Dipendente Sisa coinvolto pure nell’omicidio D’Angelo

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I pentiti incastrano Briguglio, il rapinatore incoronato boss

ADDIO Pizzo 4. Un ruolo di primo piano quello del dipendente Sisa , preso giovedì con altri nove. Sarebbe coinvolto pure nell’omicidio D’Angelo

Tratto dal “Giornale di Sicilia

di SABATO 2 AGOSTO 2008

di LEOPOLDO GARGANO

Da rapinatore di banca a mafioso di spessore, tanto da partecipare a delitti e gestire la latitanza dei Lo Piccolo. Questo secondo gli investigatori il percorso di Francesco, Franco, Briguglio, 52 anni, detto trèntagrammi, uno degli arrestati della retata «Addio Pizzo 4», l’ultima operazione antimafia contro il clan Lo Piccolo.

Residente a Cinisi, dipendente della Sisa distribuzioni, ha un curriculum di tutto spessore e adesso i collaboratori oltre a indicarlo come affiliato alla cosca del paese, lo coinvolgono anche nell’omicidio di Giuseppe D’Angelo, un povero barista in pensione, assassinato per sbaglio due anni fa a Tommaso Natale. L’anziano ebbe solo il torto di somigliare al boss della borgata Lino Spatola, assassinato poco dopo dal clan Lo Piccolo.

Briguglio è stato arrestato per mafia ed estorsione, ma altre indagini sono in corso. Ha precedenti di tutto rilievo, venne arrestato per una rapina in banca a Lucca nel 1983 assieme al rampollo di una delle famiglie di mafia più conosciute del Palermitano: quella dei Di Trapani, a loro volta imparentati con i Madonia. In quella occasione fu accusato di rapina e tentato omicidio plurimo, in concorso con Nicolò Di Trapani. Sempre nel 1983 è stato denunciato per un assalto all’agenzia del Credito Italiano di Viareggio. Allora, scrivono i giudici, Briguglio ingaggiò un conflitto a fuoco e rimase ferito. Ecco cosa dice di lui il collaboratore Gaspare Pulizzi: «Conosco con il so¬prannome di “Franco trentino” o “trenta grammi” Franco Briguglio, soggetto molto vicino alla famiglia mafiosa di Cinisi, in particolare a Gaspare Di Maggio con il quale si incontrava molto spesso – afferma il pentito -. Briguglio mi è stato presentato proprio da Di Maggio. Briguglio ha gestito per lungo tempo la latitanza dei Lo Piccolo in territorio di Cinisi e Terrasini, unitamente a Vito Palazzolo e a Damiano Mazzola.

Con Briguglio ho scambiato numerosi “pizzini” che consegnavo anche ai Lo Piccolo. Il mio rapporto con Briguglio era favorito dalla circostanza che avevo l’opportunità di incontrarlo molto frequentemente in quanto lo stesso lavora alla SISA di Carini presso la quale effettuavo molti trasporti della merce. Non l’ho mai incontrato nel periodo di latitanza trascorso con i Lo Piccolo perché lo stesso era sotto osservazione della polizia ma ciò nonostante i contatti epistolari coni Lo Piccolo non si erano affatto interrotti ma procedevano regolarmente». Sempre Pulizzi racconta un particolare sul delitto del barista che tira in ballo tréntagrammi. Riguarda la fuga dei due killer, uno dei quali era proprio Pulizzi e l’altro, a suo dire, Gaspare Di Maggio, il figlio di Procopio, l’anziano boss di Cinisi. «Ad aspettarci, secondo i nostri piani, doveva esserci Nino Pipitone – afferma il pentito -, ma, con mia sorpresa, avevamo trovato anche Franco Briguglio a bordo della sua Fiat 600 di colore celeste; con la stessa macchina, Briguglio aveva accompagnato la mattina Di Maggio a Villagrazia di Carini, da dove eravamo partiti. Era stato Gaspare a dirgli di aspettarci nel luogo dove avremmo poi lasciato la moto – conclude Pulizzi. Gaspare era salito dietro la macchina di Briguglio ed io mi ero seduto davanti». Dopo le accuse di Pulizzi, la procura ha delegato alla squadra mobile di effettuare altre indagini sul conto di trentagrammi per accertare soprattutto un particolare: Briguglio aveva la disponibilità di una Fiat 600 di colore celeste? La sezione omicidi della mobile ha riferito, scrivono i magistrati, che l’indagato «aveva all’epoca dei fatti (ed ha tuttora) la disponibilità della Fiat 600 di colore celeste intestata alla madre». Le indagini della procura sui delitti commessi del clan Lo Piccolo sono in corso, gli inquirenti sono alla ricerca di altri riscontri. LEOPOLDO GARGANO

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