Cosca Gambino. Palermo-USA: catturati tre capi mafia

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Pubblichiamo la rassegna stampa sull’indagine dell’FBI degli anni ’80 su John Gotti boss del clan Gambino negli States e sull’ultima operazione congiunta tra FBI e Sco della Polizia che ha portato all’arresto dei nuovi capimafia della famiglia Gambino ben inseriti in un filone d’affari e traffici d’oro che faceva da ponte tra la Sicilia e New York da decenni.
Già vent’anni anni fa preziose e lungimiranti indagini venivano avviate da Giovanni Falcone sul potentissimo quanto già ricchissimo clan dei Gambino, famiglia originaria di Ustica. Nel corso dell’88, Falcone aveva realizzato una importante operazione in collaborazione con Rudolph Giuliani, procuratore distrettuale di New York, denominata “lron Tower”: grazie alla quale in quegli anni furono colpite le famiglie dei Gambino e degli Inzerillo, coinvolte nel traffico di eroina, eppure quelle inchieste ebbero una durissima battuta d’arresto per le divergenti direttive assunte allora nell’ambito dell’Ufficio Istruzione di Palermo. (Fonte http://digilander.libero.it/)
Sulla costanza e sull’impegno spesi da Falcone su quelle fondamentali indagini sulla internazionalizzazione del malaffare di Cosa nostra negli USA, nel giugno ’92, a pochi giorni dalla Strage di Capaci, durante un dibattito promosso a Palermo dalla rivista “Micromega”, Paolo Borsellino ebbe a ricordare: “La protervia del consigliere istruttore Meli l’intervento nefasto della Corte di Cassazione cominciato allora e continuato fino a oggi, non impedirono a Falcone di continuare a lavorare con impegno”.
Buona lettura

Operazione Polizia a Palermo e in Usa, arresti

Gli investigatori: le cosche si riorganizzano, tornano i vecchi boss

Fonte ANSA 10 marzo, 2010

ROMA – Le cosche palermitane, decimate dagli ultimi arresti, tentano di riorganizzarsi. E ai vertici tornano boss storici. E’ una delle circostanze emerse dall’indagine congiunta dello Sco della polizia e dell’Fbi che oggi ha portato all’arresto, a Palermo, di 20 persone e negli Usa di altre 6, accusate, a vario titolo, di associazione mafiosa, traffico di droga, riciclaggio e traffico di banconote false. Gli indagati nell’ambito dell’operazione denominata ‘Paesan Blues‘ sono accusati a vario titolo di associazione mafiosa, riciclaggio, estorsione, tentato omicidio, traffico di droga e altro. Le indagini hanno consentito di destrutturare la famiglia di Santa Maria di Gesù di Palermo e le sue ramificazioni negli Stati Uniti.

COSA NOSTRA, AFFARI A NEW YORK E MIAMI – La mafia siciliana continua ad avere strettissimo rapporti d’affari con quella statunitense, in particolare con le famiglie di New York e Miami. E’ una delle scoperte dell’indagine congiunta della polizia e dell’Fbi che ha portato all’arresto di 26 persone. L’inchiesta ha consentito la cattura di tre capi mafia della cosca Gambino di New York: Gaetano Napoli e i figli Gaetano Jr. e Thomas, accusati di estorsione, usura, riciclaggio e bancarotta fraudolenta.

Secondo l’Fbi la famiglia Napoli investiva denaro sporco in prestiti usurai: tra le vittime un imprenditore di origine italiana. A tenere i contatti fra le cosche siciliane, in particolare quella di S. Maria di Gesu’, e quelle statunitensi, sarebbe stato Roberto Settineri colpito da un doppio provvedimento di carcerazione. Palermitano, da anni residente e Miami ha ospitato negli Usa il capo della famiglia di S. Maria di Gesu’, Giampaolo Corso. A Miami l’Fbi, ha arrestato, nell’ambito di questa indagine, per riciclaggio e intralcio alla giustizia, oltre a Settineri accusato di avere ripulito denaro proveniente dal traffico di droga, il suo braccio destro Antonio Tricami e altri due suoi uomini di fiducia: Enrique Ross e Daniel Dromerhauser. Secondo gli investigatori Cosa nostra newyorkese e’ rappresentata dalle famiglie Gambino, Colombo, Bonanno, Genovese e Lucchese che investono in particolare nei traffici di droga, nella gestione degli appalti, nel gioco d’azzardo, nel traffico d’armi e nella prostituzione. http://ansa.it/

Nell’88 Giovanni Falcone indaga sui Gambino e sui traffici marittimi di droga nel trapanese

Nel gennaio il Consiglio superiore della magistratura preferì nominare a capo dell’Ufficio istruzione, in luogo di Caponnetto che aveva voluto lasciare l’incarico, il consigliere Antonino Meli. Il quale avocò a sè‚ tutti gli atti. Sopraggiunse poi un nuovo episodio ad accentuare ulteriormente le tensioni nell’ambito dell’Ufficio stesso, un episodio che ebbe gravissime conseguenze su tutte le indagini antimafia. In seguito alle confessioni del “pentito” catanese Antonino Calderone, che avevano determinato una lunga serie di arresti (comunemente nota come “blitz delle Madonie”). Il magistrato inquirente di Termini Imerese si ritenne incompetente, e trasmise gli atti all’Ufficio palermitano. Ma il Meli, in contrasto con i giudici del pool rinvio le carte a Termini, in quanto i reati sarebbero stati commessi in quella giurisdizione. La Cassazione, allo scorcio dell’88, ratificò l’opinione del consigliere istruttore, negando la struttura unitaria e verticisti delle organizzazioni criminose, e affermando che queste, considerate nel loro complesso, sono dotate di “un ampia sfera decisionale, operano in ambito territoriale diverso ed hanno preponderante diversificazione soggettiva”. Questa decisione sanciva giuridicamente la frantumazione delle indagini, che l’esperienza di Palermo aveva inteso superare. Il 30 luglio Falcone richiese di essere destinato a un altro ufficio. In autunno Meli gli rivolse l’accusa d’aver favorito in qualche modo il cavaliere del lavoro di Catania Carmelo Costanzo, e quindi sciolse il pool, come Borsellino aveva previsto fin dall’estate in un pubblico intervento, peraltro censurato dal Consiglio superiore. I giudici Di Lello e Conte si dimisero per protesta.Su tutta questa vicenda del resto, nel giugno ’92, durante un dibattito promosso a Palermo  dalla rivista “Micromega”, Borsellino ebbe a ricordare: “La protervia del consigliere istruttore Meli l’intervento nefasto della Corte di cassazione cominciato allora e continuato fino a oggi, non impedirono a Falcone di continuare a lavorare con impegno”.

Nonostante simili avvenimenti, infatti, sempre nel corso dell’88, Falcone aveva realizzato una importante operazione in collaborazione con Rudolph Giuliani, procuratore distrettuale di New York, denominata “lron Tower”: grazie alla quale furono colpite le famiglie dei Gambino e degli Inzerillo, coinvolte nel traffico di eroina. [i più potenti d’America come Charles Gambino …]

Il 20 giugno ’89 si verificò il fallito e oscuro attentato dell’Addaura presso Mondello; a proposito del quale Falcone affermò “Ci troviamo di fronte a menti raffinatissime che tentano di orientare certe azioni della mafia. Esistono forse punti di collegamento tra i vertici di Cosa nostra e centri occulti di potere che hanno altri interessi. Ho l’impressione che sia questo lo scenario più attendibile se si vogliono capire davvero le ragioni che hanno spinto qualcuno ad assassinarmi”. Seguì subito l’episodio, sconcertante, del cosiddetto “corvo”, ossia di alcune lettere anonime dirette ad accusare astiosamente lo stesso Falcone e altri. Le indagini relative furono compiute anche dall’Alto commissario per la lotta alla mafia, guidato dal prefetto D. Sica.

Una settimana dopo l’attentato il Consiglio superiore decise la nomina di Falcone a procuratore aggiunto presso la Procura della Repubblica di Palermo. Nel gennaio ’90 egli coordinò un’inchiesta che portò all’arresto di quattordici trafficanti colombiani e siciliani, inchiesta che aveva preso l’avvio dalle confessioni del “pentito” Joe Cuffaro’ il quale aveva rivelato che il mercantile Big John, battente bandiera cilena, aveva scaricato, nel gennaio ’88, 596 chili di cocaina al largo delle coste di Castellammare del Golfo.

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Fonte http://criminologia.advcom.it/russo.htm

JOHN GOTTI

Questa indagine ebbe inizio nel 1986 quando il Gotti, diventato il “Boss” della Famiglia Gambino, a New York, dopo l’assassinio di Paul Castellano nel Dicembre 1985 (sempre da Gotti), venne assolto dopo un processo a Brooklyn.

L’FBI scoprì – tramite un informatore – che la giuria in quel processo e` stata compromessa da un membro della giura (che gli e` stato dato una somma di $60,000). Con l’aiuto di informatori, L’FBI inizio’ sorveglianza elettronica nel “club” usato da Gotti nella “Piccola Italia” di New York. Nel frattempo, scoprimmo che il Gotti anche utilizzava un appartamento nell’edificio dove si incontrava con i suoi piu` stretti collaboratori per parlare in segreto. Con la registrazione di 6 conversazione molto lunghe, l’FBI ottenne prove massacranti nei confronti di Gotti, il suo sottocapo, Sammy Gravano, il Consigliere, Frank Lo Cascio, e il “Capodecina” Thomas Gambino, figlio del defunto “Boss” della famiglia Carlo Gambino.

Prima dell’inizio del processo, nel Novembre 1992, il Gravano decide di collaborare. Inizio` a quel punto l’interrogazione da parte mia, ed altri agenti, del Gravano, dove ci svelo’ la sua partecipazione in 19 omicidi; incluso quello di Castellano, ed altri dettagli che servirono durante il processo. Alla fine della sua deposizione, il Gotti e Lo Cascio sono stati condannati a cinque ergastoli, senza possibilita’ di scarcerazione. Dopo questo processo, il Gravano ha deposto in altri processi, incluso quello di PASQUALE CONTE (indagine condotta da me), dove alla fine il Conte, suo cognato e un’altro membro della famiglia Gambino sono stati condannati. Fu` durante questa indagine che ebbi la possibilita’ di incontrare la persona che attraverso` l’Oceano Atlantico con me nel 1955; si tratta di Riccardo Cefalu’, Palermitano, di nascita, che divento’ trafficante di droga in USA. Grazie. Dott. Carmine F. Russo

Cosca Gambino. Palermo-USA: catturati tre capi mafiaultima modifica: 2010-03-11T20:04:53+01:00da aldo251246
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