Alberto Cisterna, procuratore aggiunto DNA, indagato per “corruzione in atti giudiziari”. Archiviazione

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“IN CHE MANI è LA GIUSTIZIA?”

 Klicca & Passaparola…

Indagini sul numero due dell’Antimafia, accertamenti disciplinari sull’operato dei giudici requirenti, contatti di giudici con boss, bigliettini inviati ai giudici da boss carcerati, boss pentiti che spariscono, “cricche di giudici”…cos’altro dovrà leggere ancora il cittadino utente di questa “giustizia”…?!!!!

 Buona Lettura

KLICCA Assoluzione piena per Cisterna. L’ex numero due della Dna è stato completamente scagionato dall’accusa di calunnia formulata dalla Procura di Reggio

KLICCA REGGIO CALABRIA. «Condannate Cisterna». Due anni di reclusione perché colpevole del reato di calunnia. «Vittima di un’ingiustizia enorme»

KLICCA  Reggio, Giovanni Alvaro sul memoriale di Lo Giudice: “e adesso Pignatone che dice?”

KLICCA La confessione di Silipo: «Sono stato costretto»

Il sostituto procuratore della Dna Roberto Pennisi racconta del colloquio avuto con l’ex vice capo della Mobile reggina che condusse le indagini sul magistrato Alberto Cisterna 

KLICCA LA SCOMPARSA DEL NANO | L’appello di Cisterna: «Si consegni alla giustizia»

KLICCA l n.2 della Dna, Cisterna, verso l’archiviazione: non è corrotto. Ha perso (e con lui l’antimafia) comunque: da lunedì è a Tivoli La notizia – infatti – fu messa in prima pagina il giorno (magari averla avuta io!) in cui lo stesso Cisterna – correva il 17 giugno 2011 – subì presso la Dna un interrogatorio dall’allora capo della Procura di Reggio Calabria, Pignatone Giuseppe http://robertogalullo.blog.ilsole24ore.com

KLICCA Cricche e giudici,” la lunga storia dei veleni da Palermo a Reggio

Cassazione: altolà ai giudici di Reggio

http://web.calabriaora.it/

Di  

L’indagine su Alberto Cisterna rimarrà a Reggio Calabria. Lo ha deciso il procuratore generale presso la Corte di Cassazione che, nella giornata di giovedì, si è pronunciato sull’istanza presentata dai legali del procuratore aggiunto della Direzione nazionale antimafia che avevano chiesto lo spostamento dell’inchiesta a Perugia o Catanzaro.

Non si era mai presentata una situazione simile e riguardante un magistrato della Dna.

 

L’indagine su Alberto Cisterna rimarrà a Reggio Calabria. Lo ha deciso il procuratore generale presso la Corte di Cassazione che, nella giornata di giovedì, si è pronunciato sull’istanza presentata dai legali del procuratore aggiunto della Direzione nazionale antimafia che avevano chiesto lo spostamento dell’inchiesta a Perugia o Catanzaro. Ma la Cassazione, se da una parte e dopo un lungo ed articolato ragionamento, ha stabilito negli uffici giudiziari reggini la sede competente, ha anche annunciato l’avvio di accertamenti disciplinari nei confronti dei magistrati operanti in riva allo Stretto. E questa è una notizia che ha dell’inedito e del clamoroso. Non è usuale, infatti, che il procuratore assuma una simile decisione.


Ma andiamo a ripercorrere con dovizia di particolari la pronuncia del procuratore Giovanni Salvi.
due profili…

 

Sono due i profili che hanno caratterizzato il ricorso presentato dai legali di Cisterna: in primo luogo il magistrato ha lamentato l’indeterminatezza della condotta corruttiva (non si sa il momento, il luogo e addirittura non vi sono nemmeno certezze sull’effettiva dazione di denaro); il secondo, ed è quello più tecnico ed impegnativo, riguarda l’applicazione dell’articolo 11 bis del codice di procedura penale, in quanto Cisterna è un magistrato in forza alla Direzione nazionale antimafia. In tutto ciò s’inseriscono le dichiarazioni di Nino Lo Giudice ritenute del tutto «generiche».
…e due date


Sono due le date importanti per capire il lasso di tempo entro cui sarebbe avvenuta la presunta corruzione: 6 ottobre 2005, giorno in cui viene emesso il provvedimento del magistrato di sorveglianza di Roma nei confronti di Maurizio Lo Giudice (stessa data del parere dato da Vincenzo Macrì e preceduto da colloqui col dottore Cisterna); 27 febbraio 2008, quando il Tribunale di Sorveglianza dichiara la sospensione dell’esecuzione della pena.

Ma allora quando sarebbe stato consegnato il denaro?
nessun elemento


Ecco cosa afferma la Cassazione: «Non vi è alcun elemento che consenta di situare tra questi due estremi il momento della retribuzione: essa fu sicuramente successiva a un beneficio ottenuto (la scarcerazione, nelle parole del dichiarante Lo Giudice Antonino) e dunque quanto meno successiva al 6 ottobre 2005 ma più probabilmente dopo il 27 febbraio 2008. Visto l’ampio ambito temporale, la pluralità di contatti ipotizzati tra il dottor Cisterna e Lo Giudice Luciano, la genericità delle dichiarazioni del Lo Giudice, non vi è alcun elemento che consenta di dare la necessaria certezza al luogo ove la transazione si sarebbe verificata». Posto che il luogo è ignoto, dunque, i giudici sono costretti a far ricorso ad un criterio residuale per stabilire la competenza e cioè quello della residenza territoriale. Il giudice individua la residenza di Cisterna a Reggio Calabria ed è per questo che la competenza rimane ai giudici del Cedir. Come dire: se il magistrato fosse stato residente a Milano, il giudice competente sarebbe stato quello milanese. 
norme criptiche


Il secondo profilo è quello che ha impegnato maggiormente il procuratore Salvi. La norma era di difficile interpretazione, poiché non si era mai presentata una situazione simile e riguardante un magistrato della Dna. Per cui, in forza della peculiarità dell’incarico ricoperto, è stata necessaria un’articolata opera d’interpretazione delle norme che, tra l’altro, appaiono anche piuttosto scarne. Senza stare qui a riportare tutto il complesso ragionamento ermeneutico del procuratore, occorre evidenziare come la competenza sia stata ravvisata nella Procura di Reggio Calabria. 
accertamenti


Ma la notizia inaspettata e per certi versi clamorosa è quella che si trova sul finire del provvedimento: «Va infine dato atto – scrive il giudice della Cassazione – che il 1° settembre è pervenuta una memoria integrativa dei difensori del dottor Cisterna. Con tali atti si segnala che l’ufficio requirente reggino era a conoscenza di circostanze rilevanti ai fini della valutazione della posizione del dottor Cisterna sin dall’anno passato; si evidenziano inoltre fatti che potrebbero rilevare circa la posizione del magistrato del pm designato per le indagini. Le nuove circostanze dovranno essere sottoposte ad accertamenti nelle sedi proprie, innanzitutto quella disciplinare». Da qui la decisione: «Copia degli atti e l’originale della memoria in data 1° settembre vengono trattenuti per gli accertamenti disciplinari». In sostanza, dunque, se è vero che l’inchiesta rimarrà a Reggio Calabria, questa potrebbe diventare problematica anche per i giudici del Cedir. Se qualcuno pensava che questa fosse l’ultima parola dovrà ricredersi. Tra accertamenti, inchieste e avocazioni, la vicenda promette ancora risvolti clamorosi.

 RASSEGNA STAMPA

 Il fratello in cella e le toghe «amiche»: se parlo non si salva nessuno

LE INTERCETTAZIONI L’ INQUIETUDINE DI LUCIANO LO GIUDICE DOPO L’ ARRESTO. E INDICA UN VICE DI GRASSO E UN SOSTITUTO ALLA PROCURA GENERALE

La replica Tirati in ballo il sostituto procuratore generale Mollace, e il pm della Dna Cisterna Non indagati, smentiscono ogni contiguità Il biglietto Il magistrato Cisterna: «Ho ricevuto un telegramma da Lo Giudice, e ne ho subito riferito al mio capo»

di Bianconi Giovanni

Pagina 25
(16 aprile 2011) – Corriere della Sera

REGGIO CALABRIA – Credeva di godere di una sorta di speciale immunità, Luciano Lo Giudice, uno dei tanti fratelli di una famiglia considerata alla guida di una cosca di ‘ ndrangheta legata al clan del boss Pasquale Condello. Secondo i magistrati che a novembre 2009 l‘ hanno arrestato per usura e intestazione fittizia di beni «rappresentava il cosiddetto volto imprenditoriale della cosca, con capacità ed esperienza nella gestione del patrimonio illecito della consorteria». Aveva agganci con esponenti delle forze di polizia (un funzionario della Direzione investigativa antimafia è finito in carcere per questo, nei mesi scorsi) e con un paio di magistrati. Forse confidava che attraverso quei canali poteva considerarsi al sicuro. O comunque ottenere dei trattamenti di favore, che però non sono arrivati. L’ indagine sulle bombe che hanno illuminato il 2010 giudiziario di Reggio Calabria passa anche per la verifica di quegli ipotetici collegamenti; veri, falsi o millantati che fossero. Ai quali il giudice che ha arrestato i presunti responsabili degli attentati dedica diverse pagine della sua ordinanza. Ricorda il giudice che il fratello di Lo Giudice – Nino, oggi pentito – «è apparso volutamente reticente sulla tipologia dei presunti rapporti con i due esponenti dell’ ordine giudiziario, affermando di non conoscerne i particolari ma dicendosi sicuro del fatto che si fosse trattato di rapporti leciti». Nino ha riferito che Luciano «anche tramite interposta persona manteneva rapporti con un pubblico ministero, denominato “zio Ciccio”, nonché con un altro magistrato in servizio presso la Procura nazionale antimafia, denominato “l’ avvocato di Roma”».

Le indagini della squadra mobile di Reggio e della Procura di Catanzaro hanno identificato «zio Ciccio» nel sostituto procuratore generale reggino Francesco Mollace, e «l’ avvocato di Roma» in uno dei vice-procuratori nazionali antimafia, Alberto Cisterna.. In una conversazione col suo difensore registrata il 16 novembre 2009 Lo Giudice, «evidentemente innervosito dalla sua situazione detentiva, precisa che molte barche erano custodite presso la rimessa gestita da Spanò Antonino (accusato di essere prestanome dei Lo Giudice, ndr), comprese quelle di magistrati e appartenenti alle forze dell’ ordine. Al riguardo il Lo Giudice indica proprio il cognome del magistrato reggino con cui si ritiene di identificare “zio Ciccio” (Mollace, ndr), a cui lo stesso indagato afferma di aver portato una barca, e precisa che è sua intenzione attendere due o tre mesi e iniziare a parlare, e in tal modo “non rimanere più nessuno”». Come dire che nessuno si sarebbe salvato dalle sue dichiarazioni..

Bianconi Giovanni

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Alberto Cisterna, procuratore aggiunto DNA, indagato per “corruzione in atti giudiziari”. Archiviazioneultima modifica: 2011-09-18T16:45:00+02:00da aldo251246
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