
“Libero”
26 Gennaio 2011
di ANDREA VALLE
BOCCIATURA. Oltre il 60% degli interpellati pensa che le forze dell’ordine facciano un buon lavoro per catturare i criminali, che però sono rilasciati con troppa facilità
Più della metà del Paese non ha fiducia nella magistratura ed è d’accordo con Berlusconi: spesso le toghe agiscono per favorire una parte. E per 1’86% il pubblico ministero che sbaglia deve pagare per i suoi errori
L’Italia, dopo la Spagna, è il Paese europeo dove vi è la più alta percezione che il prendere e dare tangenti e l’abuso di posizioni di potere per interessi personali siano diffuse nel sistema giudiziario
Gli italiani non si fidano dei giudici. Il caso Ruby c’entra poco o forse niente. Qui la questione è la percezione che i cittadini hanno dell’azione dei magistrati.
Primo: un magistrato che sbaglia deve essere responsabile delle proprie azioni.
Secondo: i giudici dovrebbero essere controllati da un organo indipendente, non composto da altri magistrati loro colleghi.
Sono questi solo alcuni dei dati più eclatanti che emergono da un sondaggio dello studio Ferrari Nasi & Associati, specializzato in ricerche di mercato di analisi politica, e che stavolta si è occupato della magistratura italiana anche comparando il livello di gradimento in altri Paesi europei. Alcune statistiche, infatti, sono ricavate dai dati dell’Eurobarometro, da cui si evince, ad esempio, che su 100 intervistati in Italia 54 hanno poca fiducia nei giudici, 37 ne hanno molta. Nove, invece, non sanno. Ma pure in Francia, Spagna e Regno Unito non è che le cose vadano meglio, solo i tedeschi dimostrano in maggioranza di fidarsi dei giudici e dei tribunali.
Sulla responsabilità delle azioni dei magistrati, l’86 per cento degli intervistati italiani non ha dubbi: chi sbaglia dovrebbe essere responsabile della propria azione.
Il tema della responsabilità civile dei magistrati fu una grande battaglia vinta dai Radicali nel 1987 con un referendum che portò all’approvazione della legge Vassalli, da molti ritenuta eludente», spiega Arnaldo Ferrari Nasi. L’86 percento degli italiani è d’accordo sul fatto che “un magistrato che sbagli, deve essere responsabile della propria azione”. Sintomatico anche il dato sulla riforma del Csm: per il 68 per cento i giudici dovrebbero essere controllati da un organo indipendente, non composto da altri magistrati come loro, come accade oggi.
Non è un dato trascurabile, soprattutto quando il 56 per cento cioè la maggioranza, pensa che sovente i magistrati agiscano con fini politici e infatti per due cittadini su tre “spesso, in Italia, la magistratura non è imparziale come dovrebbe essere”. Poco d’accordo sul binomio giudici-politica il 15 per cento, per niente d’accordo il 18. Undici non sa.
Per non parlare, poi, dei permessi di pena ai carcerati, che per il 76 per cento vengono concessi senza che essi se lo meritino veramente, fatto che fa chiedere al campione sondato al campione sondato che “tale pratica cessi al più presto”.
Secondo I’Eurobarometro, l’Italia, dopo la Spagna, è il Paese europeo dove vi è la più alta percezione che il prendere e dare tangenti e l’abuso di posizioni di potere per interessi personali siano diffuse nel sistema giudiziario. Tradotto: nessuno è immune dalla corruzione, tantomeno le toghe. E se il 17 per cento afferma che nell’ultimo anno gli sia stata richiesta la bustarella, un quarto di essi dice che quelle pressioni venivano proprio dall’apparato della giustizia. E se i cittadini la pensano così, motivo in più per il governo per attuare la famigerata riforma della giustizia, che non ha ancora visto la luce. “Facciamo questa riforma se non per virtù almeno per rassegnazione” ha dichiarato il Guardasigilli Angelino Alfano. D’accordo, per una volta, anche il Pd. “Collaboriamo per una giustizia più celere”, ha detto la capogruppo dei senatori Anna Finocchiaro. Andrea Valle