CORTE D’APPELLO. Strage di Ustica, rigettato il ricorso dei ministeri: lo Stato dovrà pagare 100 milioni
Il risarcimento a 42 familiari di 17 vittime dell’incidente
http://gds.it/ 15 Aprile 2015
PALERMO. La corte di appello civile di Palermo, presidente Rocco Camerata Scovazzo, ha respinto il ricorso dei ministeri della Difesa e dei Trasporti alla sentenza del settembre 2011 quando il giudice Paola Protopisani condannò lo Stato a risarcire con oltre 100 milioni di euro i 42 familiari di 17 vittime della strage aerea di Ustica, quando il Dc 9 Itavia s’inabissò con 81 persone a bordo tra Ponza e Ustica il 27 giugno ’80. La sentenza di Propisani affermò che la causa dell’abbattimento fu «un missile o collisione in una scena militare». FONTE
Archivi – DC 9 ITAVIA: fu missile. Strage di civili
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Ustica-Dc 9 Itavia. Dopo trent’anni la verità viene a galla
Questo è ormai il triste motivo conduttore che accompagna le troppe vicende giudiziarie italiane che per decenni appaiono irrisolte, imbrigliate da ombre e da complessità stratificate da artefatti dubbi e malcelate incertezze. Nel caso tragico del Dc9 Itavia il peso dell’omertà e dei depistaggi, ormai “accertati” anche in sede di Cassazione, non è più capace di affogare il carico delle responsabilità insieme alla realtà dei fatti gravissimi accaduti in quella tragica sera d’estate del 27 giugno 1980.
Grazie al ricorso degli eredi della compagnia aerea Itavia, il cui fallimento è l’emblema di certa parte del sistema giudiziario deviante , e , purtroppo, spesso priva di scrupoli, è stato riaperto, in sede civile alla terza sezione della Cassazione, il processo per ristabilire l’obiettività dei fatti e il giusto risarcimento del danno.
La perdita di 81 vittime civili, ingiustamente ricaduta su una compagnia aerea nazionale, ora dovrà essere addebitata a chi aveva il dovere di assicurare ai civili la sicurezza dei mezzi di trasporto e la salvaguardia della vita.
Non è un “Paese normale” quello in cui “un missile da aereo ignoto” abbatte un aereo di linea.
I cittadini hanno diritto ad uno Stato che riconoscendo i propri errori, pur gravissimi, vi sappia porre i giusti rimedi dando per primo l’esempio dell’onestà e del pieno rispetto delle leggi.
Dopo un abnorme errore, la coerenza e la verità costituiscono il solo modo per ricominciare; diversamente tutte le istituzioni, ad ogni livello, davvero perdono credibilità insieme con il senso proprio del sistema democratico.
Chi di dovere colga l’occasione, seppure triste e gravosa, di dimostrare che nelle aule giudiziarie si può ancora credere che “lo Stato siamo noi”.