Sottratti a Cosa nostra in poco più di un anno 2 miliardi e 400 milioni

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Articolo tratto dal Giornale di Sicilia del 15.04.2009

COLPI PESANTI. Necessari per piegare il sistema

 

SCARPINATO: ora occorre attivare la banca dati dei conti correnti degli imprenditori collusi.

Spesso quando gli investigato­ri vanno in banca per bloccare i conti correnti, li trovano regolar­mente vuoti. Qualcuno è arriva­to prima di loro”.

Un tempo i boss preferivano investire quasi esclusivamente nell’edilizia. Adesso hanno diver­sificato. Puntano sulla grande di­stribuzione, soprattutto super­mercati.

 

700 milioni di euro a carico di Giuseppe Grigoli, pa­tron dei supermercati nel Trapa­nese. Sequestro da 250 milioni ai danni degli eredi di Pa­olo Sgroi, altro leader della gran­de distribuzione nel Palermita­no

PALERMO

I beni sottratti a Cosa no­stra in poco più di un anno costi­tuiscono una piccola finanziaria dello Stato: 2 miliardi e 400 milio­ni di euro. Una cifra stratoferisca che indica il livello di inquina­mento mafioso dell’economia si­ciliana.

I dati sono stati diffusi lo scorso mese dal procuratore ag­giunto di Palermo Roberto Scar­pinato, responsabile del diparti­mento che si occupa proprio di indagini economiche e finanzia­rie riguardanti Cosa nostra.

«Dal gennaio del 2008 ad oggi abbiamo eseguito sequestri di beni mafiosi per 2 miliardi e 400 milioni di euro – ha affermato Scarpinato -. Ci siamo resi conto che le condanne per mafia sono importanti però non bastano. Gli imprenditori vicini a Cosa no­stra durante la detenzione, conti­nuano a gestire i loro patrimoni in modo da alterare le logiche del mercato. Quindi vanno colpi­ti i beni per disarticolare la strut­tura economica-criminale. Non si tratta di semplici mafiosi. Non dimentichiamoci mai che chi ge­stisce queste quantità enormi di denaro costituisce una vera e propria macchina di consenso sociale. Offre posti di lavoro, clientele, protezione, in una ter­ra afflitta dalla disoccupazione».

Un tempo i boss preferivano investire quasi esclusivamente nell’edilizia. Adesso hanno diver­sificato. Puntano sulla grande di­stribuzione, soprattutto super­mercati e non a caso proprio in questo campo gli inquirenti han­no sferrato i colpi più grossi. Quello da 700 milioni di euro a carico di Giuseppe Grigoli, pa­tron dei supermercati nel Trapa­nese, considerato il «cassiere» del boss latitante Matteo Messi­na Denaro, e il sequestro da 250 milioni ai danni degli eredi di Pa­olo Sgroi, altro leader della gran­de distribuzione nel Palermita­no.

Nonostante i maxi sequestri, non tutto funziona in questa macchina investigativa ben olea­ta ma con un difetto strutturale che rischia di inceppare il moto­re. Spesso quando gli investigato­ri vanno in banca per bloccare i conti correnti, li trovano regolar­mente vuoti. Qualcuno è arriva­to prima di loro. «Il governo deve accelerare le procedure per pote­re accedere pienamente allaban­ca dati dei conti correnti istituita nel ’91 ma mai realmente entra­ta in funzione – ha affermato Scarpinato-. Soltanto così riusci­remo ad avere in tempo reale la conoscenza di conti bancari di imprenditori collusi». Un altro sequestro per decine di milioni di euro è stato eseguito a carico di Rosario Cascio, imprenditore edile agrigentino che secondo l’accusa ha costruito la sua fortu­na grazie alla protezione dei boss. Di recente il tribunale del Riesame ha restituito a Cascio, difeso dall’avvocato Ugo Casta­gna, parte del suo rilevante patri­monio immobiliare, mentre re­stano sotto sequestro alcune aziende di calcestruzzo, intesta­te formalmente a suoi familiari.

 

L.G.

Sottratti a Cosa nostra in poco più di un anno 2 miliardi e 400 milioniultima modifica: 2009-04-15T19:11:00+02:00da aldo251246
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