Traffico d’armi, banda aiutata da magistrati e professionisti

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ORDINANZE ANCHE A ROMA, ISERNIA E FIRENZE

Arrestate 5 persone in tutta Italia

È la stessa inchiesta che portò all’arresto del gip di Bari

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11 luglio 2011

CASERTA – Gestivano un traffico d’armi internazionale avvalendosi anche dell’aiuto di professionisti esperti del settore e addirittura consulenti del tribunale, magistrati, titolari di armerie e di licenze per la disattivazione ed inertizzazione di armi da guerra. Il traffico veniva compiuto con l’ausilio di stranieri, che introducevano le armi in Italia. Il crimine è stato scoperto dai carabinieri di Santa Maria Capua Vetere a conclusione di indagini coordinate dalla locale Procura della Repubblica che hanno interessato anche le Procure di Roma e Lecce. Cinque le persone destinatarie di provvedimenti restrittivi emessi dal tribunale di Santa Maria Capua Vetere ed eseguiti dai carabinieri nelle province di Caserta, Roma, Isernia e Firenze: Gabriele D’Addio, di 54 anni di Santa Maria Capua Vetere, già titolare di un’armeria ed inserito nell’elenco dei periti e consulenti del Tribunale e Procura della repubblica; Filippo Sparacino di 52 anni, di Scapoli (Isernia) e Giovanni Capone, di 50 anni, di Pesche (Isernia), titolari di un museo di armi antiche; Paolo Del Bravo, di 58 anni, di Roma, titolare di un armeria nella capitale; Gabriele Giovannardi, di 55 anni di Fiorenzuola (Firenze), titolare di una ditta per la costruzione, disattivazione ed inertizzazione di armi da guerra.

L’INCHIESTA – L’operazione, conclusa oggi dai carabinieri e dalla magistratura sammaritana, fa parte dall’indagine che nell’ottobre dello scorso anno portò all’arresto, per possesso illegale di armi, del gip del tribunale di Bari, Giuseppe De Benedictis, poi sospeso dal Consiglio superiore della Magistratura, e del giudice di pace casertano Antonio Leone, quest’ultimo indagato, a Roma, anche per falsi incidenti stradali liquidati in danno di compagnie assicurative. Un ruolo di primo piano nel traffico di armi sarebbe stato ricoperto da Gabriele D’Addio, che chiuso il negozio di armi, aveva realizzato nella propria abitazione un laboratorio nel quale venivano assemblate parti di armi confiscate o formalmente distrutte o disattivate, e realizzate nuove e più potenti da rivendere sul mercato clandestino. D’Addio avrebbe creato cloni delle armi che cedeva illecitamente facendole risultare come donate al museo di armi antiche di Isernia affidando poi ai due responsabili dello stesso museo l’onere di regolarizzare, anche mediante false attestazioni rilasciate da Giovannardi, la regolarità della detenzione del materiale esposto. Un altro canale di approvvigionamento di armi da rivendere sul mercato clandestino era assicurato a D’Addio ed a Leone – quest’ultimo ancora in carcere – dall’armeria romana di paolo Del Bravo, sequestrata nel corso delle indagini e nella quale gli investigatori accertarono la mancanza di 280 armi tra fucili, mitragliette, pistole, carabine, regolarmente registrate ma non nella disponibilità dell’armiere.

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11 luglio 2011

Traffico d’armi, banda aiutata da magistrati e professionistiultima modifica: 2011-07-12T09:12:00+02:00da aldo251246
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