“L’ANTIMAFIA SERVE SOLO A FAR CARRIERA”

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http://web.calabriaora.it/

di Piero Sansonetti

02/12/2011 

Ilda Boccassini ieri ha pronunciato una frase davvero scioccante: “L’antimafia in Calabria non esiste: è solo un’occasione per fare carriera”. In questo modo “Ilda la Rossa”, e cioè il giudice più famoso e temuto d’Italia, ha scoperchiato clamorosamente tre enormi questioni. La prima riguarda la magistratura calabrese, da diverso tempo impegnata soprattutto nel farsi la guerra. La seconda è la questione della cosiddetta “borghesia grigia”, cioè quel pezzo di società che vive tra politica e affari e che pare abbia contatti troppo stretti con le ‘ndrine ( e che fin qui li abbia potuti mantenere indisturbata). La terza questione è un vecchio tema, che fu sollevato tanti anni fa da un grande intellettuale italiano, e cioè da Leonardo Sciascia: quello dei “professionisti dell’antimafia”. 

Mafia. Blitz nel Trapanese, in manette anche il sindaco “antimafia”

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16.12.2011

di SALVO PALAZZOLO

Si stringe il cerchio intorno a Messina Denaro

  Arrestato il sindaco antimafia di Campobello. “Era organico al clan di Messina Denaro”

Ciro Caravà è accusato di associazione mafiosa. Secondo la Dda Palermo e i carabinieri del Ros avrebbe pagato decine di biglietti aerei ai familiari dei boss detenuti al Nord e distribuito appalti alle ditte dei clan. Dalle intercettazioni è emerso anche il sostegno elettorale di Cosa nostra al primo cittadino. In manette, altre dieci persone, fra esponenti mafiosi e insospettabili ritenuti fedelissimi della Primula rossa di Cosa nostra: c’è pure un ex funzionario della prefettura di Trapani.

“L’ANTIMAFIA SERVE SOLO A FAR CARRIERA”

http://web.calabriaora.it/

di Piero Sansonetti 02/12/2011 17:35:00

Ilda Boccassini ieri ha pronunciato una frase davvero scioccante: “L’antimafia in Calabria non esiste: è solo un’occasione per fare carriera”. In questo modo “Ilda la Rossa”, e cioè il giudice più famoso e temuto d’Italia, ha scoperchiato clamorosamente tre enormi questioni. La prima riguarda la magistratura calabrese, da diverso tempo impegnata soprattutto nel farsi la guerra. La seconda è la questione della cosiddetta “borghesia grigia”, cioè quel pezzo di società che vive tra politica e affari e che pare abbia contatti troppo stretti con le ‘ndrine ( e che fin qui li abbia potuti mantenere indisturbata). La terza questione è un vecchio tema, che fu sollevato tanti anni fa da un grande intellettuale italiano, e cioè da Leonardo Sciascia: quello dei “professionisti dell’antimafia”.

Ha ragione la Boccassini? Penso di sì. Mi pare che con l’autorevolezza che le deriva dalla sua lunga carriera (e persino dal curriculum “ultralegalitario” che l’ha trasformata nell’icona del partito dei giudici) abbia toccato un tema delicatissimo e complicatissimo che in genere è quasi impossibile affrontare.

Noi di “Calabria Ora” da diverso tempo cerchiamo di proporre questo problema e di offrirlo alla discussione pubblica. Con poco successo, perché a nessuno piace discutere, tutti preferiscono lanciare anatemi e avvolgersi in grandi bandiere che danno identità e moralità a buon mercato. Adesso, finalmente, non sarà più possibile negare che la questione c’è. L’antimafia è diventata un simbolo stinto, privo di valore, una grande impalcatura burocratica e inefficiente che raccoglie cittadini sinceri e coraggiosi insieme a un bel gruppetto di “professionisti”, mestieranti, gente in cerca di collocazione, carrieristi, e persino personaggi dello Stato che hanno buoni rapporti con le cosche.  Naturalmente si può immaginare che sia semplicemente una questione di doppio-gioco. E cioè che basti individuare un certo numero di giudici o poliziotti infedeli e il problema è risolto. Ma purtroppo non è così, e la denuncia di Ilda Bocassini è più drammatica: quando dice che l’antimafia non esiste più, segnala una realtà evidentissima: ci spiega che la vecchia antimafia è pura retorica, è inutile e va rifondata.

Già. Bisognerà ricominciare a ragionare sulla Calabria, sulla ’ndrangheta e sui rapporti che esistono tra mafia e società calabrese. Chiedendo ai giudici di fare il loro lavoro, seriamente, ma restando fuori dalla politica e da un generico impegno civile. E alla politica  – se ancora ne è rimasto qualcosa di vivente – di affrontare il problema di fondo: l’assenza dello Stato in Calabria, non nel senso dello Stato-repressione, delle manette, ma dello Stato che “investe” e che regola i rapporti personali, quelli sociali, il lavoro, l’economia, la produzione, la distribuzione della ricchezze.

Giorni fa abbiamo scritto una lettera all’allenatore della nazionale italiana, Prandelli – quando l’Italia è venuta a giocare una partita in Calabria per testimoniare il proprio impegno antimafia – e gli abbiamo detto che che in questo modo non faceva niente di buono. Semplicemente indicava la Calabria come una terra che ha un problema solo: la mafia. E cioè faceva esattamente quello che la mafia vuole che si faccia. Voi pensate che la mafia abbia paura delle manifestazioni, delle grida sui giornali, delle frasi fatte dell’indignazione? No: se ne frega. E talvolta riesce anche a trovare un accordo con alcuni degli indignati.

La mafia ha paura di una sola cosa: di una grande riforma che spezzi i rapporti padronali, lobbistici, medievali che regolano la vita di questa regione. Ha paura di un ritorno dello Stato e della politica. Per ora, sembra, può dormire sonno tranquilli…

Piero Sansonetti


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Si stringe il cerchio intorno a Messina Denaro

  Arrestato il sindaco antimafia di Campobello. “Era organico al clan di Messina Denaro”

Ciro Caravà è accusato di associazione mafiosa. Secondo la Dda Palermo e i carabinieri del Ros avrebbe pagato decine di biglietti aerei ai familiari dei boss detenuti al Nord e distribuito appalti alle ditte dei clan. Dalle intercettazioni è emerso anche il sostegno elettorale di Cosa nostra al primo cittadino. In manette, altre dieci persone, fra esponenti mafiosi e insospettabili ritenuti fedelissimi della Primula rossa di Cosa nostra: c’è pure un ex funzionario della prefettura di Trapani

di SALVO PALAZZOLO

PALERMO – Nella sua stanza, in Municipio, teneva ben in vista le foto di Falcone e Borsellino: il sindaco pidiessino di Campobello di Mazara, Ciro Caravà, aveva fatto aderire il suo Comune all’associazione Libera e si era anche costituito parte civile nel processo ai favoreggiatori del superlatitante Matteo Messina Denaro. Eppure, i mafiosi più vicini a Messina Denaro continuavano a dire un gran bene di lui: “Io gli ho portato un mare di voti”, sussurrava uno dei messaggeri del padrino, Franco Luppino, che non sospettava di essere intercettato. “L’altra sera, il sindaco l’ho sentito parlare in Tv. Minchia, se non lo conoscessi…“.

Le indagini

Possibile che mai nessuno avesse avuto sentore della doppia vita di Ciro Caravà? Nel provvedimento di arresto, firmato dal gip di Palermo Maria Pino, si ricorda che il vulcanico primo cittadino era stato denunciato nel 2006 dalla polizia per estorsione e voto di scambio. Ma quella volta, l’inchiesta fu archiviata.

 I soldi, le tangenti ce li portano a casa. Ma che bisogno c’è di andare là… in Comune non ci doveva avvicinare nessuno. A me dispiace perché quel cretino pensava che dicendo antimafia si salvava, invece adesso gliel’hanno incappolata. Arrangiati“.

 Per Giovanni Buracci, il “cretino” era il sindaco Caravà, che si sarebbe esposto troppo, assumendo persino la moglie di un mafioso nel suo staff.

La campagna elettorale

l’equilibrismo è stata sempre la sua migliore specialità: prima comunista, poi uomo di Forza Italia, e poi ancora del Pd.

http://palermo.repubblica.it/cronaca/2011/12/15/news/arrestato_il_sindaco_di_campobello_e_un_fedelissimo_di_messina_denaro-26685296/

“L’ANTIMAFIA SERVE SOLO A FAR CARRIERA”ultima modifica: 2011-12-17T10:26:00+01:00da aldo251246
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