Stato-mafia. Di Lello smonta il processo di Palermo sulla trattativa

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06 luglio 2013

Non voglio fare un processo al processo”, esordisce Di Lello. “C’è stata troppa enfasi attorno al processo sulla trattativa”.L’ex magistrato, crede che il processo non meriti l’attenzione che gli è stata riservata. L’accusa poggia su una circostanza, il 41 bis.

Nemmeno la requisitoria di Giuseppe Di Lello, ex magistrato ed esponente rispettato della sinistra italiana, ha guadagnato il diritto alla cronaca. Silenzio-dissenso? Si tace per timore di essere tacciati di intelligenza con il nemico, le mafie, sospettano alcuni. Di Lello subisce i fari spenti e basta, altri verrebbero “stritolati”. Siamo a questo punto?

Avremo un processo storico, teme Di Lello, che avrà una durata infinita e che muove da premesse discutibili, perché l’accusa crede che tutto sia cominciato con la caduta del Muro di Berlino. La fine della guerra fredda e del confronto fra i due blocchi avrebbe reso ormai inutile il ruolo della mafia, che aveva una funzione anticomunista. “Basta ricordare Berlinguer e la sua adesione al patto atlantico per confutare questa tesi”, afferma Di Lello.

E a proposito di devianze, perché mai, si chiede Di Lello, manca nel processo la perquisizione “dimenticata” del covo di Riina? Quello sì, sospetta, che avrebbe potuto far parte della trattativa. Vai all’articolo 

Rassegna stampa

Le gambe corte del processo Stato-mafia.

Giovanni Fiandaca, ordinario di diritto penale molto vicino alla sinistra garantista, demolisce il teorema della procura

Stato-mafia. Di Lello smonta il processo di Palermo sulla trattativaultima modifica: 2013-07-10T10:29:00+02:00da aldo251246
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