La Sicilia spacca anche il Csm

 

toghe_rosse.jpg

Il Consiglio superiore della magistratura spaccato sulle nomine dei nuovi vertici delle Procure siciliane

www.guidasicilia.it

23/02/2008

Negli ultimi tempi prendere decisioni per la Sicilia sembra significhi andare incontro ad inevitabili spaccature. Massimo esempio di questi giorni ne è la politica, che nella strutturazione delle compagini che dovranno dividersi tra elezioni regionali e nazionali si sta rivelando parecchio controversa. Altro esempio di spaccatura è quello del Consiglio superiore della magistratura che ha subito delle divisioni sulle nomine dei nuovi vertici delle Procure dell’Isola, ma diversamente dall’ambito partitico ha raggiunto una conclusione.

Ieri il plenum di Palazzo dei Marescialli si è diviso sia sulla scelta del nuovo Procuratore di Caltanissetta, sia su quella del nuovo capo della Procura di Gela. Un’analoga divisione si è verificata sul vertice della Procura di Catania. Alla guida della Procura di Caltanissetta, il cui posto è stato lasciato libero nel luglio del 2006 da Francesco Messineo, oggi procuratore della Repubblica di Palermo, il Csm ha nominato Sergio Lari, procuratore aggiunto a Palermo, il quale ha avuto la meglio sul collega del capoluogo siciliano, Guido Lo Forte, che è stato Pm nel processo a carico di Giulio Andreotti.

A Lari sono andati i voti di 18 consiglieri contro i 7 andati al suo diretto concorrente. Per lui hanno votato i togati – delle correnti di sinistra – di Magistratura democratica, del Movimento per la giustizia e di Magistratura indipendente; insieme a questi ha votato il Pg della Cassazione, Delli Priscoli, e i laici di entrambi gli schieramenti. All’avversario di Lari sono invece andati i voti di tutti i togati di Unicost e del primo presidente della Cassazione, Vincenzo Carbone. Si è astenuto invece il vicepresidente del Csm Nicola Mancino.

Sergio Lari svolge le funzioni di procuratore aggiunto a Palermo dal novembre del 1998, dove, da allora, è entrato a far parte della Direzione distrettuale antimafia. A suo favore ha giocato “un’esperienza professionale di ampio respiro – è stato sottolineato dal Csm nella delibera approvata – che gli ha consentito di avere una visione quanto mai articolata e completa del fenomeno criminale mafioso con riferimento a tutto il territorio della Sicilia occidentale”. Dall’84 al ’93 Lari è stato pretore dirigente a Palermo, dove si è occupato di indagini complesse in materia ambientale, arrivando a liberare “interi tratti della costa palermitana” da costruzioni abusive. Ha guidato anche la Procura di Trapani, mostrando “eccellenti capacità direttive e organizzative”, e svolgendo “complesse indagini” su appartenenti a Cosa nostra. Dopo una parentesi di quattro anni come componente del Csm (dal ’94 al ’98), dove ha presieduto anche la Commissione sulla criminalità organizzata, Lari è tornato a indossare la toga e dal novembre del ’98 è stato a Palermo, dove ha coordinato, tra l’altro, indagini sulle mafie e il traffico di stupefacenti, ma anche il filone “mafia e appalti” e quello relativo ai mandamenti mafiosi di Caccamo e San Mauro Castelverde, ad est del capoluogo siciliano.

Divisione del plenum del Csm anche per la nomina del nuovo capo della Procura di Gela, poltrona vacante dal giugno 2007 e oggi assegnata al pm Romano, Lucia Lotti.

Il sostituto procuratore Lotti ha ottenuto 13 voti, contro i 9 attribuiti al suo concorrente, il sostituto procuratore generale di Caltanissetta Salvatore De Luca. A Lucia Lotti sono andati i voti dei togati di Magistratura democratica e Movimento per la giustizia, che hanno sostenuto la sua nomina assieme al collega di Unicost, Giuseppe Berruti, al laico della Cdl, Ugo Bergamo e ai laici di centrosinistra. A favore di De Luca, hanno votato invece [b[i tre togati di Magistratura indipendente e i due colleghi di Unicost, Luisa Napolitano e Fabio Roia, assieme ai vertici della Cassazione, Vincenzo Carbone e Mario Delli Priscoli e ai laici di centrodestra, Gianfranco Anedda e Michele Saponara. Anche il primo presidente e il procuratore generale della Cassazione Vincenzo Carbone e Mario Delli Priscoli hanno votato per De Luca. Si sono invece astenuti Mancino e gli altri consigliere del gruppo di Unicost.

La spaccatura del Consiglio superiore della magistratura si è mostrato con maggiore evidenza sulla scelta dei vertici della Procura di Catania. Il prescelto è stato Vincenzo D’Agata, procuratore aggiunto nello stesso ufficio, che ha avuto la meglio sul suo diretto concorrente, il procuratore aggiunto di Caltanissetta, Renato Di Natale, per un soffio. Hanno infatti ricevuto entrambi 13 voti, ma determinante è stato per D’Agata il voto di Nicola Mancino, che, come in tutti i casi di parità, è valso doppio. A favore di D’Agata hanno votato i togati di Unicost, i laici del centrosinistra, il laico di Fi Michele Saponara e il primo presidente della Cassazione Vincenzo Carbone. Per Renato Di Natale hanno invece votato i togati di Magistratura Indipendente, Movimento per la Giustizia e Magistratura Democratica, il procuratore generale della Cassazione, Mario Delli Priscoli e i laici del centrodestra Ugo Bergamo e Gianfranco Anedda. Vincenzo D’Agata, in magistratura dal 1963, ha alle spalle una carriera tutta svolta negli uffici giudiziari della Sicilia: all’inizio a Giarre (Ct) e Modica (Rg), poi a Catania, dove è stato prima Pm e poi sostituto Pg, quindi dal ’91 ‘numero 2’ della Procura.

Del neo procuratore della città etnea il Csm ha sottolineato le “non comuni capacità organizzative e direttive”, dimostrate con un curriculum di “eccezionale livello”. D’Agata è stato Pm di udienza nel procedimento per la strage Chinnici, a carico tra gli altri di Michele Greco, ha seguito anche il filone di indagine scaturito dalle dichiarazioni del pentito Angelo Siino sui rapporti mafia-politica-appalti, si è occupato anche del processo ‘Orsa maggiore’ a carico di esponenti del clan Santapaola, incarico che lo ha portato ad essere considerato “il precursore delle strategie d’attacco alle risorse economiche illecitamente accumulate dalle consorterie mafiose”, portando a un sequestro di beni di 433 miliardi di lire.

 

La Sicilia spacca anche il Csmultima modifica: 2008-02-23T10:41:00+01:00da aldo251246
Reposta per primo quest’articolo
Questa voce è stata pubblicata in GIUSTIZIA, ultimissime e contrassegnata con , . Contrassegna il permalink.