Baldassare Bonura. La telefonata all’ingegnere Giuseppe Montalbano.Leggi ed ascolta.

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Il fascicolo del GI.CO 1873/94, che riporta la denuncia sporta da Baldassare Bonura per presunta tentata estorsione e associazione a delinquere, evidenzia l’anomalia di una mancata emissione delle anticipazioni bancarie dovute a Bonura tramite l’appoggio della Cassa Centrale di Risparmio, presso la quale, nel frattempo, sarebbero intervenuti interessi personalistici di diversi soggetti, tra cui il direttore e  l’avvocato della banca siciliana, il giudice delegato al fallimento cognato di quest’ultimo un facoltoso ingegnere e il presidente della sezione fallimentare del Tribunale di Palermo. Quell’ingegnere è Giuseppe Montalbano, a sua volta legato da rapporti amicali con lo stesso avvocato e con la Cassa di Risparmio, che è stato condannato nel 2003 in primo grado e poi nel 2009 in Appello per concorso esterno in associazione mafiosa e che è l’ ex proprietario della villa-Covo di Via Bernini  a Palermo in cui visse in latitanza il boss Totò Riina con la famiglia sino alla cattura del febbraio 1993.

Tutti i soggetti indicati denunciati a vario titolo, secondo l’inchiesta, avrebbero complicato l’erogazione del mutuo regionale già decretato per l’albergo San Bartolomeo **** di Ustica come opera di pubblica utilità, in virtù di un mancato rilascio del certificato di abitabilità da parte del Comune di Ustica che, alla fine, costò a Bonura l’albergo e tutte le proprietà terriere date in garanzia.

Bonura si trova a dovere affrontare da una parte il fronte degli imprenditori e delle banche che cercano con ogni mezzo di impossessarsi dell’albergo, e dall’altra il palese abuso della pubblica amministrazione usticese che, nonostante la regolarità della costruzione e degli atti, nega grazie all’uso di falsi documenti il rilascio dell’abitabilità che, infine, bloccò di fatto l’erogazione del mutuo mettendo Bonura di fronte ad un bivio: fallire o accettare e “cedere ad un accordo” per evitare un fallimento, che, di fatto, fu concordato nella sede impropria di uno studio legale frequentato dalla compagine di giudici-parenti e ingegneri-imprenditori.

Incredibilmente la C.C.R.V.E.: “andò contro i propri interessi passando da creditore privilegiato, avente procura irrevocabile all’incasso sull’intero importo decretato esecutivamente  dalla BNL e assistito da garanzia della Regione Siciliana, a creditore chirografaro”, insistendo sul fallimento, con la perdita, alla fine, di tutte le somme anticipate, dato che Bonura non cedette all’accordo, visto che “nessuna delle cose dette è stata fatta”.

Questa vicenda siciliana a tinte fosche dopo venticinque anni rimane ad oggi irrisolta, tanto più che il fallimento di Bonura rimane ancora aperto a fronte della perdita del patrimonio della massa fallimentare da parte della curatela, dato che la Cassazione con sentenza del 22 Gennaio 2009 (depositata in Cancelleria il 26.02.2009) ha assegnato il possesso dell’albergo San Bartolomeo **** al Comune di Ustica.

Quell’inchiesta del ’94 fu inspiegabilmente archiviata, il nastro registrato rimase sigillato e non fu mai portato come prova di un vero e proprio ricatto estorsivo, eppure su quel nastro magnetico era impressa la telefonata in cui palesemente l’ingegnere Montalbano al telefono con il fratello del Bonura trattava a suo piacimento un’istanza di fallimento, tanto che poteva deciderne la sorte egli tesso in nome e per conto della Cassa Centrale di Risparmio Vittorio Emanuele che per ritirare l’istanza di fallimento, già presentata per esercitare verosimilmente ulteriore pressione sui proprietari, proponeva a Bonura “fatti concreti” ossia un accordo scritto che prevedeva come via d’uscita la vendita dell’albergo allo stesso Montalbano e ad altri imprenditori, La Porta e Trionfante, citati al telefono dallo stesso ingegnere. Vendita dell’albergo che poi avrebbe pareggiato i conti nel frattempo messi in sofferenza dalla banca vicina all’ingegnere nonostante l’erogazione mutuataria bruciando pure la procura all’incasso che la stessa banca deteneva sulle somme che ancora dovevano essere erogate dalla BNL.

Bonura non accettò il vile accordo non presentandosi l’indomani all’incontro di cui si parla nella telefonata, e decise di fallire e di denunciare i gravi fatti accaduti per i quali dopo 25 anni chiede ancora oggi Giustizia.

La telefonata del 23 Agosto 1985 presentata tempestivamente all’allora sostituto procuratore dott. Giuseppe Pignatone rimase ignorata e successivamente, dieci anni dopo, fu trascritta dal GICO nel fascicolo del 1994. Questa telefonata, nell’ultimo decennio, è stata trasmessa in copia alle Procure della Repubblica di Palermo, Catania, Caltanissetta e Cagliari, ed in ultimo è stata depositata su un cd al Comando della Guardia di Finanza di Palermo e ascoltata presso la Guardia di Finanza di Caltanissetta.

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