costruito abusivamente.

Tale vicenda suscita un interesse rilevante perché svela, grazie alla tenacia investigativa del sottoscritto, le connivenze fra amministratori e magistrati, e tutti quei sotterfugi applicati da questi ultimi per salvaguardare gli interessi dei soggetti indagati indubbiamente favoriti dalle archiviazioni e dalle assoluzioni, tanto contraddittorie che destarono stupore anche tra i colleghi di quei magistrati. Se poi si considera che alcuni di quelli che avrebbero dovuto indagare a dovere sulla mia vicenda giudiziaria sono gli stessi che hanno indagato sulle stragi del ‘92, beh! allora la frittata è bella pronta! Ma poco importa, tanto certi magistrati sono consapevoli di godere di impunità per la carica che ricoprono.

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Klicca e ascolta

LEGGI IL POST SU TELEFONATA DELL’INGEGNERE MONTALBANO

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La terrazza del San Bartolomeo, nel 1985 unico albergo di Ustica presente nelle agenzie di viaggio: Aviatur, Il Girasole, I viaggi del Sestante, Maremania, Moteltour, , Osteodos, Orizzonti

 

Ora cosa sta accadendo a Ustica?

Si è finalmente concluso il piano criminale, reiterato e continuato da venticinque anni dalle famiglie usticesi degli storici ex sindaci consanguinei il democristiano Vito Ailara e il diessino Attilio Licciardi, che, grazie alle coperture politico-giudiziarie, detengono il monopolio della gestione alberghiera con metodi mafiosi e arroganti.

In questa vicenda certi rappresentanti della politica e della giustizia hanno davvero superato il segno, ed hanno svelato nel corso degli anni, le loro connivenze tese a bloccare un cittadino onesto distruggendone attività e proprietà. Per assurdo oggi il San Bartolomeo, acquisito al patrimonio del Comune di Ustica perché pretestuosamente ritenuto “abusivo”, è destinatario di un finanziamento che prevede “il recupero degli edifici ex Hotel San Bartolomeo a Ustica per funzioni sociali e universitarie con funzioni di nodo del policentrismo metropolitano”. Piovono così sul Comune tre milioni di euro nonostante di fatto il San Bartolomeo si trovi in stato di sequestro per il procedimento penale a carico dei due ex sindaci Ailara e Licciardi. Altro fatto grave è che sino a qualche giorno fa erano stati irregolarmente rimossi i sigilli al san Bartolomeo che sono stati nuovamente affissi dai Carabinieri dopo la mia segnalazione sporta pure al Comune di Palermo. A tutto ciò si aggiunga che in sede civile è pendente presso il tribunale di Palermo la querela di falso che ho sporto contro il Comune di Ustica per uso di falsa documentazione, su cui sono stati chiamati a testimoniare il procuratore capo dott. Messineo e il pm dott. Petrigni. Anzi le racconto cosa è accaduto di recente. Il giudice civile, in sintonia coi colleghi della Procura, “corre” per le conclusioni senza concedere le legittime attività istruttorie di parte attrice. Questo fatto conferma la comune volontà dei giudici da me denunciati di chiudere i processi, in contemporanea con l’intendimento della pubblica amministrazione di Ustica, al di là delle tessere politiche, di appropriarsi di un bene con documenti falsi, con l’estorsione della mafia, con il concorso delle banche e con le minacce e con la copertura giudiziaria di alcuni magistrati denunciati.

Tutto ciò accade con la colpevole assenza di indagini serie della Procure di Palermo, di Caltanissetta e di Catania. Altrettanto colpevole è la condotta della sezione fallimentare del Tribunale, che nel frattempo ha fatto scempio dell’immobile che ora il Comune di Ustica vuole recuperare a suon di milioni con il sindaco dott. Aldo Messina, sorretto nella candidatura dai voti della famiglia Ailara, di cui da ultimo lo stesso dott. Messina, nella qualità istituzionale di sindaco è diventato socio-sostenitore aderendo al Centro Studi “Isola di Ustica” retto dall’azione proprio dell’Ailara!!!!

E’ mefistofelico ma questa è una storia vera di cui si parlerà e si leggerà ancora a lungo.

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Lo stato di totale abbandono in cui la curatela ha lasciato l’immobile nei 25 anni trascorsi è stato ampiamente documentato agli inquirenti

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E nessuno dei pm competenti ha promosso un’indagine su quanto sta avvenendo?

Sino ad oggi tutto questo per i pm della Procura palermitana non ha alcuna rilevanza penale, malgrado il GIP, pro tempore, Donatella Puleo, rigettando la vergognosa richiesta di archiviazione inoltratale dal PM dott. Petrigni, avesse chiesto la prosecuzione delle indagini in merito all’accertamento dell’interesse dei soggetti indagati, ossia degli ex sindaci Ailara e Licciciardi, volto all’estromissione del San Bartolomeo dal circuito alberghiero di Ustica,.

Subito dopo la sua ordinanza il Gip Donatella Puleo è stata guarda caso trasferita, e poi si è avuta notizia sui giornali di intrusioni informatiche nel suo computer, e per me infine sono arrivate le ulteriori richieste di archiviazioni dei pm Petrigni e Picchi su cui ora gravano delle denunce.

Come sono state svolte le indagini sulle sue denunce?

In modo unilaterale e palesemente a favore dei soggetti indagati.

Il sottoscritto parte offesa è stato trattato come un indagato mentre i veri indagati sono stati trattati come parte offesa. Tutto questo dovrà necessariamente essere chiarito nelle sedi Istituzionali a ciò deputate. Basti pensare che un mio testimone è stato convocato su un foglietto scritto a matita, e che le dichiarazioni veramente gravi rese dallo stesso siano state giudicate come conversazioni da salotto “e non trascritte”. Un secondo testimone, è stato convocato dal Pm dott. Picchi con un fax per recarsi subito dopo in procura nell’arco di appena un’ora, fatto questo davvero irrituale che rivelava una certa urgenza della Procura della Repubblica di Palermo di volere chiudere le indagini.

La circostanza ancora più incredibile è che lo stesso testimone si trovi oggi iscritto nel registro degli indagati per non avere voluto rispondere a domande del PM cui invece aveva chiesto, consigliato dal legale, di voler fare dichiarazioni esclusivamente alla DNA essendo stato oggetto di molteplici e pesanti intimidazioni subite, dalla sparizione dei propri cani dal giardino della sua abitazione, alle telefonate anonime con minacce di morte sino alla grave manomissione del suo automezzo comprovata da una perizia, con cui ha rischiato un grave incidente, ed essendo consapevole della complicità di certi magistrati della Procura della Repubblica di Palermo con i soggetti indagati.

Se ciò non bastasse a far capire la gravità della vicenda, aggiungo che lo stesso testimone ha subito pure un grave danno economico causato dall’improvvisa chiusura bancaria del proprio conto subendo pure la violazione della privacy, e per questo ora è parte civile nel procedimento penale aperto contro l’allora direttore della Banca Popolare di Carini di cui era grosso correntista l’architetto Angelo Sgroi da me denunciato alla Procura della Repubblica di Palermo e di Caltanissetta, e nella quale il fratello cavaliere Paolo Sgroi, secondo le notizie diffuse anni dopo sulle indagini, riciclava il denaro del boss Provenzano.

Le foto della ruota manomessa del pulmino di proprietà del sig. Russo sono state deposistate presso gli uffici giudiziari competenti

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Come può difendersi un cittadino comune da un tale pressing giudiziario?

Anch’io, dopo avere sporto le denunce, nel 2006 sono stato denunciato da un noto esponente dell’antimafia di Bagheria, l’ex sindaco diessino di Corleone Pippo Cipriani, noto amico del dott. Antonio Ingroia, per “diffamazione a mezzo stampa” per un commento pubblicato su un blog. Poi sono stato rinviato a giudizio coattivamente addirittura dalla Procura di Udine. Infine improvvisamente è arrivata la remissione di querela in corso di giudizio, dopo la probante documentazione prodotta a Udine dal mio legale colma di riscontri a mia difesa.

In base alla mia diretta esperienza so che non è nuovo in Italia l’espediente giudiziario agito da certi pm e volto all’intimidazione di chi coraggiosamente denuncia, per poi denigrarlo e infine farlo passare per “pazzo”. Ma anche questo è un tentativo vano, perché oggi non ho bisogno neanche di testimoni, vista la mole documentale che da sola basta ad individuare i reati compiuti dalla curatela e gli insabbiamenti contiguamente disposti da più pm, documenti probanti che sto producendo nelle sedi competenti.

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Può spiegarci meglio?

Nel totale silenzio della Procura di Palermo e di quella di Caltanissetta, a cui ho sporto decine di denunce, ho dovuto assistere al tragicomico balletto tra la richiesta di aggiudicazione senza incanto dell’albergo San Bartolomeo da parte del Comune di Ustica nel 1992 e il diniego opposto dalla Cassa centrale di Risparmio creditrice. Poi, di recente, si è dato atto alla pantomima tra l’aggiudicazione all’asta dell’albergo San Bartolomeo nel 2003 a una società dell’architetto amministratore unico Angelo Sgroi di Carini, e, alla fine, alla sua richiesta di restituzione delle somme depositate alla curatela dopo aver svaligiato l’albergo accaparrandosi lui e i suoi legali beni e suppellettili dell’hotel per un prezzo vile.

Nel frattempo il Comune di Ustica in Cassazione si è assicurato il bene gratuitamente presentando con i propri legali documenti falsi. Ora mi è più chiaro quel “consiglio paterno” che l’allora procuratore dott. Giudici ebbe a darmi dicendo testualmente “posso intervenire di qua e di la…chiuda con picca maledetti e subito…..a lei che gliene frega se il dirimpettaio è abusivo….” . Ma per il CSM, cui ho denunciato quel pm, non c’era alcun reato in quelle sibilline parole e archiviò velocemente l’indagine. Siamo arrivati all’assurdo quando il dott. Tona, allora GIP del Tribunale di Caltanissetta, nella sua richiesta di archiviazione sull’indagine a carico del pm dott. Giudici in merito all’hotel “San Bartolomeo” arditamente scriveva che “…la costruzione dell’hotel non fu mai portata a termine…!!!!

Così per salvare un collega “reo confesso” il dott. Tona ha sostenuto il falso.

Può dimostrare quanto affermato?

Nel fascicolo delle mie denunce ci sono nomi e cognomi di tutti i soggetti che hanno concorso alla sottrazione della mia proprietà che era del tutto lecita, mentre gli abusivi sono rimasti indenni da indagini e sequestri. Inoltre dal fascicolo fallimentare emerge la nefandezza della gestione del curatore avvocato Vincenzo Barbiera che, svalutando il bene Hotel San Bartolomeo, prima lo smembra con vendite mai rendicontate, rigetta le istanze di concordato e di vendita, e infine lo assegna poi, dopo vent’anni, mediante asta, ad una srl di 10mila euro dell’amministratore unico Angelo Sgroi. Questo soggetto, denunciato da me sin dal 2003 alle Procure di Palermo e Caltanissetta,è fratello di Paolo Sgroi, che era cavaliere della SISA Sicilia indagato in più procure italiane quale prestanome dei Lo Piccolo della mafia di Carini. Dopo le denunce del sottoscritto contro gli Sgroi e la loro srl, denunce ben precedenti alle indagini pubblicate sui giornali, la curatela ha pensato bene di rimettere tutto in gioco, prima restituendo il denaro dell’asta agli Sgroi, nel mentre indagati dalle procure di mezza Italia, e poi perdendo l’albergo in sede di Cassazione. Grazie alla falsa documentazione prodotta il Comune di Ustica ottiene finalmente il San Bartolomeo a titolo gratuito, assecondando i desiderata dei signori ex sindaci- albergatori consaguinei Vito Ailara e Attilio Licciardi noti cultori di storia e di coatti….

Nel mentre l’Hotel Clelia abusivo, ex pensione di Ailara, grazie alle archiviazioni dei PM Pignatone, Bianco, Lo Forte, Giudici, Petrigni, Picchi, si toglie di torno la concorrenza dell’Hotel San Bartolomeo e la capienza di 120 posti letto.

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Al posto delle statue in bronzo dei proprietari Bonura vengono esposti i bidoni di plastica sulle colonne della “Hall” dalla società aggiudicataria dell’architetto Angelo Sgroi di Carini e dal curatore avvocato Vincenzo Barbiera

 

Dalle indagini non era già venuta fuori la verità da lei documentata?

Si. La volontà di Ailara e Licciardi di eliminare la concorrenza alla loro pensione era stata dedotta dalle indagini svolte nel 1981 dall’allora G.I. dott. Paolo Borsellino che a Ustica si era recato di persona, a differenza dei pm di oggi, facendo periziare la costruzione del San Bartolomeo e riconoscendone la piena conformità delle opere edilizie!!!! I giudici vanno ricordati proprio nel rispetto della bontà del loro operato, ma nel palazzo di giustizia di Palermo il lavoro investigativo di Borsellino viene insabbiato da 25 anni. Indagini che neppure l’antiracket ha voluto considerare, ad esempio quando informai delle denunce l’on. Apprendi, in riferimento all’associazione antiracket dell’on. Garraffa, mi disse davanti a testimoni che “…i nomi erano troppo grossi e che da solo non ce l’avrei mai fatta…”.

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Candidatura politica di Attilio Licciardi-Lista Ds Siciliani elezioni 2006

Come spiega le lacune investigative su questa grave vicenda?

Dalle cronache di questi ultimi giorni viene fuori un quadro veramente desolante dove in primo piano si vede la totale assenza di indagini da parte della magistratura degli anni ’80, mentre i giudici Falcone e Borsellino lottavano contro le archiviazioni e i trasferimenti, e non era un problema di intercettazioni ma di totale mancanza di volontà ad indagare sui documenti e sulle denunce che giacevano nei cassetti della Procura, mentre i latitanti giravano indisturbati. E non certo per il patto tra stato e mafia, piuttosto perché il sistema mafioso aveva già da anni inquinato i meccanismi di controllo e i tessuti giudiziari, agendo indisturbato per decenni. E pensare che oggi le procure siciliane vogliono indagare sulle stragi, con quegli stessi magistrati che archiviavano le indagini dei giudici Falcone e Borsellino, ad esempio quelle del 1994 sull’ingegnere Giuseppe Montalbano e sul padre; peccato che poi solo nel 2002 in primo grado e nel 2009 in Appello l’ingegnere-imprenditore, padrone di casa di Riina, sia stato condannato per concorso esterno… Anche le indagini che il G.I. Borsellino fece sul San Bartolomeo di Ustica furono smantellate dal Tribunale di Palermo con una allucinante sentenza che insabbiò i reati individuati e circostanziati ascritti al Sindaco Ailara, al tecnico comunale Salvatore Compagno e alla madre del Sindaco Ailara, così come nessuno ha indagato nel 1985 sulle mie denunce di estorsione contro Montalbano e sul quale il GICO nel 1994 aveva cercato di aprire un’indagine per associazione a delinquere. Aggiungo che in seguito sono venuto a conoscenza del fatto che il giudice dott. Ingargiola, estensore della prima sentenza di assoluzione di Aialara e Licciardi per “insufficienze di prove”, era originario di Ustica da parte materna. Lo stesso giudice Ingargiola che, guarda caso, qualche mese fa è andato in pensione prima della scadenza prevista, nella meraviglia della sua segreteria, proprio dopo che io stesso avevo richiesto un appuntamento…

Quali azioni legali ha predisposto?

Il sottoscritto ha già denunciato la Procura della Repubblica di Palermo nella persona del dott. Ennio Petrigni e del responsabile dott. Francesco Messineo, ed altri uffici giudiziari, per avere concorso incontestabilmente con le loro omissioni investigative ad occultare le prove di un crimine dimostrato da una documentazione inoppugnabile. Ricorrerrò in giudizio se necessario presso tutte le procure italiane visto il muro posto da quelle siciliane. La volontà di mettere tutto a tacere è dimostrata dal fatto che le denunce sporte dal 2002 ad oggi ai procuratori capo dott. Grasso e dott. Messineo, all’allora ministro degli interni onorevole Pisanu, nonchè ai Presidenti della Repubblica onorevoli Ciampi e Napolitano; denunce che non hanno avuto altro esito che l’archiviazione sistematica delle indagini, sicchè di sindacatura in sindacatura è stata lasciata indisturbata l’amministrazione usticese, definita dal Pm dott. Petrigniallegra”, e che, evidentemente, sta a cuore di qualcuno molto in alto (non difficile oggi da individuare attraverso le carte in possesso del sottoscritto) che giostra abilmente le sorti giudiziarie della mia vicenda definita grottescamente dallo stesso pm “sfortunata”!!!. Emerge chiaramente che i vari pubblici ministeri che si sono occupati della vicenda non abbiano assicurato il rispetto della legalità disattendendo l’art. 73 dell’ordinamento giudiziario, che prevede che il Pm debba avviare la pronta e regolare amministrazione della Giustizia promuovendo la repressione dei reati.

Dopo 25 anni di azioni giudiziarie, cosa pensa della giustizia italiana?

Io come tanti cittadini italiani sono davvero disgustato dalle modalità con le quali viene gestito il sistema giudiziario. Nel nostro Paese ormai tutto ruota sulla lotta per il potere tra le consorterie vicine a certi magistrati, sia di destra che di sinistra. La parola “giustizia” è ormai svuotata del senso proprio, basti pensare che dinnanzi a me e a terzi testimoni un noto giudice palermitano dell’ANM in udienza, dopo aver negato i mezzi istruttori, ha asserito testualmente che “la verità processuale non coincide con quella sostanziale”!! Ma allora di che stiamo parlando? Purtroppo il nostro Paese è gestito da decenni, ben prima del ’92, da articolate holding mafiose che, al riparo da indagini, si sono infiltrate in tutto il tessuto produttivo, ammorbando politica, palazzi di giustizia, banche e imprenditoria. Quale credibilità può guadagnare un giudice che ha il cognato Sacco indagato perché contiguo al clan dei Lo Piccolo, come nel caso del procuratore capo di Palermo dott. Messineo? E perché dobbiamo leggere sui giornali che parenti di magistrati lavorano o hanno incarichi in società in odor di mafia, come nel caso del procuratore capo di Agrigento dott. Di Natale il cui papà magistrato fu per decenni membro del Consiglio di amministrazione della Gas spa di Caltanissetta tra i cui soci c’erano i mafiosi Fiore di Palermo e le quote di don Vito Ciancimino???? E che dire delle talpe del tribunale dell’ufficio del procuratore aggiunto dott. Ingroia che informavano l’ingegnere edile Aiello, poi arrestato e processato perché prestanome di Provenzano, mentre questori andavano e venivano dalle clinica Santa Teresa , e che fino a poco prima ristrutturava villa e casa del dott. Ingroia e del procuratore dott. Giudici? ….Quale giustizia possono avere i cittadini siciliani e soprattutto quale fiducia nello sporgere denunce e nel testimoniare???? Eccetera, eccetera………….!

E come cittadino ha ancora fiducia nel sistema giudiziario?

Come cittadino non ho alcuna fiducia negli attuali mezzi investigativi, e sarebbe necessario allertare gli organi competenti sulla fuga delle notizie contenute nelle denunce e nei verbali resi nelle sommarie informazioni, perché ho le prove che i soggetti denunciati siano stati puntualmente informati sui fatti loro ascritti. Infine credo sia scandaloso che uomini di giustizia usino certi mezzi intimidatori contro i testimoni, o peggio, cerchino di influenzare i testi perché facciano delle stringate testimonianze non scendendo nei particolari. Anche di questo sto producendo le prove nelle sedi competenti. Ormai, dopo venticinque anni non mi stupisco più di nulla. Ancor di più se a capo delle Istituzioni vengono messi sempre gli stessi prefetti, questori e giudici che ruotano da un ufficio all’altro, senza mai rispondere del proprio colposo comportamento, nonostante le prove ed i documenti prodotti. Nessuno, dico nessuno, tra pm, prefetti, questori e investigatori, ha mai avuto almeno il buon gusto di esaminare i documenti nella globalità del loro contenuto anziché spezzettarli in decine di carpette, cambiando pure numero e registro di procedimento per poi archiviare. Eppure sulle stesse tracce investigative in altre regioni guardia di finanza e procure sono intervenute proprio sugli stessi soggetti mafiosi da me denunciati, e sui quali io invece non ho ricevuto altro che archiviazioni insieme alla distruzione dell’utilitaria e all’intimidazione dei miei testimoni e alla perdita dei miei diritti di proprietario e cittadino… A chi legge lascio libera interpretazione dell’assenza di intervento degli organi investigativi siciliani di fronte ad una abominevole vicenda giudiziaria su cui pretendo che sia fatta giustizia.

Baldassare Bonura

Baldassare Bonura. INTERVISTA DENUNCIAultima modifica: 2010-09-04T21:28:00+02:00da aldo251246
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