Pulizia nei Servizi Segreti

Occorre fare pulizia negli apparati dei servizi segreti”: questa l’esortazione del diessino Massimo Brutti vicepresidente del Comitato parlamentare controllo dei servizi, che, nell’intervista del 17 ottobre scorso su Repubblica, ha evidenziato l’urgenza di un rinnovamento al vertice del settore degli organi investigativi.

A questo appello ha celermente risposto il premier Prodi, che con i ministri Parisi, Amato e D’alema ha raggiunto un accordo riservato insieme con Micheli, sottosegretario con delega ai servizi segreti, ponendo la riforma come una “priorità” cui seguirà l’insediamento dei nuovi vertici di Sismi, Sisde e Cesis entro l’anno.
Stando alle cronache degli ultimi mesi appare ormai chiaro che il comparto dell’intelligence nazionale debba essere riorganizzato, perché leggendo ancora quanto sostenuto da Brutti, in alcuni livelli si è registrata l’evidente debolezza, se non addirittura l’esistenza di “comportamenti riprovevoli a causa dei quali diventerebbe più difficile la stessa neutralizzazione delle attività illegali perseguite”.
Va quindi riconosciuto alla politica del centrosinistra il merito di aver fatto emergere un gravissimo problema del paese, in cui non potendo pretendere che la magistratura da sola “ scovi tutto il marcio”, ci si adoperi al cambiamento affinché le superficialità, i fraintendimenti e le lacune investigative del passato vengano colmati dando un nuovo volto all’assetto dirigenziale dell’intelligence, in virtù di uno spirito riformatore forte e non più indulgente.
Tutto questo acquista ancor più valore di fronte al rischio evidente che l’opinione pubblica possa ritenere che la sicurezza e la legalità siano in mano a servizi “deviati”; specie dopo lo scandalo del sequestro di Abu Omar, dopo le intercettazioni illegali Telecom, e nell’assenza del controspionaggio, stando a notizie non smentite e come rilevato da Brutti, che si registrò quando veniva spiato Prodi allora presidente della commissione Ue, e quando lo stesso era bersaglio della disinformazione sul caso Telekom Serbia.
Che “si faccia pulizia” al più presto è quanto mai necessario poi nelle regioni meridionali dove l’alta densità criminale potrebbe aver approfittato di certe maglie allentate degli organi di controllo, rendendo ancor più insidioso e lento il percorso della lotta alla criminalità organizzata.
Di un nuovo caso di illecito estorsivo reiterato per ben quindici anni, scoperto dopo otto anni di indagini svolte dalla DIA, si è letto nelle cronache di Palermo, dove la nota ditta di caffè “Iti Zuc” era gestita dal carcere dai fratelli Graviano: i boss di Brancaccio, in stato di detenzione dal 1994 con condanna definitiva in regime di 41 bis, davano indicazioni sulla gestione della ditta a tre mediatori esterni, uno dei quali era il proprio avvocato penalista Memi Salvo, anch’egli poi condannato per il reato di concorso esterno in associazione mafiosa perché responsabile anche degli affari intrattenuti per conto dell’azienda con il Canada mediante contatti con i boss Cuntrera di Siculiana.
Prestanome dei boss Graviano erano i fratelli Traina ex proprietari che nel 1989, in vista della bancarotta, avevano ceduto le quote della società inattiva Iti Zuc ad una pensionata per la cifra di venti milioni di vecchie lire lievitati ai cinque milioni di euro della nuova gestione oggi posta sotto sequestro per mafia.
Se la storia ricalca vicende già ben note in Sicilia, desta curiosità ciò che si legge in un passo dell’articolo di Repubblica del 22 ottobre scorso “…Incredibilmente dopo la condanna a due anni di reclusione per bancarotta fraudolenta, uno dei fratelli Traina, Elio, riuscì ad ottenere dal tribunale l’affidamento in prova ai servizi sociali proprio come impiegato della sua ditta, grazie al nulla osta del suo amministratore unico, cioè la vecchietta fittiziamente collocata al vertice della società…”.
La vicenda da allora si è complicata, e solo dopo quindici anni si è venuti a capo di una delle tante aziende in cui la mafia all’ombra della legalità ricicla e lucra illecitamente per anni; lascia quantomeno perplessi che, stando alle notizie di cronaca, dallo stesso tribunale e dalla polizia giudiziaria non fu disposto un monitoraggio attento e costante sullo sviluppo miliardario della rinata società, una scatola vuota il cui fondo però era arrivato sino al Canada grazie al riciclaggio e agli affari del clan.
E’ quindi ancora più urgente attuare una riforma che investa tutto il settore dei servizi segreti e dei corpi di polizia, perché non si incorra in lacune investigative se non addirittura nell’ assenza di direttive di controllo specie presso le sedi dei tribunali e delle loro sezioni fallimentari, per scongiurare tutti quei casi in cui gli imprenditori incorruttibili e non compiacenti siano artatamente fatti fallire dalla mafia, e verso coloro che siano costretti a cedere le quote societarie dietro ricatto e minacce, ordite troppo spesso da legali collusi, cui devono cedere per scongiurare il fallimento e la perdita definitiva della proprietà frutto di una vita di onesto lavoro. 
Utente consapevole
25.X.2006
http://www.la-tua-voce.it

News e Commenti

Senato approva definitivamente riforma servizi segreti

Il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ha espresso in soddisfazione per l’approvazione all’unanimità della riforma definendola un “fatto altamente positivo e significativo”.

ROMA, (Reuters) – La commissione Affari Costituzionali del Senato riunita in sede legislativa ha approvato oggi all’unanimità la riforma dei servizi segreti, che diventa legge.
Il ddl era già stato approvato dal Senato ma era tornato a Palazzo Madama per una modifica al numero di membri del Copaco, approvata oggi dai senatori.

La riforma modifica dopo 30 anni la struttura dell’intelligence italiana, dopo gli scandali che hanno colpito il Sismi — il rapimento dell’ex imam Abu Omar, per il quale è indagato anche l’ex direttore Niccolò Pollari, e la vicenda dello spionaggio telefonico, con l’arresto del funzionario Marco Mancini.
Il testo di legge, approvato il 25 luglio all’unanimità dal Senato, prevede che agli attuali Sismi e Sisde si sostituiscano Aise e Ais, competenti rispettivamente per le operazioni all’estero e per quelle sul territorio nazionale.
La direzione e la responsabilità ultima dei servizi sarà in capo al presidente del Consiglio, mentre compiti di coordinamento spetteranno al Dipartimento dell’informazione per la sicurezza (Dis), che sostituirà l’attuale Cesis.
Uno dei punti qualificanti della riforma assegna al Comitato parlamentare di controllo sui servizi segreti (Copaco) il potere di decidere all’unanimità quando il segreto di stato non è opponibile da chi viene ascoltato.
Il presidente del Copaco Claudio Scajol ha definito la riforma una “nuova pagina nella storia dell’intelligence italiana”, che rende i servizi italiani alle nuove esigenze insorte dopo la guerra fredda, primo fra tutti il terrorismo internazionale di matrice jihadista.
Il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ha espresso in soddisfazione per l’approvazione all’unanimità della riforma definendolaun “fatto altamente positivo e significativo”. Lo si apprende da una nota diffusa dal Quirinale.
“L’approvazione definitiva, all’unanimità, della legge – dice Napolitano – incoraggia ad avere fiducia nella possibilità… di intese tra gli opposti schieramenti su temi di interesse generale”

fonte: ANSA 1 agosto 2007

Più poteri al Copaco, meno segreti di Stato

La riforma dei servizi segreti passa in Senato all’unanimità

Roma– Il Copaco può togliere il segreto di Stato, se tutti i suoi membri sono d’accordo; spariscono Sismi, Sisde e Censis e a loro posto arrivano l’Agenzia informazioni e sicurezza esterna (Aise) e il Dipartimento delle informazioni per la sicurezza (Dis). 
Sono le principali novità decise dal Senato che con voto unanime ha approvato la riforma dei servizi segreti rinviando il disegno di legge alla Camera, dove aveva iniziato il suo iter parlamentare.
Le modifiche, realizzate in un clima bipartisan, puntano ad aumentare, i poteri di controllo del Parlamento e a limitare il segreto di Stato.
Al premier spetta la direzione politica e il coordinamento delle due Agenzie, decide sull’opposizione del segreto di Stato e può scegliere se nominare un ministro o un sottosegretario a cui affidare alcune funzioni.

Fonte: Giornale di Sicilia 26 luglio 2007

Pulizia nei Servizi Segretiultima modifica: 2006-10-25T01:47:00+02:00da aldo251246
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