Processo Mori. Un giudice conferma: il governo Ciampi trattò con la mafia

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Mercoledi 12 Gennaio 2011

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di CHRIS BONFACE

Si, lo stato italiano cercò di trattare la resa con la mafia all’epoca di Oscar Luigi Scalfaro presidente della Repubblica, Carlo Azeglio Ciampi presidente del Consiglio, Nicola Manci­no ministro dell’Interno e Giovanni Conso mi­nistro della Giustizia.

La rivelazione è arrivata ie­ri in un’aula di tribunale a Palermo da un testi­mone di eccezione: il magistrato Alfonso Sabel­la, attualmente in servizio al tribunale di Roma. Chiamato a deporre al processo contro il gene­rale dei carabinieri Mario Mori, Sabella ha ricor­dato i suoi anni da pm a Palermo, quelli al Dap e soprattutto quelli alla procura di Firenze quan­do collaborò con il pm della Dna Gabriele Che­lazzi (oggi scomparso) all’inchiesta sulla tratta­tiva fra Stato e mafia. Sabella, che è uno dei ma­gistrati più apprezzati dalle associazioni anti­mafia, ha rivelato che Chelazzi era convinto che il generale Mori avesse avuto da organi dello Stato un mandato a trattare con i boss di Cosa Nostra. Secondo lo stesso magistrato «lo Stato, dopo le stragi del ’93, tentò di dare un segno di disponibilità a Cosa Nostra alleggerendo il numero dei boss sottoposti al regime carcerario duro pre­visto dall’articolo 41 bis dell’ordinamento penitenziario».

La deposizione di Sabella è importante perché…

…nonostante tutte le smentite, omissioni e parziali rivelazioni sulla trattativa fra Stato e mafia sotto il governo Scalfaro-Ciampi, sta emergendo con chiarezza come allora ci si arrese alle condizioni imposte da Cosa nostra. Secondo il ricordo di Sabella il suo collega Chelazzi carpì qualche elemento per ricostruire questa oscura vicenda «da un incontro che si svolse fra il generale Mori e l’ex vicecapo del Dap Francesco Di Maggio».

Nel colloquio ci furono riferimenti espliciti alla direttiva governativa di trattare con i boss di Cosa Nostra. E il clamoroso risultato fu la liberazione dal giogo del carcere duro per oltre 130 boss mafiosi dell’Ucciardone e per centinaia di detenuti mafiosi e camorristi nelle carceri campane. Fra i beneficiari vi furono alcuni dei protagonisti delle stragi del ’92 in cui persero la vita i giudici Giovanni Falcone e Paolo Borsellino e perfino uno dei rapitori e barbari assassini (sciolsero il corpo nell’acido) del giovanissimo Giuseppe Di Matteo, figlio del pentito Santino. A calarsi le braghe davanti a siffatti nobiluomini fu il tanto celebrato governo tecnico della fine della prima Repubblica, che oggi parte del Pd vorrebbe erigere a modello per sostituire l’odiato Silvio Berlusconi. Ma quel governo Ciampi co-diretto al Quirinale da Scalfaro, uno dei grandi moralisti della Repubblica, non solo invece di combatterla si arrese senza condizioni alla mafia, ma si è tenuto questo segreto per quasi due decenni. Fino a quando chissà se per ingenuità o per rimorso nel novembre scorso il quasi novantenne professore Conso ha deciso di rivelare i primi particolari di quel che accadde, sostenendo di avere fatto tutto da solo senza informare nessuno, proprio per vedere se quella grazia concessa ai boss fosse in grado di salvare l’Italia da nuove stragi. La versione di Conso è stata ritenuta sia dalla commissione antimafia che lo ha ascoltato sia dai magistrati palermitani che hanno aperto una inchiesta, assai poco credibile. Proprio per questo i pm palermitani alla vigilia di Natale hanno interrogato per lunghe ore a Roma sia Ciampi che Scalfaro, segregando il contenuto di quei verbali .CHRIS BONFACE

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http://latuavocelibera.myblog.it/archive/2010/12/11/stato-e-mafia-i-due-ex-capi-di-stato-a-palazzo-giustiniano.html

Processo Mori. Un giudice conferma: il governo Ciampi trattò con la mafiaultima modifica: 2011-01-12T17:30:00+01:00da aldo251246
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