Palermo, i portici della ex Sicilcassa
KLICCA PALERMO Crac Sicilcassa, 7 condanne, 8 assoluzioni
15/02/2013
Con l’accusa di bancarotta fraudolenta, inflitti nove anni ciascuno agli ex componenti del cda. Assolti altri otto imputati. La banca insolvente fu assorbita dal BdS. È finita con sette condanne pesanti e otto assoluzioni, dopo ben otto anni di processo, la storia del crac Sicilcassa, che fu il secondo istituto di credito della Sicilia, dichiarato insolvente nel 1999 e poi assorbito dal Banco di Sicilia, oggi inglobato da Unicredit.
Klicca & Passaparola
KLICCA All’asta patrimonio Sicilcassa. Oltre 700 immobili in vendita
Insolvenza per quasi tremilamiliardi del vecchio conio
Chiesti dal pm Dario Scaletta 154 anni per 16 imputati.
“Un dissesto incolmabile”
Leggiamo e pubblichiamo l’articolo tratto dal Giornale di Sicilia dell’11 giugno 2012 di Riccardo Arena sulle pesanti richieste di condanne fatte dal pm Dario Scaletta nell’ambito del procedimento penale per bancarotta fraudolenta contro funzionari infedeli della Sicilcassa, la seconda banca siciliana ridotta sul lastrico, e contro imprenditori e Cavalieri del lavoro.
Già nel 2006 il blog aveva attenzionato i rischiosi rapporti tra imprenditori-boss, banche & affari che alla fine si sono rivelati dei veri e propri boomerang che hanno dissanguato le casse delle banche siciliane.
Ma dove sono andati a finire tremila miliardi delle vecchie lire????
Perché l’imprenditoria siciliana sana veniva costretta a chiusure improvvise di conti correnti e mutui garantiti con contestuali e repentine richieste di fallimento?
Per quanti anni i siciliani onesti dovranno pagare i disastri economici provocati a tutta l’Isola dalle lobby?
Erano questi gli strani giochi dei colletti bianchi sui quali sin dagli anni ’80 giudici onesti come Giovanni Falcone e Paolo Borsellino indagavano, nonostante i contrasti interni alla Procura palermitana e le archiviazioni, e di cui potete leggere ampiamente nel post
“A voce alta”, in cui è documentata anche la storia giudiziaria, iniziata nel 1985, dell’albergo “San Bartolomeo” quattro stelle di Ustica, sul quale sono intervenuti, tra gli altri, gli stessi personaggi per i quali oggi sono state chieste dal pm pesanti condanne per il crac Sicilcassa, come l’allora direttore della filiale della Cassa di Risparmio di Palermo il dott. Benedetto Emanuele, così come si può ascoltare nella “telefonata all’ingegnere Giuseppe Montalbano”.
“Segretissimo capomafia”, come dichiarato dal pentito Maurizio Di Gati, nonchè prestanome di Riina e proprietario dell’ultimo covo di Via Bernini, il Montalbano è già stato condannato a sette anni per concorso in associazione mafiosa, e di recente nuovamente per riciclaggio aggravato del denaro di Totò Riina e Giuseppe Giacomo Gambino.
Anche l’indagine dell’hotel “San Bartolomeo” di Ustica è siglata da una clamorosa quanto illogica archiviazione: per il Gip Piergiorgio Morosini e per i pm Ennio Petrigni e Alessandro Picchi si tratta di “sfortuna imprenditoriale” e di “amministrazioni allegre”…
Buona lettura
LA REQUISITORIA. «II dissesto della banca provocato da ex amministratori e dirigenti»
Giornale di Sicilia
11 giugno 2012
di Riccardo Arena
II pm sul crac Sidicassa: 154 anni ai 16 imputati
Condanne pesanti, per oltre un secolo e mezzo. Giudizi taglienti per gli imputati del processo Sicilcassa. Espressi non solo dall’accusa, ma dai rappresentanti della parte civile Banca d’Italia. Il pm Dario Scaletta chiede pene per 154 anni nei confronti dei 16 imputati: ritiene che ex consiglieri di amministrazione, l’ex presidente del collegio sindacale ed ex direttori di filiale, assieme ad alcuni imprenditori che non restituirono i maxiprestiti ricevuti, abbiano inchiodato la ex Cassa di risparmio, provocando un dissesto incolmabile. Quasi tremila miliardi delle vecchie lire, 2.995 per l’esattezza, provocarono l’insolvenza e la fine di quello che fu il secondo istituto di credito dell’Isola, dopo il Banco di Sicilia.
Scaletta chiede le condanne alla seconda sezione del tribunale, presieduta da Fabrizio La Cascia, in un processo per bancarotta fraudolenta che si trascina da troppo tempo: tra l’udienza preliminare e il dibattimento sono trascorsi qualcosa come otto anni. E la dichiarazione di insolvenza risale al 19 febbraio del 1999.
La richiesta è di 12 anni ciascuno per gli ex componenti del cda: Giuseppe Adonia, Domenico Bacchi, Francesco Mormino, Pompeo Oliva, Marcello Gianfranco Adriano Maria Orlando, Giuseppe Viola;12 anche per Gianni Lapis, ex presidente del collegio sindacale; 10 a testa per due ex direttori di filiali della città e di Catania: Giuseppe Grado e Antonio Mosto; 8 per Benedetto Emanuele, Elio Rocca, Gaetano Zilleri, Giuseppe Cirrincione. E infine 6 anni ciascuno per Maria Adelaide Graci, Daniela Graci e Calogera Falzone, figlie e moglie del Cavaliere del lavoro catanese Gaetano Graci, scomparso da anni.
La Sicilcassa fu in parte assorbita per incorporazione dal Banco di Sicilia e andò in liquidazione coatta amministrativa. Parole molto dure sono state pronunciate dalla parte civile contro Lapis, già condannato nell’ambito della vicenda del tesoro di don Vito Ciancimino. Nelle prossime udienze la parola passerà ancora alle parti civili e poi ai difensori, fra i quali ci sono gli avvocati Alberto Polizzi, Ennio Tinaglia, Giovanni Di Benedetto, Enrico Sorgi, Basilio Milio, Ninni Reina, Sergio Monaco, Raffaele Restivo. R. AR.
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Una risposta a Sicilcassa. Crac per bancarotta fraudolenta