1992. Borsellino sulla Procura “qui è un nido di vipere”

Statue in bronzo di Falcone e Borsellino nell’atrio del Palazzo di Giustizia di Palermo (fonte http://palermo.repubblica.it)

Statue in bronzo di Falcone e Borsellino nell’atrio del Palazzo di Giustizia di Palermo (fonte http://palermo.repubblica.it)

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4 maggio 2012

IN AULA AL PROCESSO MORI

Il giudice Camassa: «Borsellino mi disse che un amico l’aveva tradito»

La testimone conferma il racconto già riferito ai pm di Caltanissetta. L’ex collega Russo aggiunge: «Paolo mi disse che la Procura era un nido di vipere»

PALERMO «A fine giugno del 1992 io e il collega Massimo Russo avemmo un incontro con Paolo Borsellino. Era un dialogo normale, si parlava di indagini. A un certo punto lui si alzò, si stese sul divano e cominciò a lacrimare e disse: “non posso credere che un amico mi abbia tradito”». A raccontare l’episodio, già riferito ai magistrati e finito negli atti della nuova inchiesta sulla strage di via D’Amelio, è il giudice Alessandra Camassa, ex pubblico ministero a Marsala quando il magistrato assassinato dalla mafia era a capo della Procura. Camassa ricostruisce dunque ancora una volta quei momenti deponendo al processo per favoreggiamento alla mafia al generale dei carabinieri Mario Mori.

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IL RACCONTO – «Ebbi la sensazione netta», ha proseguito la testimone citata al processo, «che avesse ricevuto da pochissimo una notizia e che fosse ancora sconvolto. Tanto da sfogarsi con le prime persone entrate nella sua stanza». Il magistrato ha spiegato di non avere fatto domande ulteriori a Borsellino: «Ero così imbarazzata», ha detto, «che quasi cambiai discorso. Pensai a uno sfogo personale e non volli essere invadente». Una rivelazione che sembrava più frutto di un’inquietudine personale. «Quando allora ascoltai quello sfogo», ha concluso, «non lo ricollegai ad alcuna attività d’indagine. Pensai a un problema suo, per questo non ne parlai dopo la strage. Se fossi stata chiamata a testimoniare prima probabilmente l’avrei detto». Il magistrato Alessandra Camassa, infatti, ha raccontato l’episodio per la prima volta solo il 14 luglio del 2009 ai pm di Caltanissetta, quasi vent’anni dopo la strage di via D’Amelio, in cui persero la vita il giudica antimafia e la sua scorta.

 

L’AMICO DEL MAGISTRATO – «Borsellino mi ha sempre parlato bene del generale Subranni e dell’allora colonnello Mori facendomi capire che di loro si fidava» ha aggiunto il giudice Alessandra Camassa. Nel corso della deposizione il testimone, rispondendo alle domande dell’avvocato Basilio Milio, difensore dell’imputato, ha parlato di un ex agente dei Servizi amico di Borsellino, Ninni Sinesio. «Dopo la strage – ha raccontato – mi chiamò per chiedermi di incontrarci e nel corso di un incontro mi fece un sacco di domande sulle ultime indagini di Borsellino. Era insistente, voleva sapere se erano venuti fuori elementi sull’imprenditore agrigentino Salamone e sul ministro Mannino». «Io non diedi troppo peso alla cosa – ha spiegato – ma mio marito si meravigliò di tutte quelle domande». Durante il pranzo, poi, Sinesio avrebbe spinto la Camassa a riferire delle rivelazioni fatte a Borsellino dal pentito Gaspare Mutolo sull’ex numero due del Sisde Bruno Contrada. «Quando finii di parlare – ha detto – Sinesio si alzò in preda a un attacco di tosse e andò in bagno. Mio marito mi disse: “Guarda che è andato a telefonare”. «Poi seppi che Contrada era stato avvertito delle indagini a suo carico».

 

PER CANALE BORSELLINO SI FIDAVA TROPPO DEI VERTICI ROS – E ancora: «Più volte», ha riferito la Camassa in aula, «l’ultima il 4 luglio del 1992, il maresciallo Canale mi disse che Borsellino a suo avviso si fidava troppo dei vertici del Ros». Il testimone ha detto di non ricordare se Canale, allora braccio destro di Borsellino, avesse specificato di chi in particolare il magistrato non dovesse fidarsi, cosa che invece aveva riferito ai pm di Caltanissetta nel 2009. Una versione più precisa che, dopo la contestazione del pm, Camassa ha definito molto verosimile anche se – ha precisato – «i ricordi possono essere frutto di sovrapposizioni». «Canale – ha spiegato il giudice – mi aveva detto altre volte che secondo lui Borsellino si fidava troppo del Ros, ma io non ho mai parlato di questo con Paolo perchè non gli ho mai dato troppo peso. Il maresciallo mi fece capire – ha concluso – che lui aveva provato, invano, a metterlo in guardia».

 

«PROCURA NIDO DI VIPERE» – Massimo Russo, ex pm a Marsala quando Borsellino era procuratore, poi sostituto a Palermo e ora assessore alla Sanità, testimone nel processo, ha ribadito il racconto della collega Alessandra Camassa e ha fornito un elemento in più: «Incontrai Borsellino nel suo ufficio a Palermo. Mi parlò di una cena con ufficiali dei carabinieri a Roma, poi all’improvviso disse “qualcuno mi ha tradit0”. Quasi per sdrammatizzare io gli chiesi come andava in Procura. E lui rispose qui è un nido di vipere». L’incontro raccontato da Russo, e prima dalla collega Alessandra Camassa, sarebbe avvenuto a fine giugno del ’92. I due pm andarono a trovare l’ex capo che nel frattempo era stato trasferito da Marsala a Palermo e ricopriva il ruolo di procuratore aggiunto. «Borsellino – ha aggiunto – dopo la strage di Capaci era un uomo piegato. In quell’occasione parlò di un incontro a Roma con ufficiali dell’Arma, poi si alzò e disse ‘un amico, qualcuno mi ha tradito. Si accasciò sul divano e pianse». http://corrieredelmezzogiorno.corriere.it/ 4 maggio 2012

1992. Borsellino sulla Procura “qui è un nido di vipere”ultima modifica: 2012-05-04T19:03:00+02:00da aldo251246
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