“Chiedeva voti alla mafia”: ecco le motivazioni della condanna di Lombardo
25/08/2014
Il Gup ritiene che l’ex presidente della Regione con “la promessa di attivarsi in favore dell’associazione mafiosa nell’adozione di scelte politiche e amministrative abbia intenzionalmente ingenerato, mantenuto e rafforzato il diffuso convincimento sulla sua completa disponibilità alle esigenze della consorteria”.
CATANIA. Sono state depositate le motivazioni della sentenza di condanna a sei anni e otto mesi di reclusione all’ex presidente della Regione Siciliana e leader del Mpa, Raffaele Lombardo per concorso esterno all’associazione. La sentenza è stata emessa, il 19 febbraio del 2014, dal Gup di Catania Marina Rizza a conclusione del processo che è stato celebrato col rito abbreviato dopo che il Gip Luigi Barone ne aveva disposto l’imputazione coatta a fronte della richiesta di archiviazione avanzata dalla Procura. Il procedimento era nato da uno stralcio dell’inchiesta Iblis avviato su indagini dei carabinieri del Ros su rapporti tra mafia, imprenditori, politici e amministratori.
Secondo il giudice, l’ex governatore avrebbe “determinato e rafforzato il proposito dei capi e dei partecipi della medesima associazione di acquisire in modo diretto o indiretto la gestione o il controllo di attività economiche, concessioni, autorizzazioni, appalti e servizi pubblici” e di “ostacolare l’esercizio del diritto di voto e di procurare voti per sé e per altri”. Per il Gup Rizza appare “provato” che Raffaele Lombardo abbia “contribuito sistematicamente e consapevolmente“, anche mediante “le relazioni derivanti dalla sua pregressa militanza in più partiti politici”, alle “attività e al raggiungimento degli scopi criminali dell’associazione mafiosa” per “il controllo di appalti e servizi pubblici“. Leggi tutto
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