In trappola il braccio destro dei Lo Piccolo. Si nascondeva da tre mesi nel suo quartiere

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Tratto dal Giornale di Sicilia

24 Ottobre 2008

Lotta alla mafia

di Francesco Massaro

Latitante catturato a Palermo Fabio Chianchaino è stato bloccato allo Zen 2 nell’appartamento di una donna, anche lei arrestata. Avrebbe gestito estorsioni e droga e procurato armi

PALERMO. Non si era allontanato di un millimetro dal suo quartiere. Malgrado lo cercassero lui continuava a bazzicare fra i padiglioni dello Zen 2, di cui aveva acquisito il controllo assoluto con la benedizione dei Lo Piccolo. Tre mesi e mezzo è durata la sua latitanza, dalla notte in cui era riuscito a sfuggire al blitz Addiopìzzo 4. Mercoledì sera i poliziotti della Mobile di Palermo lo fanno arrestato. Si nascondeva in un appartamento di via Rocky Marciano, una donna che lo ospitava – Sabrina Correnti, 26 anni – è stata arrestata a sua volta con l’accusa di favoreggiamento.

Fabio Chianchiano, 43 anni, quando ha visto gli agenti piombargli in casa non ha opposto resistenza. Probabilmente sapeva che non avrebbe potuto continuare a nascondersi ancora a lungo. Gli agenti hanno fatto irruzione quando hanno visto la sua sagoma sbucare da dietro una finestra apertasi all’improvviso per pochi secondi. Per il resto quell’appartamento era una sorta di bunker. Finestre sbarrate da mattina a sera, per i poliziotti è stato un lavoraccio riuscire a tenere d’occhio quella casa senza dare nell’occhio in un quartiere dove anche le pietre hanno occhi e orecchie. L’operazione Addiopizzo 4 aveva portato a dieci arresti, fuori dalla lista era rimasto appunto Chianchiano, ovvero l’uomo di punta. Secondo gli inquirenti l’uomo aveva acquisito ormai da tempo il controllo dello Zen e la reggenza del mandamento di San Lorenzo, non a caso ieri il questore Alessandro Marangoni ha parlato di «personaggio di assoluto spessore criminale». Un punto di riferimento per i picciotti che un tempo pendevano dalle labbra dei Lo Piccolo.

Chianchiano avrebbe gestito sia le estorsioni che il traffico di droga, ovvero i due motori che spingevano l’impero messo su dai Lo Piccolo. Non solo. In qualche occasione l’uomo avrebbe anche procurato armi e munizioni per i suoi capi, come quando avrebbe fatto avere a Sandro Lo Piccolo una pistola calibro 38 e un gran numero di munizioni. I collaboratori di giustizia Francesco Franzese, Antonino Nuccio e Andrea Bonaccorso parlano di lui descrivendolo come un vero e proprio esperto del traffico di droga, soprattutto cocaina e hashish.

Secondo gli inquirenti Chianchiano avrebbe fatto carriera all’interno dell’organigramma mafioso disegnato dai Lo Piccolo proprio grazie agli stupefacenti. Per i boss l’uomo era una miniera d’oro. Grazie ai solidi agganci con trafficanti napoletani Chianchiano avrebbe fatto arrivare allo Zen carichi di cocaina di cinque chili alla volta, un tesoro che poi veniva distribuito alle centinaia di pusher che lavorano ogni giorno da un capo all’altro della città.

La droga porta soldi, tantissimi soldi, e così pian piano Chianchiano avrebbe fatto breccia nel cuore dei Lo Piccolo. Complice anche l’arresto di Michele Catalano, considerato l’ex reggente della borgata, l’uomo avrebbe finalmente avuto lo spazio che andava reclamando da tempo.

II latitante avrebbe fatto carriera anche grazie alla forte amicizia con Francesco Franzese e con l’altro figlio di Lo Piccolo, Claudio. Del primo l’esattore del pizzo più agguerrito del clan prima della cattura e del pentimento – Chianchiano sarebbe anche stato testimone di nozze. Lo Piccolo junior, invece, secondo gli inquirenti avrebbe svolto un ruolo chiave per convincere il padre a nominare Chianchiano capo del mandamento dopo l’arresto di Catalano. L’uomo avrebbe continuato a dettare legge anche dopo la cattura dei Lo Piccolo e non avrebbe smesso nemmeno da latitante. Allontanarsi dal quartiere avrebbe significato perdere il potere, per questo è rimasto allo Zen malgrado la polizia lo cercasse. Ha rischiato e ha perduto. Francesco Massaro

IL RITRATTO. A tracciarlo è il procuratore aggiunto

Morvillo: «Era a un passo dal vertice. La sua fortuna costruita sulla coca»

Tratto dal Giornale di Sicilia

24 Ottobre 2008

di F. MA.

PALERMO. «Il suo arresto provocherà grossi problemi all’organizzazione mafiosa», dice il procuratore aggiunto Alfredo Morvillo che ha coordinato le indagini che hanno portato alla cattura di Chianchiano assieme ai sostituti Marcello Viola e Annamaria Picozzi.

Morvillo si sofferma sullo spessore criminale del latitante, «arrivato quasi al vertice e autorizzato proprio dai Lo Piccolo a scalzare il vecchio capo dello Zen, Michele Catalano. Allo Zen 2, in questo momento, era lui che comandava». L’uomo curava le estorsioni, certo, ma il suo vero di forza era rappresentato dal traffico di droga. Che per un cer¬to periodo avrebbe gestito assieme all’amico Guido Spina, in carcere da tempo. Secondo i collaboratori di giustizia Chianchiano riusciva ad avere cocaina di ottima qualità e a venderla a pressi concorrenziali. Un lavoro che aveva inevitabilmente finito per penalizzare la concorrenza, tanto che un certo

personaggio non ancora identificato arriva a lamentarsi coi Lo Piccolo col solito metodo dei piz¬zini. «Questo Elefantino non so chi è – ha raccontato il pentito Antonino Nuccio agli inquirenti – però era sicuramente qualcuno di là, che aveva interesse a darla (la droga, ndr)». È proprio Nuccio a raccontare che Chianchiano e Spina si rifornivano a Napoli e che «oltre alla qualità avevano il prezzo». Ufficialmente titolare di un negozio di telefonini, Chianchiano faceva però soldi a palate con lo smercio di stupefacenti. A un certo punto, però, avrebbe cominciato a scalpitare e a pretendere un riconoscimento da parte dei Lo Piccolo. Degli assetti della borgata parla ampiamente Franzese: «Michele Catalano aveva la gestione, con lui (Chianchiano, ndr) non si potevano tanto vedere. Più volte mi chiese di potere essere messo a capo della famiglia dello Zen, come referente dello Zen, perché lo Zen ricade pure sulla famiglia di Partanna-Mondello. Me lo disse chiaramente anche tramite Nino Nuccio… E lui, personalmente a me, mi disse che era molto amico e che poteva dare delle re¬ferenze di Claudio Lo Piccolo… Il Sandro Lo Piccolo mi confermò che sapeva di questa intimità fra Chianchiano e suo fratello Claudio, però non riteneva opportuno di levare Catalano…». Altri particolari li fornisce Antonino Nuccio, che sostiene di conoscere bene Chianchiano. «Dopo l’arresto di Tonino Lo Brano nel procedimento San Lorenzo 5, per circa 3-4 mesi Guido Spina venne posto a fianco di Catalano per occuparsi di tutte le attività illecite di interesse di Cosa Nostra allo Zen su proposta di Fabio Chianchiano e con l’autorizzazione di Franco Franzese. Catalano però non era d’accordo e aveva addotto un pretesto per potere continuare ad operare da solo». F. Ma.

In trappola il braccio destro dei Lo Piccolo. Si nascondeva da tre mesi nel suo quartiereultima modifica: 2008-10-24T23:22:00+02:00da aldo251246
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