Procura Palermo – La vicenda del Quirinale e i contatti con un indagato

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Rassegna stampa

Intercettazioni Napolitano-Mancino frenano la carriera del procuratore

Messineo e il posto di pg. Il Csm riapre la pratica

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Giovanni Bianconi

Fonte Corriere

07 Dicembre 2012

ROMASei mesi fa aveva la nomina in tasca, dopo che la commissione Incarichi direttivi del Consiglio superiore della magistratura aveva votato a maggioranza il suo nome: Francesco Messineo, procuratore della Repubblica di Palermo, era pronto per salire un altro gradino in carriera e diventare procuratore generale nella stessa città. Ma la ratifica del plenum del Csm, che doveva arrivare entro l’estate, è slittata di settimana in settimana, e adesso i giochi sono ufficialmente riaperti. Dal voto di giugno molti fatti sono accaduti, sono cambiate valutazioni ed equilibri, e adesso nessuno sembra più disposto a scommettere un euro sulla promozione di Messineo.

L’altro giorno il nuovo presidente della commissione Direttivi Riccardo Fuzio – della corrente di Unicost, la stessa di Messineo che l’aveva proposto e votato – ha comunicato ai consiglieri riuniti che si ricomincia daccapo, e i quattro voti su sei raccolti sei mesi fa dal procuratore di Palermo non valgono più. Bisognerà cercare altri candidati, anche perché sul secondo nome in lizza, il pg di Caltanissetta Roberto Scarpinato, per adesso restano fermi soltanto i consiglieri della sinistra, sia «laica» che togata. Scarpinato – dopo l’archiviazione di una pratica per il trasferimento d’ufficio sollevata dal «laico» di destra Zanon per un intervento pronunciato nel ventesimo anniversario della strage di via D’Amelio – resta in lizza, ma al momento non sembra in grado di raccogliere la maggioranza.

Le correnti di centro e di destra sono alla ricerca di un candidato che possa sostituire Messineo e far convergere su di sé il consenso più largo possibile. Un nome che ha preso a circolare nelle ultime ore è quello di Libertino Russo (sempre di Unicost), origini palermitane e sostituto procuratore generale in Cassazione; in corsa ricompare anche Guido Lo Forte, oggi procuratore a Messina, che però al momento non è ben visto dalla corrente di Magistratura indipendente.

Su Messineo ha inevitabilmente pesato la contrapposizione con il Quirinale nella vicenda delle intercettazioni tra l’ex ministro Mancino e il presidente della Repubblica, insieme a considerazioni non sempre positive sulla conduzione di un ufficio che negli ultimi mesi è stato esposto a molte polemiche. Ma a far scendere ancora le quotazioni del procuratore di Palermo sono state pure altre vicende. Ultima in ordine di tempo – sebbene non ancora comunicata ufficialmente al Csm, ma della quale diversi consiglieri sono già informati – un’indagine della Procura di Caltanissetta avviata dopo l’arrivo di alcune carte proprio da Palermo. Si tratta di due intercettazioni dalle quali si deduce che Messineo ha prima parlato al telefono con l’ex direttore generale di Banca Nuova (importante istituto di credito siciliano) Francesco Maiolini, coinvolto in un’inchiesta coordinata da alcuni suoi sostituti, e poi l’ha incontrato personalmente. In una successiva conversazione registrata dagli inquirenti, lo stesso Maiolini avrebbe poi riferito a un’altra persona alcuni dettagli piuttosto precisi dell’inchiesta, di cui era venuto a conoscenza.

C’è l’ipotesi che le informazioni di Maiolini provenissero proprio da Messineo (il quale prima dell’incontro con il banchiere aveva convocato il sostituto titolare dell’indagine, facendosi illustrare gli ultimi sviluppi), e per questo gli atti sono stati trasmessi alla Procura di Caltanissetta, competente per i procedimenti che vedono coinvolti i magistrati palermitani. Non essendo arrivata alcuna notifica al Csm, il nome di Messineo non risulta iscritto nel registro degli indagati, ma già tre pubblici ministeri del suo ufficio sono stati ascoltati dai colleghi nisseni come testimoni.

Nel frattempo nelle mani del procuratore resta il destino delle telefonate di Napolitano con Mancino, di cui la Consulta ha ordinato la distruzione. C’è però il problema di quando e come procedere, visto che prima della sentenza della Corte (di cui non si conoscono ancora le motivazioni, previste tra circa un mese) il suo ufficio aveva escluso di poter ricorrere all’articolo del codice indicato dai giudici costituzionali. In attesa di chiarimenti e sviluppi, le registrazioni restano chiuse nell’archivio della Procura.

Giovanni Bianconi                                     

Fonte Corriere

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