Ciancimino, l’ “icona antimafia” con la dinamite

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KLICCA Mafia: Gasparri, si vergogni chi fece di Ciancimino jr un’icona

I periti hanno espresso il loro parere sull’esplosivo di Ciancimino in via Torrearsa, a Palermo: “Era efficiente, poteva distruggere”

http://livesicilia.it

02 Ottobre 2012

PALERMO– L’esplosivo trovato a casa di Massimo Ciancimino ad aprile 2011 era “efficiente”, i detonatori erano attivi, il pericolo di autoinnesco era limitato a forti urti o a fuoco vicino ma avrebbe creato danni a palazzi di un intero isolato.

E’ questo il responso del perito Danilo Coppe, nominato dal gip Vittoria Anania per stabilire se i candelotti scoperti nella casa di via Torrearsa del figlio dell’ex sindaco mafioso di Palermo fossero realmente pericolosi. L’esplosivo, che secondo la perizia è stato importato dalla Svizzera, è stato fatto esplodere a luglio in una cava in disuso della Italcementi di Torretta, nel palermitano.

Ciancimino è indagato assieme all’amico Giuseppe Avara per la detenzione della dinamite. I candelotti sarebbero stati consegnati a Ciancimino a Bologna per convincerlo a interrompere la sua collaborazione coi pm e poi da lui trasportati in auto fino a Palermo. Il potenziale esplosivo, secondo i consulenti della Procura, sarebbe stato devastante; praticamente irrilevante, secondo i consulenti della difesa. Da qui l’esigenza di accertare tramite incidente probatorio l’effettiva pericolosità del tritolo. Ciancimino, oltre che per la detenzione dei candelotti, è indagato per concorso in associazione mafiosa nell’inchiesta sulla trattativa Stato-mafia e per calunnia ai danni dell’ex capo della polizia Gianni De Gennaro.

Rassegna stampa

Il tritolo trovato in casa Ciancimino «brillerà» in una cava del Palermitano

Ciancimino-“icona antimafia”, indagato per riciclaggio nei rifiuti

Pm Ingroia, Massimo Ciancimino quasi un’icona dell’antimafia

(Adnkronos) 15 novembre 2010

Palermo, 15 nov.- (Adnkronos) – Massimo Ciancimino “e’ molto ‘americano’, uomo dei media e per i media, nel bene e nel male. E per una metamorfosi mediatica, oggi il figlio di Ciancimino e’ arrivato a diventare quasi un’icona dell’antimafia“. Lo scrive nel suo nuovo libro ‘Il labirinto degli dei’, che uscira’ domani, il Procuratore aggiunto di Palermo, Antonio Ingroia nel capitolo ‘Padri e figli’, dedicato a Vito Ciancimino, l’ex sindaco di Palermo, condannato per mafia e al figlio Massimo Ciancimino, supertestimone della ‘trattativa’ tra lo Stato e Cosa nostra. Secondo il magistrato, “le dichiarazioni di Massimo Ciancimino hanno trovato vari riscontri e confermem ma sono ancora oggetto di verifica”. Ingroia, che ha intrrogato, in anni diversi, entrambi, sia don Vioto che il figlio Massimo, dice dell’ex sindaco che fin dal primo incontro “ne avvertii subito il peso criminale”, definendolo “non simpatico”. Del figlio Massimo dice altro: “Dal primo incontro ho capito che Ciancimino junior era fatto di tutt’altra pasta. tanto il padre era ombroso, tanto il figlio Massimo e’ gioviale. Non ho mai visto il padre abbandonare l’espressione adirata”. Invece, il figlio Massimo, “con i suoi modi sciolti, la smania di apparire, sembra predestinato alle presenze televisive”. Massimo Ciancimino, secondo il pm, che lo ha interrogato decine di volte, “dice che “non e’ certo attaccato alla cultura dell’omerta’. Il suo problema, semmai, e’ l’opposto: quello di parlare troppo, preferibilmente con i giornalisti, specie dei suoi interrogatori, per i quali e’ tenuto a rispettare la segretezza”. (segue)

Per il procuratore aggiunto di Palermo, Antonio Ingroia, «padre e figlio», cioè don Vito Ciancimino e il figlio Massimo Ciancimino sono «separati da una differenza e da una distanza, che Massimo fa di tutto per rimarcare». Parlando degli interrogatori di padre e figlio, il magistrato spiega; «Ho avuto modo di interrogare un padre e un figlio sui medesimi temi. Temi dei quali i due hanno offerto letture speculari, meglio, specularmente diverse. Il primo, il più anziano, fedele alla sua cultura, rimase mafioso fino alla morte, negando i suoi rapporti con Cosa nostra». E del figlio: «Il secondo, il più giovane, è figlio dei suoi tempi più che di suo padre. Figlio dell’epoca, vive di immagine, della propria in particolare, e per riscattarla ha sfidato la legge dell’omertà che il padre mai aveva osato violare. Ha affrontato le asprezze di questa sfida, fino a concrete minacce per l’incolumità personale. Il fatto è che Ciancimino figlio ha raccontato quellli che erano i tabù intoccabili per l’ex sindaco di Palermo. Ha riferito dei rapporti stretti che il padre aveva tenuto per decenni personalmente e direttamente con Bernardo Provenzano, che teneva Massimo, da bambino, sulle ginocchia. Quel bambino, diventato adulto, ha ritenuto di interpretare la volontà del padre: vuotare il sacco». (Adnkronos 15 novembre 2010 ore 19.16)

Ciancimino, l’ “icona antimafia” con la dinamiteultima modifica: 2012-10-03T11:21:00+02:00da aldo251246
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Una risposta a Ciancimino, l’ “icona antimafia” con la dinamite

  1. Ciancimino: confermata la condanna a 3 anni per detenzione di esplosivo
    http://palermo.repubblica.it/ 16 ottobre 2015

    Tre anni di reclusione per Massimo Ciancimino e due per Giuseppe Avara ma con pena sospesa
    La vicenda è quella relativa al ritrovamento di 13 candelotti di dinamite nel giardino dell’abitazione palermitana dii Massimo Ciancimino. Leggi tutto

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